Gesù uomo singolare.
Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.
Il quadro è quello di un banchetto in casa di un fariseo. Il fatto che Gesù accetti l’invito e varchi la soglia della casa di un “nemico” rappresenta alla perfezione il suo stile e dice quanto sia potente in lui la volontà di salvezza nei confronti di chiunque.
La donna che supera dopo di Lui la stessa soglia è una peccatrice. Oltre alla fama che la accompagna, i capelli sciolti tipici delle prostitute e il vaso di profumo che usavano per massaggiare i clienti indicano chiaramente la sua professione.
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Piange incessantemente lacrime che sembrano avere più il sapore della gratitudine che del rammarico. Si dedica ai piedi di Gesù baciandoli, sfiorandoli, accarezzandoli con gesti che, stando alla lettera del testo, hanno una forte carica sensuale (il verbo «apto» usato da Luca per descriverli richiama direttamente l’intimità fisica).
Forse è il solo linguaggio che conosce. Può essere che anche lei, come molte sue “colleghe” del tempo, sia stata abbandonata neonata ai margini del villaggio (troppe figlie non erano gradite e ce ne si liberava senza scrupoli), raccolta dai mercanti di schiave e venduta poi come prostituta ancora bambina. Finivano col non sapere né potere far altro che quello, senza alcuna speranza di uscirne.
In ogni caso, Gesù non si sottrae ai gesti ambigui. Nessun disgusto, nessun timore di essere contaminato, nessun giudizio su quei contatti scabrosi.
Agli occhi della gente le attenzioni della donna sono provocazioni sensuali, fuori posto e sconvenienti, a quelli del Maestro hanno tutt’altro valore: con l’intensità appassionata di un’amante, la peccatrice si consegna alla Misericordia di Dio alla quale ha creduto.
I baci, le lacrime, le carezze sono un atto di fede integrale nell’amore che Lui stesso insegnava e al quale non metteva limiti né confini, barriere o pregiudizi, pretese o condizioni.
La salvezza che Gesù porta è per lei, che senza indugio, senza vergogna, in piena libertà e fiducia, se la prende. Lo fa come può, come le riesce, come sa.
Lui lascia fare senza pretendere parole di ripensamento, ammissioni di peccato o promesse di revisione di vita. Anche perché, forse, la donna ha già detto tutto. Rivoluzionario, più ancora che scandaloso.
Simone non regge la scena, ma Gesù mostra di accogliere le sue ruvidezze tanto quanto le delicatezze della donna.
La parabola del debito rimesso, il dialogo che ne segue, la messa a confronto della sua mancata accoglienza con lo stile dell’ospite indesiderata: tutto è orientato affinché il fariseo apra gli occhi sulla realtà della Misericordia di Dio e ne faccia a sua volta esperienza.
L’obiettivo dell’insegnamento non è definire con precisione se venga prima il perdono e poi l’amore o viceversa (nel testo i versetti 47 e 48 a riguardo si contraddicono, mostrando la formazione del testo da tradizioni differenti).
Piuttosto di comprendere che a far la differenza è la relazione che si stabilisce con la Misericordia divina. La chiave di lettura della fede resta quella la reciprocità, cioè il modo in cui si risponde all’amore di Dio.
La donna decide di unirsi a Gesù mostrandogli una dedizione e cercando una comunione assolutamente uniche in tutti e quattro i Vangeli. Per questa decisione, da lì in poi, andrà in pace.
Considerata la sua identità e il contesto, la sua fede e il suo amore sono letteralmente straordinari e di una bellezza commovente.
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