«Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto… Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele … Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea».
La storia della famiglia di Nazareth è un’avventura segnata dal pericolo, dalla minaccia, dall’emergenza.
Chiunque si sia fatta un’idea statica e rassicurante della famiglia si sbaglia di grosso sulla realtà delle cose. La famiglia di Gesù, prototipo e riferimento per tutte le famiglie, è un modello precario, insidiato.
Giuseppe, che è dotato di una poderosa vita interiore — attestata dai suoi sogni illuminanti — si deve districare in situazioni ingarbugliate e deve trovare soluzioni pratiche, operative.
La teologia della famiglia non può essere astratta, perché fa i conti con il lavoro da trovare, la sopravvivenza, il luogo dove ripararsi, le situazioni instabili e il bisogno di adeguarsi costantemente a una vita in evoluzione… andare in Egitto e poi tornare in Israele al momento giusto, e non a Betlemme ma nascosti a Nazareth… Cosa può aiutare ad avere questa capacità?
La frase martellante è «prendi con te il bambino e sua madre», ripetuta poi nella sua esecuzione. Come a dire: “Giuseppe: ti è affidato qualcosa di prezioso, devi custodire il Redentore”. Ciò che rende saggi è l’intuizione del valore delle cose: c’è in ballo la salvezza del mondo intero.
È questa la differenza fra santità e mediocrità: la percezione dello spessore delle cose e il senso di ciò che va custodito e non messo a repentaglio.
A ogni figlio di Dio è affidata un’opera, e deve guardarsi dal banalizzarla.
Si prega per difendere il cuore, che è sempre tanto vulnerabile, e per servire meglio chi ci è affidato, che ha sempre bisogno di essere amato di più e con maggiore attenzione.
Si fanno rinunce perché c’è qualcosa che vale tanto: l’opera e le persone che Dio ha affidato a ciascuno di noi. Mai pensare che la nostra vita sia insignificante.
Chi verrà a capo della sfida della famiglia? Chi ne ha capito il valore.
QUI UN ALTRO COMMENTO DI DON FABIO ROSINI