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don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 4 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 29-39

Hai presente quei momenti brutti, in cui ti senti il peso della vita, il peso delle relazioni, il male che ti hanno fatto e hai come un senso di nausea dove speri di rimettere tutto per sentirti meglio? È il male del mondo. Gesù quel male lo ha preso su di sé per alleggerire e trasformare in gioia quei dolori.

Com’è possibile questa dinamica?

Ti ricordi la pandemia? Nella storia ci sono state diverse pandemie e tutte alla fine sono state sconfitte. I virus arrivano, colpiscono duro e l’uomo, la medicina, li sconfigge sempre. Certo i virus portano dolore, morte… sembra una catena di tragedie senza senso, invece non è così perché quei virus ogni volta hanno modificato il nostro DNA, ci hanno fatto evolvere; anche il cervello ha imparato a immagazzinare i ricordi grazie a una di queste mutazioni. I virus ci fanno soffrire anche in modo atroce, ma non è mai un dolore senza senso perché ci hanno reso quello che siamo.

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Nella prima lettura Giobbe soffre molto, eppure lui aveva tanta fede e non capisce il senso di questa sofferenza, lui che era sempre stato devoto e fedele. Alla fine Giobbe sarà salvato da quello stesso Dio contro il quale aveva iniziato ad arrabbiarsi, ma senza perdere la speranza. Ecco, la sua fede ne è uscita più forte e lui salvo. Non è un peccato arrabbiarsi con Dio, è un peccato ignorarlo. Ignorando qualcuno non ne affermiamo la sua essenza, quindi lo dichiariamo un errore della vita, un errore di Dio stesso.

Dio, il perfetto non fa errori, anzi si prende cura dei nostri errori e se sappiamo restargli fedeli, ci manda anche lo Spirito Santo a renderci in grado di trasformare quella situazione in opportunità di crescita.

Ecco perché portano da Gesù tutti i malati e lo fanno “dopo il tramonto del sole”, quando arriva il buio della disperazione, quando non si riesce a vedere più nulla. Gesù è la certezza, è la luce. Stando con il Signore si impara a capire che Lui, in quelle ferite, vuole e può mettere luce, trasformarle in feritoie di nuova gioia.

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