Ascolto E Sguardo
Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.
Dopo il rifiuto subito nella sua patria da parte dei suoi compaesani, Gesù moltiplica l’investimento di energie sulla missione.
Aveva chiamato i Dodici in 3, 13 e ss. anzitutto perché stessero con Lui, ma poi anche per mandarli a predicare e a guarire. Il momento è arrivato e l’invio avviene.
Come Gesù predicava di villaggio in villaggio, così anche loro dovranno visitarli predicando la conversione e l’accoglienza del Regno. Alle parole accompagneranno i gesti, poiché il Maestro li rende partecipi anche del suo potere sugli spiriti maligni e sulle malattie.
La missione dei discepoli si colloca nell’orizzonte della grande missione del Cristo, dunque la loro azione non solo prenderà autorità da Lui, ma dovrà essere in stretta continuità. Hanno trascorso del tempo col Maestro lungo il quale hanno potuto vederlo e ascoltarlo: ora devono essere il prolungamento del Suo agire.
I missionari vengono inviati a due a due. Non ne viene data spiegazione ma le ragioni più probabili sono l’utilità pratica di fornirsi reciproco aiuto e protezione, oppure la necessità della doppia attestazione per una testimonianza valida, o ancora la sottolineatura del carattere non individuale della missione.
Il Maestro accompagna l’invio con alcune raccomandazioni pratiche molto concrete e puntuali.
La prima riguarda l’equipaggiamento che dovrà essere estremamente semplice ed essenziale: un bastone, i sandali, una sola tunica. Nient’altro. I missionari vanno nel mondo confidando solo sulla forza di Colui che li ha inviati.
Nei tre oggetti che è concesso portare non è difficile vedere un richiamo all’equipaggiamento con cui Israele si preparava a partire la notte della Pasqua egiziana, e pure l’invito a non preoccuparsi nemmeno del pane è un riferimento al cammino nel deserto verso la terra promessa.
Il viaggio missionario è un esodo verso una nuova liberazione, quella definitiva. Un’immagine davvero suggestiva.
I discepoli non dovranno poi dare l’impressione di voler trarre vantaggi materiali dalla missione, né di essere preoccupati di avere la sistemazione migliore.
Dovranno anche essere pronti a subire il rifiuto, di fronte al quale, scuotendo via la polvere dai piedi, segnaleranno con franchezza la rottura della comunione che il rifiuto avrà operato.
Marco non dà indicazioni su come comportarsi in caso di successo, però di quest’ultimo dà subito conto dicendo dei risultati ottenuti.
Lascia sorpresi come i discepoli non incontrino particolari problemi, a differenza di Gesù che nel brano precedente non aveva potuto operare molte guarigioni a causa della resistenza dei compaesani.
È vero, però, che del risultato della predicazione non viene invece detto nulla. E in chi legge non può che sorgere il dubbio che qualche tempesta si prepari.
Fonte: il sito di don Cristiano
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Incominciò a mandare i Dodici.