Nel caldo afoso e bollente di questi giorni in cui tutti desideriamo di stare in riva o nelle onde piacevoli del mare, il Signore Gesù viene a visitare il nostro Mare di Galilea, alla soglia della riva della nostra vita diventata ormai frenetica e titubante.
Il Maestro – l’unico e vero Maestro e Salvatore in un mondo che ci propone tanti falsi maestri e salvatori, come calciatori, cantanti, superstar, tiktoker ecc. – ci invita a passare all’altra riva: la riva della fede che porta alla salvezza. Molte volte il Signore si addormenta come ha fatto sulla barca, e lo fa per metterci alla prova ma non oltre le nostre forze. Il Signore viene a saggiare la nostra fede per vedere se è vera, viene a raschiare il nostro cuore.
Purtroppo l’uomo, nella sua fragilità, non risponde a questo invito. Crede che Dio sia un mago, che vuole tutto e subito da Lui, si pone tanti “perché” e si crea “un vangelo secondo me”. Ed ecco che come i discepoli anch’egli domanda al Signore: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Alla fine, si perdono dietro ai fantomatici, agli strateghi e agli idoli. “Dio non è il tappabuchi dei nostri bisogni, non è colui che possiamo utilizzare per colmare le nostre insufficienze. È proprio di una religiosità infantile e primitiva voler piegare Dio alle necessità del momento. È proprio della religiosità matura lasciare che Dio sia Dio” (K. Barth).
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E proprio quando stiamo per affondare o per cadere dalla nostra barca, Gesù calma le tempeste e i venti della nostra vita, che sono inevitabili. Infatti, l’Imitazione di Cristo, un libro spirituale del Medioevo, ci ammonisce: “La croce è sempre pronta e ti aspetta dovunque”. E ancora una volta il Maestro ci riprende a fin di bene: «Taci, calmati! Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Aggrapparci ai pali e alle vele della barca di Dio, aggrapparci a lui tutti i giorni, non soltanto quando ne avremo bisogno. Aggrapparci a Colui che porta bonaccia alla nostra vita. Forse non ce ne accorgiamo, ma le nostre preghiere di domanda sono espressione di una fede ancora giovane e molto imperfetta e che chiede miracoli. Sembra quasi che Gesù, nel testo di Marco, spinga i discepoli di ogni tempo a una purificazione della loro fede e dell’immagine di Dio che la fonda: il Dio del vero credente sta oltre il mondo degli interessi e delle sue leggi e quindi non può essere raggiunto solo a partire da questo mondo.
Perché sembri che Dio dorma, ma in effetti non dorme. Lui è sempre sveglio, è sempre accanto a noi! Un giorno Padre Pio chiese a Gesù: “Signore dov’eri quando il Maligno si scatenava su di me?”. E il Signore gli rispose: “Non me ne ero mai andato, sono stato sempre accanto a te a difenderti, a proteggerti, a combattere con l’aiuto del mio angelo!”.
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Scriveva S. Ambrogio: “Noi siamo dunque soggetti alle tempeste scatenate dallo spirito del male; ma, come dei bravi marinai vigilanti, chiamiamo il pilota addormentato. Anche i piloti però sono di solito in pericolo. E a quale pilota dovremo allora rivolgerci? A quello che non è soverchiato dai venti ma li comanda, a colui del quale sta scritto: “Svegliatevi, sgridò il vento e i flutti”. Che vuol dire “svegliatosi”? vuol dire che riposava: ma riposava con il suo corpo, mentre il suo spirito era immerso nel mistero della divinità. Ebbene, laddove c’è la Sapienza e la Parola, niente viene fatto sena la Parola, niente senza la prudenza”.
Gesù è la vera pace, è colui che porta pace ai nostri flutti agitati: la vita, l’anima, il cuore, la mente. C’è urgente bisogno di mettere in pratica più la Parola e meno parole, fare più funzioni e meno finzioni. Tutto ciò attraverso la preghiera e le invocazioni che sgorgano dal nostro cuore.Perché la fede è essere afferrati da ciò che ci riguarda incondizionatamente.
L’uomo è come ogni essere vivente, turbato dalla preoccupazione per quelle cose che condizionano la sua vita come il cibo, la casa, il lavoro, lo sport, bisogni sociali e politici ecc. Invece la fede è l’atto più profondo e più completo di tutto lo spirito umano, di tutta la persona. E tutte le funzioni dell’uomo sono riunite nell’atto di fede. “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (cfr. Giovanni Battista in Gv 3,30).
Solo davanti al Maestro si infrangerà l’orgoglio delle nostre onde agitate. Cosicché anche noi possiamo lodare il Signore con il Salmo 106: “Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato. Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini”.
È bello e simpatico pensare anche che il Signore Gesù possa essere paragonato a due marinai della nostra infanzia o adolescenza: Braccio di ferro e Rubber cappello di paglia del manga animato One Piece. Essi difendono dal male le proprie barche e le persone care con la loro forza soprannaturale: Braccio di ferro con gli spinaci e Rubber con i suoi poteri di gomma.
E così fa Gesù con noi: ci difende con la propria forza, e cioè la croce e la risurrezione, come fa un capitano della barca, perché egli ci ama fino alla fine, senza se e senza ma, nonostante tutto e tutti! Egli ama la nostra vita che ci ha donato. Ogni volta è mistero pasquale quando lui ci prende per mano e ci rialza, attraverso l’arte del ricominciare e della buona battaglia della fede.
Alla fine cantare come Pino Daniele: “Che c’è di male se chiudo gli occhi ed insieme a te sto così bene”. Sì, chiudere gli occhi sulla barca della nostra vita, proprio come fece Gesù, e pensare a lui ci fa stare davvero bene! Infatti, come scriveva il neo Venerabile Padre Isaia Columbro: “Cerchiamo sempre di stare uniti a Gesù, alla Madonna e ai Santi. Specialmente la Santa Messa e la Santa Comunione sono la nostra barca di salvezza”.
PS. Vi invito a vedere su YouTube il bellissimo episodio della tempesta sedata della serie animata “Gesù, un regno senza confini”.
A cura di don Donato della Pietra.