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don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 18 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1,12-15

Questo brano is inserisce subito dopo il Battesimo di Gesù, dove lo Spirito lo ha riempito e la voce dal Cielo lo ha riconosciuto suo figlio amato. Quello stesso Spirito lo spinge ad andare avanti, a non temere alcun male. Il deserto è il luogo della solitudine, ma la solitudine abitata da soli può essere pericolosa. Invece, chi si lascia accompagnare dal Signore, come un figlio si lascia condurre da un padre anche quando non vede la strada, sa che può restare al sicuro. Così come quel bambino sa che chi lo conduce è un padre che lo ama, così per i figli di Dio lo Spirito che lo abita gli suggerisce che Dio è Padre e non ci abbandona.

Il problema di noi cristiani è che spesso non ascoltiamo la voce dello Spirito, e invece ci lasciamo prendere dalle mille voci che ci circondano. L’esperienza del deserto diventa, così, l’opportunità che abbiamo per restare un pò lontani da tutte le voci e i rumori del mondo e riscoprire quella voce che ci parla dentro. Solo allora possiamo tornare nel nostro quotidiano vivendo con più forza, perché avremo imparato a distinguere la voce di Dio dentro di noi e a riconoscerla anche quando le mille voci intorno provano a distrarci.

L’incapacità di fare questo esercizio ci fa perdere la lucentezza di essere figli, così gli scandali, i peccati, l’immoralità, le false giustificazioni per allontanarci da Dio diventano più frequenti. In quel modo di deterioriamo, cadiamo e non riusciamo più a rialzarci perché non sappiamo più avvertire la voce del Padre che ci incoraggia e la Sua presenza che ci rialza.

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Gesù riesce a vincere le tentazioni del deserto perché le sa smascherare, riconosce tra mille la voce del Padre, ricorda i suoi insegnamenti anche tra mille pensieri distorti che Satana prova a mettergli in testa. Ecco perché uscito dal deserto va annunciando che “Dio è vicino”, per aiutare a ricordare una verità quasi del tutto dimenticata e avvertita come sempre più incerta.

In questo tempo di Quaresima, in un momento storico in cui i social ci propongono tante voci, il compito dei credenti non è quello di aggiungere voci e insegnamenti, ma di ricordare che in tutto questo caos abbiamo bisogno di fermarci e ascoltare quella voce amorevole che riecheggia in tutti noi. Solo così potremo riscoprirci figli e amati. Solo così potremo arrivare alla Pasqua con gioia e non con sofferenza a causa di apparenti irragionevoli privazioni.

Per credere, abbiamo bisogno di riscoprire.

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