don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 19 Febbraio 2021

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Digiuno forzato

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Ci troviamo sulla scena di un banchetto di Gesรน coi pubblicani. รˆ un luogo di familiaritร  e accoglienza ma anche teatro di uno scontro.

I farisei si sono fatti sentire polemicamente, mettendo in discussione il comportamento di Gesรน, reo, ai loro occhi, di non rispettare le abitudini circa la puritร .

Lโ€™avevano giร  attaccato prima ancora della chiamata di Matteo e del banchetto seguente, quando, guarendo un paralitico, Gesรน gli aveva anche perdonato i peccati.

Benchรฉ avessero tenuto per sรฉ il loro giudizio su di Lui (ยซCostui bestemmiaยป), Gesรน aveva letto i loro cuori smascherandoli immediatamente (ยซPerchรฉ pensate il male dentro di voi?).

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Il contesto di Mt 9, 2-17, da cui รจ preso il brano odierno, รจ dunque quello di uno scontro ormai aperto tra Gesรน e Israele, nellโ€™occasione rappresentato dai farisei.

Anche i discepoli del Battista sembrano subire il clima di tensione e si associano ai farisei nel porre la questione del digiuno che anchโ€™essi praticavano con zelo, oltre il minimo previsto dalla Legge.

La risposta di Gesรน non รจ di facile interpretazione e resta comunque enigmatica.

I lettori di Matteo certamente hanno identificato Cristo con lo sposo. Poi si parla di due tempi: uno, di gioia, in presenza dello sposo e uno di lutto in sua assenza.

Difficile non vedere un rinvio alla Pasqua di Gesรน, dunque della sua assenza. Il tempo del lutto e del digiuno รจ da intendersi dunque come quello che passa tra la resurrezione di Cristo e il suo ritorno alla fine dei tempi?

Verrebbe da dire di sรฌ, ma โ€™ipotesi non regge, perchรฉ il finale di Matteo (28, 20) indica quel tempo come quello della presenza viva e vera del Signore in mezzo ai suoi, ยซtutti i giorni, fino alla fine del mondoยป, non della sua mancanza.

Inoltre, le parabole delle dieci vergini e dei talenti (Mt 25, 1-30) che seguono il discorso escatologico e precedono lโ€™allegoria del Giudizio finale, parlano certo di un tempo di assenza, ma invitando allโ€™operositร  e vigilanza, non certo al lutto.

Cโ€™รจ qui certamente una traccia del fatto che le prime comunitร  cristiane ancora praticavano il digiuno settimanale, ma non si puรฒ certo costruirvi sopra una teologia dellโ€™astinenza.

Quel che si puรฒ raccogliere come messaggio universalmente valido รจ che se di digiuno si vuol parlare, occorre farlo a partire dalla volontร  di Gesรน giร  descritta da Matteo in 6, 16-18: ยซE quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In veritร  vi dico: hanno giร  ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perchรฉ la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che รจ nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserร ยป.

Spunti per la riflessione sul testo.

Col digiuno volontario son capaci tutti, anche di rispettare lโ€™invito di Gesรน a non far le facce afflitte per qualche giorno a pane e acqua.

Con le astinenze forzate รจ tutta unโ€™altra cosa.

Quando si deve rinunciare, senza alcuna possibilitร  di scelta, a ciรฒ che occorre per vivere.

Cibo, riparo, vestito, sicurezza, salute, affetti, opportunitร , dignitร , futuro.

Lรฌ tocca fare i conti, oltre che con la โ€œfameโ€, pure con la rabbia dellโ€™ingiustizia subita.

Il digiuno che anzichรฉ affinare lo spirito lo avvelena e lo ammala di domande severe sullโ€™umanitร , sul mondo, su Dio.

Un dramma doppio, davanti al quale le rinunce fatte ยซper cercare Dio e lโ€™essenziale della vitaยป o per ยซallenare la volontร  e lo spirito di sacrificioยป non posso che arrossire.

Farsi carico dei digiuni forzati, con ciรฒ che comportano, โ€œridando vitaโ€ a chi sembra non averne piรน resta il miglior digiuno possibile.

Il resto รจ piรน o meno un accessorio. […] Continua qui…

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