Gesù era consapevole di essere venuto ad accendere un fuoco, ma quale fuoco?
Colpisce, ascoltando bene il testo, che Gesù esprima, accanto a questa sua certezza “sono venuto a gettare un fuoco”, la consapevolezza che tuttavia quel qualcosa non si è ancora realizzato: “vorrei che fosse…”.
Potremmo allora dire che il fuoco di cui parla Gesù è un fuoco id passione, di desiderio profondo e alto al contempo. Profondo in senso di concreto e non becero, e alto nel senso che aspiri alla santità di vita. Dal brano di oggi emerge un Gesù divino come la natura che tutti i cristiani hanno ricevuto nel Battesimo e umano come tutti noi.
La natura umana si manifesta anche nel suo desiderio che il nostro fuoco fosse già acceso, e la sua divinità si palesa nella caratteristica dell’attesa che è propria di Dio. Anche noi speriamo di vedere realizzati i nostri desideri, ma non sappiamo attendere. Tuttavia li esprimiamo guardando una stella cadente o spegnendo le candeline… Li custodiamo nel segreto e li guardiamo da lontano.
Oggi da adulti quei desideri sono svaniti, o hanno preso forma diversa. Hanno assunto le sembianze di una passione o di un ideale, altre ancora quella di una ricerca che dia senso, o che offra consistenza alla nostra vita.
- E se quel desiderio di essere fosse desiderio dell’Essere, cioè desiderio di Gesù?
Fonte: il blog di don Domenico | Unisciti al suo canale Telegram @annunciatedaitetti oppure clicca QUI |Visita anche il suo canale YOUTUBE