Quanto ci piacerebbe poterci comprendere con tutti nonostante le differenze culturali e linguistiche. Ci piacerebbe conoscere tutte le lingue e tutte le tradizioni. No, non è globalizzazione, ma comunione. La cosa è ben diversa.
La globalizzazione tende a uniformarci e a renderci interdipendenti permettendo in qualche modo una forma di potere che ci fa sentire legati tra noi quasi avessimo un cappio al collo. Questo è un fenomeno tipicamente economico.
La comunione, invece, non crea dipendenza, ma condivisione pacifica che rispetta le differenze di ciascuno e le comprende. Questo è un fenomeno umano e civile ed è operato e favorito dallo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo che entra nel cenacolo (cfr. At 2,1-11) è frutto della preghiera e genera come conseguenza il superamento delle diversità nel senso che non sono più avvertite come ostacolo, ma come qualità, come fattore arricchente che permette alla persona umana di completarsi. Questo processo consente al credente di sentirsi non solo parte di una comunità, ma parte del tutto e quel tutto è Cristo, donatore dello Spirito.
Accogliere lo Spirito significa lasciarsi guidare non dai propri istinti, ma sforzarsi di comportarsi come Gesù (cfr. Rm 8,8-17). Il cammino di santità non è fatto solo di buone intenzioni, ma di esercizio quotidiano. È questo che mantiene ogni uomo connesso a Dio dal quale riceve consiglio, fortezza, intelligenza, amore, rispetto, conoscenza delle realtà celesti e conoscenza di quelle terrestri senza confonderle.
Se pretendiamo di fare tutto da soli o spinti dal nostro orgoglio e dai nostri istinti, non si vivrà la pace, cioè ricordare, riportare al cuore le cose che Dio dice. Ecco perché Gesù ci invita ad accogliere il Paràclito, il difensore, colui che agisce per noi, perché «Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
- E tu da chi/cosa ti lasci guidare?
Fonte: il blog di don Domenico | Unisciti al suo canale Telegram @annunciatedaitetti oppure clicca QUI |Visita anche il suo canale YOUTUBE