don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 28 giugno 2015

don Ezechiele Pasotti commenta il Vangelo del 19 aprile 2015

Nella tredicesima domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù guarisce una donna che aveva perdite di sangue e risuscita la figlia di Giàiro. Alla bambina dice:

“’Talità kum’, che significa: ‘Fanciulla, io ti dico: àlzati!’. E subito la fanciulla si alzò e camminava”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

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[ads2] Il Vangelo di oggi, nella sua semplicità – Gesù cura una donna che ha delle perdite di sangue e risuscita una fanciulla – potrebbe darci un’idea distorta del Signore e della sua missione. Questo Gesù, che si lascia toccare dalla donna, e la guarisce; questo Gesù che pronuncia in aramaico, la sua lingua, una semplice parola su una ragazza morta: “Talità kum”: “Fanciulla, àlzati!” e la rimette in piedi, viva, non è il Signore di cui abbiamo bisogno? L’uomo, che da sempre è alla ricerca di rimedi, di risposte ai suoi mali, alle sue sofferenze, non ha trovato qui il taumaturgo, il guaritore? Di cos’altro abbiamo bisogno? Letto così il Vangelo di oggi è stravolto. Non è certo questo il motivo per cui viene proclamato nella liturgia della Chiesa. La missione di Gesù non è di arrivare lì dove la scienza e la medicina hanno fallito, o non sanno ancora cosa fare, per inaugurare qui sulla terra un’era di pace e di benessere, un “mondo migliore”. Per quanto questo sogno possa attirarci, per quanto esso sia distribuito a piene mani da tanti falsi profeti, rimane un sogno, perché completamente fuori della realtà e contrario alla rivelazione. L’uomo è chiamato a confrontarsi ogni giorno con il male, fisico e morale, malattie e peccato: il mistero di iniquità all’azione nel mondo. Le guarigioni che Gesù opera sono la buona notizia che annuncia che in questo mondo, dominato dal principe del male, dal demonio, è giunta la liberazione di Dio che ridà all’uomo la sua dignità di figlio di Dio, che ricongiunge l’uomo al suo Dio, che gli ridà la vita.

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