L’uomo che cammina
Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.
Luca fa cominciare il ministero di Gesù dal paesino in cui è cresciuto. Entrato in sinagoga durante il culto del sabato, Gesù si alza per leggere.
Con un passo del profeta Isaia, traccia una sorta di programma del suo ministero pubblico, identificandosi con il consacrato del Signore: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Sarà una missione di annuncio di buona notizia rivolta ai poveri e ai sofferenti e un’opera di liberazione degli oppressi.
Che Gesù si identifichi con quella profezia crea meraviglia nei suoi compaesani, che però non nascondono la comprensibile fatica ad accettare la realtà che la carne di un compaesano sia il tempio della presenza di Dio.
La reazione di Gesù è dapprima ironica, con la citazione del proverbio popolare che invita il medico a curare se stesso, per poi diventare più critica nelle parole che qui commentiamo.
L’inizio del ministero pubblico di Gesù è già segnato dal conflitto tra il disegno di Dio e la volontà del popolo. Giustamente egli inaugura l’anno di grazia partendo dalla propria patria (l’anno giubilare era associato al ritorno nella terra natale) ma deve constatare la resistenza della sua gente.
Di fronte alla resistenza, Gesù si affida ancora alla sapienza biblica, ricordando due episodi in cui famosi profeti offrirono i doni di grazia del Signore a pagani non appartenenti ad Israele.
Nel primo episodio, Elia, in aperto scontro con il re Acab e Gezabele, proclamata la siccità, fugge per ordine divino presso il torrente Cherit, da cui poi muoverà verso Sarepta di Sidone, dove troverà ospitalità da una vedova che gratificherà con la prodigiosa moltiplicazione dell’olio e della farina e con la miracolosa guarigione del figlio.
Nel secondo, Eliseo guarisce dalla lebbra Naaman, comandante dell’esercito arameo, in piena gratuità, conducendolo così ad affermare che: «Ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele».
Luca, che già con la sua comunità e nell’operato di Paolo vede l’allargarsi del Vangelo a tutte le genti, rilegge tale allargamento come parte del disegno divino radicandolo nell’antico testamento.
La reazione dell’uditorio passa dalla meraviglia alla collera più violenta che spinge i concittadini di Gesù a cercarne addirittura la morte.
Un simile comportamento resta ingiustificato anche di fronte alle parole critiche che sono state pronunciate. Il fatto che conducano Gesù fuori dalla città, crea un immediato collegamento con la fine della vicenda, quando sarà condotto fuori Gerusalemme per essere crocifisso.
Gesù passa oltre non come chi intende mostrare superiorità, ma come chi dimostra di avere una missione da compiere la cui priorità non si discute. Il suo andare è detto da Luca con un verbo “teologico”(poreuomai) che indica il salire verso Gerusalemme e che ricorre nei momenti del compiersi della salvezza.
Spunti per la riflessione sul testo.
Se ne va. Pare un abbandono, un sovrano «non ragioniam di loro ma guarda e passa». Ma è per loro, invece, che se ne va, dritto a Gerusalemme.
Ogni rifiuto non è un freno al manifestarsi del suo amore, ma un’accelerata. Le resistenze sono il carburante giusto perché la sua volontà di bene esprima tutta la sua forza e si mostri in tutta la sua portata.
Lo vorrebbero fermare per sempre e Lui alza i giri del motore, perché si compia la salvezza proprio per coloro che non la comprendono.
E prego ogni giorno che Lui «passi oltre» le mie resistenze.
E spero ogni giorno che il suo passo sia più rapido e determinato delle mie indolenze.
E confido ogni giorno che porti a termine anche per me il suo progetto di bene, nonostante le mie freddezze. […] Continua qui…
1Tratto da: I Vangeli di Rosanna Virgili, ed Ancora.
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