Il Vangelo di oggi ci colloca nello spazio e nel tempo sacro di ogni ebreo, la sinagoga e il giorno di sabato. L’uomo religioso, rappresentato dagli scribi e dai farisei, preferisce seguire “cosa fare” piuttosto che scegliere la Vita vera.
È proprio nella sinagoga che si trova «un uomo che aveva la mano destra paralizzata», inaridita. La mano è l’arto che ci permette di svolgere gran parte delle funzioni del nostro corpo: lavorare, operare, incontrare, aiutare… ma, la «mano paralizzata» è simbolo di un arto senza vita, uno strumento che è bloccato da qualcosa che non permette di fare la cosa giusta.
La mano, in questo brano del Vangelo di Luca, è simbolo di tutto ciò che blocca la nostra vita di figli, ovvero situazioni, dinamiche, scelte, che non sempre ci rendono persone libere… e libere di amare. La storia della salvezza inizia con il gesto di una mano che prende, provocando la prima rottura della relazione tra Dio e l’uomo. Pertanto, lo scopo della vita del cristiano non è prendere, possedere, bensì accogliere, donare, servire, perché è nella misura in cui si accoglie che si sta già donando.
Nella sinagoga e in giorno di sabato, oltrepassando i limiti della religione per aprirci alla fede come relazione di fiducia e affidamento al Padre, Gesù libera la mano paralizzata rendendo l’uomo abile di amare qualcuno.
La buona notizia suona oggi come una chiamata alla tensione, a tendere i nostri pensieri e i nostri sentimenti alla Luce, lasciando che lo Spirito Santo li guarisca, li trasformi, in ogni spazio e tempo della nostra vita.
Cosa ti paralizza nello slancio cristiano che Dio si aspetta da te?
Fonte: il blog di don Domenico | Unisciti al suo canale Telegram @annunciatedaitetti oppure clicca QUI |Visita anche il suo canale YOUTUBE