Ascolto E Sguardo
Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.
Ci troviamo all’inizio del grande Discorso della montagna, che in Matteo occupa ben tre capitoli.
Dopo la poetica introduzione delle Beatitudini, Gesù ha definito il ruolo dei suoi discepoli dichiarandoli «luce» e «sale» della terra, un’identità che non dovranno guadagnarsi ma che già possiedono.
I versetti che commentiamo fanno da introduzione a una breve sezione in cui Gesù definisce il suo rapporto con la Legge e chiarisce come i suoi insegnamenti si collochino rispetto ad essa.
Due sono i verbi attorno a cui ruota la questione: καταλύω (= abolire, distruggere) e πληρόω (= compiere, portare a pienezza) e risulta determinante, nella comprensione del detto di Gesù, decidere di attribuirli al suo insegnamento oppure alla sua vita intera.
Nel primo caso, l’evangelista affermerebbe che Cristo è colui che manifesta il vero significato della Legge; nel secondo, che Gesù attraverso la sua obbedienza adempie la Legge osservandola perfettamente e conducendola al fine vero con la sua morte e resurrezione.
Per l’uso che si faceva dei due verbi al tempo di Matteo e per i significati che lui attribuisce nel suo Vangelo, si deve propendere per la seconda ipotesi, pur lasciando sullo sfondo la prima: nella vita di Gesù, grazie alla sua adesione obbediente al Padre, vediamo la realizzazione piena e perfetta della Legge mosaica.
La vita di Gesù è sintesi di ogni Legge divina e incarnazione efficace di ogni comandamento. Il suo averla vissuta all’insegna dell’amore per Dio e per gli uomini è la sintesi esistenziale di come il comando dell’amore sia il centro della Legge.
Dopo l’affermazione di principio generale, Gesù precisa ulteriormente: nulla della Legge può dunque essere trascurato e non vi è alcuno che possa permettersi di stralciarne una parte, pena la condanna.
Per quanto vi sia il primato dell’amore, ciò non toglie che in Cristo tutta la Legge abbia conosciuto il suo adempimento perfetto, anche nei suoi precetti più marginali o secondari.
Così Gesù, pone indirettamente il proprio stile come quello da assumere di fronte ai comandi di Dio: la umile e perfetta obbedienza.
Fonte: il sito di don Cristiano
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