Immaginate di ritrovarvi, all’improvviso, davanti a voi il fantasma di un vostro caro parente che mangia a tavola. Sicuramente, in parte vi spaventereste e iniziaste a urlare e a fuggire via, in parte rimarreste immobili, a bocca aperta, senza proferir parola per la “sorpresa e la visione”. Tentando di prendere il cellulare e chiamare gli acchiappa fantasmi, come nella serie animata “Ghostbusters”.
Così è successo ai discepoli in quel cenacolo la sera di Pasqua quando hanno visto il loro Maestro, con le piaghe dei chiodi e del costato trafitto, mentre attendono il tramonto e il calar delle tenebre. Ma ormai, con la risurrezione di Cristo, la barriera tra tempo ed eterno, tra morte e vita, è stata abbattuta. Senza far rumore, Gesù si manifesta come il Presente e porta in dono la vera pace, ossia se stesso.
La gioia pasquale cresce e avrà la sua pienezza nella gioia eterna, nella risurrezione futura. La nostra gioia, quindi, è la speranza di diventare eredi del Regno dei cieli, la speranza di risorgere con Cristo anche nel corpo. Gioia vissuta, sperimentata, pregustata sulla terra come pellegrini, ma destinata a crescere fino alla mèta della beata eternità.
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Questa gioia di pellegrini, che è sempre unita alla fatica e alla sofferenza del cammino, richiede da parte nostra discernimento, conversione del cuore, impegno per custodirla, perché può essere facilmente turbata e sopraffatta dallo sgomento, dalla stanchezza, dall’angoscia: tutti pericoli che incombono mentre siamo in viaggio. Abbiamo perciò bisogno di una forza interiore, divina: quello che noi da soli non sapremmo custodire è affidato allo Spirito Santo, lo Spirito consolatore.
Come ottenere un dono così prezioso grazie al quale vivere davvero da testimoni del Risorto e rallegrarci sempre, comunque vadano le cose della nostra vita? Dobbiamo desiderarlo con purità di cuore e con umiltà per riceverlo con gratitudine come dono. Se in noi c’è questa disposizione, allora c’è veramente la vita nuova, allora eseguiamo il testamento che il Signore Gesù ci ha lasciato, allora c’è il canto nuovo, la gioia vera: “dentro a un cuore puro c’è solo Verità” (cit. I Nomadi, Frasi nel fuoco).
Come i discepoli di Emmaus, torniamo a Gerusalemme, luogo del compimento della missione di Cristo e dell’inizio della missione dei suoi discepoli e di tutti noi cristiani. Torniamo a quella comunità riunita che annuncia loro che Gesù è veramente risorto. Essi portano la conferma della loro esperienza. Ed è nella comunità che la fede degli uni conferma la fede degli altri.
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La pace non è una situazione, non è neppure uno stato d’animo e nemmeno una situazione politica. La Pace è Qualcuno. La Pace è un nome di Dio. La Pace è il suo nome che si avvicina. La Pace è Qualcuno, il Trafitto, l’Appeso che appare in mezzo a noi e mostra le sue mani e il suo fianco, dicendo: “La pace sia con voi!”. La Pace è vedere Lui, “Mio Signore e mio Dio!”. colui che pregando cerca la pace con tutto il suo cuore, cerca colui che è la pace, nell’unico luogo in cui vengono donati riconciliazione, perdono dei peccati e pace! La Pace è solo Lui: il Presente.
La gioia di incontrare Gesù è la gioia di colui che ha compreso il valore del regno di Dio. È una gioia così pervasiva e profonda che rende possibile vendere ogni altro bene pur di acquistare il campo dov’è nascosto il tesoro o di comprare la perla preziosa.
Il Signore ci dice qualcosa di importante: la gioia dell’incontro con lui, gustata in un momento preciso che ha illuminato l’esistenza, è il fondamento da riscoprire continuamente. Il Signore è vivo e presente accanto a noi. La pesantezza del vivere, la constatazione di aver fallito sono esperienze dolorose e laceranti che esplodono in un grido: “Basta!”. Ritrovare la gioia del momento della scoperta, oppure desiderare di continuare la ricerca se ancora non la si è trovata, è la vera avventura della vita, è il suo senso più profondo. Vale la pena di dar via tutto per questo.
Su questa strada sempre pellegrini, vienici incontro tu, il Vivente tra i morti, e spezzaci il pane dell’amore. Dalla tua parola e dal tuo bruciante ardore sapremo che più viva e più forte sarà la nostra speranza che è risorta con Te. Apri la nostra mente a comprendere la Parola che sola può sciogliere i dubbi che ancora sorgono nel nostro cuore e nella nostra esistenza. Non lasciarci esitanti e turbati: la tua presenza infonda in noi la pace, il tuo spirito rischiari il nostro sguardo e ci renda gioiosi testimoni del tuo amore. Donaci, Signore Gesù, lo sguardo limpido di Maria – riunita anche lei nel cenacolo con gli Undici – il suo sguardo limpido per vedere i bagliori che annunciano l’ultimo giorno della storia: “un nuovo cielo e una nuova terra” già iniziati in Te, Gesù Crocifisso, morto e Risorto.
“O Dio, dammi forza di celebrarti sempre con fervore in tutta la mia vita” (Sant’Alberico Crescitelli). “Coraggio per il presente, soprattutto per il futuro” (San Daniele Comboni).
A cura di don Donato della Pietra.