XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – 9 Ottobre 2022.
A cura di don Claudio Doglio.
Dieci lebbrosi furono guariti da Gesù, ma uno solo è stato salvato. La salvezza per quel lebbroso è venuta dalla sua riconoscenza: la fede infatti è strettamente congiunta alla gratitudine.
Non c’è autentica fede se non c’è riconoscimento dei benefici di Dio e gratitudine per la sua bontà. Quell’unico che torna indietro a ringraziare — l’unico che viene salvato vera-mente — è uno straniero, un samaritano. Gli altri nove, probabilmente, erano giudei: avranno pensato che per loro la guarigione fosse dovuta.
C’è un modo di dire, che rende bene questa situazione: “Passata la festa, gabbato lo santo”. Si ricorre a Dio quando si ha bisogno, quando si sta bene lo si dimentica. Nella malattia uno si domanda perché gli sia capitata tale disgrazia, ma nella salute è raro che qualcuno se ne chieda il perché. Non è comune che ci si domandi: “Che cosa ho fatto al Signore per diventare anziano ed essere sano?”.
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Sembra una cosa dovuta, scontata… in realtà tutto dipende da Dio, per questo la nostra fede è riconoscimento, quindi riconoscenza, ovvero capacità di riconoscere la presenza del Signore che opera nella nostra vita. Da qui nasce il desiderio di dirgli grazie. Sembra una parola così semplice, eppure non è facile riconoscere la grazia, la gratuità, il dono immeritato.
Il Signore non è un oggetto da usare quando ci serve: è la persona da amare sopra ogni altra! E la gratitudine verso di Lui apre gli occhi e il cuore verso tutti gli altri, verso le meraviglie che segnano la nostra vita.
AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV
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