Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 17 Maggio 2020, da Radio Vaticana e dalle pagine di Famiglia Cristiana.
Lo Spirito Santo, un avvocato coi fiocchi
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito». Cos’è un Paràclito? Per capirlo bisogna conoscere le modalità dell’antica giurisprudenza semitica, che implicava delle procedure diverse dalle nostre. Alla lettera infatti “Paràclito” è tradotto in latino Ad-Vocatus, “chiamato vicino”: nel mondo attuale un imputato delega completamente al suo avvocato il dialogo procedurale e apre bocca solo per le dichiarazioni dirette. Invece nel mondo biblico (e non solo) l’imputato doveva rispondere in toto negli atti giurisprudenziali. Ma chi era abbiente poteva presentarsi con un paràclito, una persona che gli stava accanto e che gli parlava all’orecchio, consigliandolo su come rispondere. Un lusso per pochi, roba da ricconi.
Fa riferimento a questo un passo di Luca: «Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12,11s).
Possiamo dedurne varie cose. La prima è che lo Spirito Santo non fa le cose al nostro posto, ci dice come farle ma non si sostituisce a noi. Dio è Padre, non paternalista, non ci toglie dalle mani le cose perché non si fida, non ci infantilizza, ma il Suo Spirito è il consigliere meraviglioso che ci illumina e ci indica la strada, lasciandoci sempre liberi di dirGli di no. Allo Spirito Santo non si delegano le decisioni della vita, ma si entra in sinergia con Lui, che ci insegna l’arte della verità di cui è maestro.
La seconda delle cose che possiamo notare è che abbiamo un assetto da opulenti, ci possiamo permettere il miglior Avvocato. Siamo figli del Re dei re, il nostro equipaggiamento è di classe superiore. Questo studio legale infatti non se lo possono permettere tutti perché è «lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce».
UN MORMORIO GENTILE.
Per avere un tale aiuto occorre essere nel mondo ma non del mondo. Come il seme tra le spine della parabola del Seminatore: chi è schiavo delle cose del mondo è colui che «ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto» (Mt 13,22). Vale a dire che la Parola dello Spirito Santo si offre anche all’orecchio di quest’uomo, ma quella voce è un mormorio gentile ucciso dall’urlo delle ansie del mondo, che sguaiatamente alzano la voce intorno a lui e lo sviano. Quale sarà la strada per sentire quella voce, quel soffio che è Signore e dà la vita e per opera del quale Cristo si è incarnato nel grembo della Vergine Maria? La chiave di tutto questo Vangelo è all’inizio: «Se mi amate…».
Il fulcro non può essere altro: l’amore. Aprire il cuore al Padre e al Signore Gesù schiude le porte allo Spirito. Come inizia questa meraviglia? Con la gratitudine. Il nostro è un amore di risposta: «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1Gv 4,19). Chi se lo ricorda inizia a dialogare con lo Spirito Santo: un avvocato con i fiocchi.