Abbracciami, se puoi
Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.
Dopo una impegnativa giornata di guarigioni e predicazioni a Cafarnao, Gesù interrompe presto il riposo notturno per ritirarsi in una preghiera solitaria, che il verbo all’imperfetto – «pregava» – lascia intuire come prolungata.
Nulla si sa del contenuto della preghiera e Marco è più interessato a mostrare la preoccupazione dei discepoli e di tutta Cafarnao per la scomparsa del Maestro.
Il ritrovamento crea la prima occasione per osservare la distanza tra i desideri dei discepoli e i progetti di Gesù. Davanti alla richiesta di fermarsi ancora nel villaggio, dichiara la sua volontà di andare altrove, mostrando indipendenza ma anche autorità coinvolgendo i discepoli stessi con un imperativo al plurale («andiamocene altrove»).
Il cammino riprende e l’azione di predicazione e lotta contro i demoni si estende rapidamente a tutta la Galilea. Lungo la strada, ecco l’incontro con il lebbroso.
Secondo lo schema dei racconti di guarigione, l’episodio inizia con una richiesta, non quella di una semplice guarigione, bensì di una purificazione.
La lebbra, oltre a colpire nel fisico, metteva il malato in condizioni di totale esclusione dalla vita sociale, religiosa e civile. Quel che viene chiesto, dunque, è la guarigione del corpo ma anche la sua restaurazione come soggetto umano a pieno titolo.
Gesù viene intimamente colpito dal lebbroso, fino a farsi – letteralmente – stringere nelle viscere. La compassione è il motore della guarigione che sembra essere compiuta di slancio sulla spinta potente del sentimento provato.
Alla compassione si sostituisce la stizza che produce un rimbrotto vigoroso al lebbroso ormai guarito. Il testo non spiega l’arrabbiatura di Gesù e l’unica ragione plausibile potrebbe stare nel contenuto o nelle modalità della richiesta ricevuta.
In effetti le parole del lebbroso, più che una semplice preghiera di guarigione, sono un’affermazione riguardo a ciò che Gesù può fare nella misura in cui lo vuole, dunque non propriamente una confessione di fede.
Ma le perplessità circa le ragioni del rimprovero restano irrisolte.
Il malato viene sanato con la parola e con un tocco, cosa eccezionale visto che tale gesto avrebbe reso impuro Gesù. Ma l’azione compiuta sembra dire il contrario: la sua santità è capace tanto di guarire quanto di rendere puri.
Compiuta la guarigione Gesù scaccia l’uomo in malo modo, spingendolo a reinserirsi nel contesto socio-relazionale. Per quest’ultimo obiettivo è necessario il passaggio dal sacerdote secondo la legge mosaica.
Presentarsi dal sacerdote non indica la preoccupazione da parte di Gesù che sia osservata la Legge, ma vale in quanto «testimonianza per loro», perché tutti vedano che quell’uomo è stato sanato e può reinserirsi in società.
Gesù dimostra, così, di avere a cuore il recupero complessivo della persona, insegnando una cura orientata al bene integrale e alla “messa in libertà” effettiva di chi è prigioniero di qualche male.
L’onda di gente che lo raggiunge da ogni dove è l’immagine plastica di un’umanità sempre bisognosa di essere guarita. […] Continua qui…
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