Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 1 gennaio 2023 – Anno A, dai microfoni di Radio Vaticana (dove potete trovare il file audio originale utilizzato nel video).
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Trascrizione del video non rivista dall’autore
Domenica 1° gennaio, la liturgia del primo giorno dell’anno celebra la maternità di Maria.
Il titolo madre di Dio, in greco Theotókos, è proclamato dagli antichi concili e dai padri della Chiesa per proteggere l’integrità della nostra fede perché a pensarci è un po’ paradossale affermare che una creatura generi Dio, ma questa è la sorpresa del cristianesimo, l’uomo e Dio si sono uniti nel grembo di Maria e l’equilibrio di questo incontro è vitale.
Se Gesù fosse solo Dio, allora la sua vita sarebbe del tutto altra dalla nostra e l’amore che ci ha mostrato sarebbe rimasto impossibile, sovraumano, d’altra parte se Gesù fosse solo uomo allora il cristianesimo sarebbe un moralismo orizzontale dove quel che ci resta è solo l’impegno a seguire qualche cosa che dobbiamo fare fondamentalmente da soli.
Il titolo Theotókos è per affermare che Gesù era vero Dio e vero uomo, Maria è una donna e nella sua carne umana il figlio di Dio è realmente generato.
Tutto questo potrebbe sembrare un problema filosofico invece è il segreto di ogni opera cristiana, l’uomo e Dio si possono unire, la carne umana può accogliere la potenza di Dio, esiste la sinergia fra la nostra povertà umana e la gloria propria di Dio.
Proprio il primo giorno dell’anno che abbiamo la capacità di Maria di generare Dio ed è una capacità che si estende ad ognuno di noi, Gesù dice chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello sorella e madre ossia, possiamo vivere la stessa esperienza di Maria, abbiamo anche noi la potenzialità di consentire alla gloria di Dio di emergere nelle nostre opere secondo il piano di Dio per ciascuno di noi, possiamo diventare canali di grazia per il mondo, ma questa potenzialità rivela grottescamente un’altro problema tutto peculiare dei nostri tempi e frustra la nostra capacità di generare la vita divina.
Per essere madri di ciò che è di Dio bisogna accettare prima di essere madri a priori, si tratta di accettare cioè la nostra fecondità, se il battesimo ci dota di una vocazione alle opere di Dio, il problema di oggi è senza precedenti, la mancanza di volontà di essere madri e padri, cioè la chiusura odierna alla fecondità.
Non è solo riluttanza a generare e a proteggere la vita nuova ma è un problema più profondo con l’identità umana stessa; il delirio di indipendenza che viviamo nell’ideale di autonomia individuale che anch’essa è un delirio, ci hanno portato alla solitudine, siamo sguatteri di noi stessi della nostra ragione e della nostra sensualità.
L’ossessione all’auto gratificazione nega la nostra paternità e la chiamata del cuore ad essere una fonte di vita, non il binario morto della vita, viene frustrata da questa ossessione come dire di si alla maternità sublime delle cose Sante sì abbiamo perso una strada della maternità in sé?
La vita umana è il viaggio dall’essere figli a diventare padri, dall’essere bocche da sfamare, a mani che proteggono curano nutrono, cominciamo quindi l’anno aprendoci a tutte le cose belle che Dio vuole fare in noi ma accogliendo di essere chiamati alla maternità e alla paternità oppure l’alternativa a restare infantili.