don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Ascolto E Sguardo

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Una volta informati gli apostoli della sparizione del corpo di Gesù, Maddalena torna al sepolcro per rimanervi, così come era rimasta presso la Croce (Giovanni usa il medesimo verbo per indicarlo). Il legame con il suo Maestro è diventata la sua identità: senza di Lui non può stare.

Fuori dalla tomba piange e il suo pianto è più volte sottolineato, ad indicarne la drammaticità e l’inconsolabilità. La tristezza di Maria è quella del discepolo che ha perso il Maestro e che Gesù aveva preannunciato nei discorsi dell’ultima cena (Gv 16, 20).

Dall’esterno del sepolcro si china per vederne l’interno e scorge i due angeli la cui presenza, con la veste bianca simbolo del mondo celeste, cambia la natura del luogo: non si tratta di uno spazio di morte, bensì della presenza di Dio.

La loro domanda serve solo a preparare l’incontro di Maria con Gesù, il vero centro della scena.

La donna è costretta a voltarsi: per vedere il Signore deve allontanare lo sguardo dalla tomba e volgerlo verso un altro luogo. Per vedere il Risorto non è alla morte che si deve guardare.

Maria non lo riconosce. È il modo narrativo con cui Giovanni suggerisce che la resurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere. Il Risorto non è semplicemente identificabile con l’uomo storico Gesù, ma appartiene a una nuova dimensione, quella divina, non immediatamente percepibile dagli occhi umani.

L’interrogativo che rivolge alla donna, insieme alla risposta che lei dà, fanno emergere l’incapacità di Maria di accedere da sola al mistero del Risorto. La fede pasquale può essere generata solo da una parola di Cristo.

L’ulteriore malinteso – «Dimmi dove hai messo il suo corpo» – serve a Giovanni per evidenziare come il corpo storico di Gesù sia scomparso e come il rapporto con il Risorto possa stabilirsi solo a livello della Parola.

Il riconoscimento avviene esattamente così. Il Cristo chiama la donna per nome e ciò le apre gli occhi. Non avviene un miracolo o un segno prodigioso, ma solo viene pronunciata una parola, che non rivela l’identità del Risorto, bensì quella di chi lo incontra.

Maria è riconosciuta, chiamata, incontrata nella sua propria identità ed è così che riconosce a sua volta Gesù, colui che conosce perfettamente i suoi (cfr. Gv 10).

La reazione della donna che lo chiama «Rabbuni» e lo abbraccia, ripropone la modalità di rapporto che aveva con il Gesù storico, non più adeguata.

La famosa reazione del Risorto – «non mi toccare» – e le parole seguenti circa il suo salire al Padre, dicono a Maria che ora la modalità di rapporto con Lui deve essere differente. Egli ci sarà e sarà incontrabile, ma per strade differenti.

Viene inviata ai discepoli, chiamati per la prima volta «fratelli»: l’innalzamento di Gesù crea un nuovo ordine di rapporti. Ora possono vivere con Lui una comunione che prima della sua dipartita non era possibile e tale comunione trasforma le relazioni tra di loro introducendoli in una fraternità nuova.

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Fonte: il sito di don Cristiano

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