Omelia a cura di Don Erik Turco – Rettore del Santuario Sant’Anna di Vinadio. frazione Sant’Anna, Vinadio CN
Avvento. Prima domenica
Signore, fai splendere il tuo volto e noi saremo salvi! “O Dio, nostro padre, nella tua fedeltà ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché, resi forti nello spirito, attendiamo vigilanti la gloriosa venuta di Cristo tuo Figlio”.
Siamo all’inizio di un nuovo cammino. Nella prima domenica di Avvento, Cristo ci chiede subito subito di iniziare a fare le cose bene. E promette di renderci saldi, fino alla fine.
La vita, tutt’altro che facile, troppe volte ci mette in situazioni che ci bloccano e ci ingolfano. Dobbiamo guardarci da chi ci dice “la vita è tutta facile”… è una bugia! La vita non è facile; è seria. È una chiamata a cose grandi. E le cose grandi non sono mai facili! Bisogna saper stare nella vita, aprendosi alla sapienza della vita, nelle cose che fanno paura.
Per affrontarla, questa vita, il Signore ci promette il suo aiuto. Ecco perché sono due le cose che in questo Avvento, meglio, in questa prima domenica, la liturgia ci fa fare:
Trova il tempo per la preghiera: METTI A POSTO LA PREGHIERA! metti più preghiera. 5 minuti prima alla mattina! Metti la sveglia! Altrimenti il cuore si appesantisce! Quando sta succedendo qualcosa di difficile, alza il capo, apri gli occhi, chiedi di vivere questo momento con il Signore, non dormire!
Ogni fatto che ci capita può portarci a vivere o a vivacchiare, direbbe il Beato Pier Giorgio Frassati. Si vive per una cosa grande: “ecco il padrone nel Vangelo che si fida di noi, che ci lascia la casa” e ci chiama alla veglia. Questa è una fiducia grande che il Padre ha, e lo sappiamo, le cose grandi non sono mai facili! Bisogna saper stare nella vita: molte volte viviamo distratti: presi dalle cose di ogni giorno non ci accorgiamo di Dio che passa proprio vicino a noi; forse proprio in questo momento Dio, tramite quella persona che magari mi importuna e con cui non voglio avere a che fare, mi sta chiedendo qualcosa. Ecco allora perché occorre vegliare! Non dobbiamo farci distrarre dalla quotidianità, ma essere svegli e desti per accorgerci di un Dio che mi passa accanto.
METTI A POSTO LA SPERANZA! Come finiva il Vangelo? “il padrone può arrivare all’improvviso e trovarci addormentati…”. Nessuno sconvolgimento ci può far muovere e spaventare se mettiamo più speranza. Guai abbassare lo sguardo, “chiamati a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo…” così facendo diventiamo – per dirla con la prima lettura, avvizziti come foglie, portate via dal vento! Che tristezza!
Certo che se pensiamo allo “stile Gesù” non possiamo che far cadere tutte le nostre arroganze e grossolanità, tutto ciò che ci assopisce e ci “intontisce”! In questo tempo di Avvento dobbiamo pensare sovente a come si è presentato il Signore: umile, povero. Da riconoscere, da accogliere. Nella nascita, nella vita e nella morte. Certo che SCOLVOLGE una vita così. Una vita così CI SVEGLIA! E allora, “svegliamoci”. Altrimenti, quando comparirà davanti a noi, la caduta sarà inevitabile!
Fare attenzione sempre, vuol dire: OCCHI APERTI AGLI INGANNI. E satana, è ultrapresente nella nostra storia e vuole distoglierci. Vuole che ci “distraiamo”. In questo brano, in cui risuona con insistenza quello “State attenti”, si raccomanda per ben tre volte di non dormire. Forse l’evangelista intende dire che Gesù torna in ogni momento a chiederci conto della nostra fedeltà: alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo, al mattino, allo stesso modo in cui per i suoi discepoli è venuto a chiedere conto della loro fedeltà alla sera in cui fu tradito, a mezzanotte quando fu giudicato, al canto del gallo, quando Pietro lo rinnegò, al mattino in cui fu condannato.