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don Claudio Doglio – Commento al Vangelo del 24 Novembre 2024

Domenica 24 Novembre 2024NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO – ANNO B – SOLENNITÀ
Commento al brano del Vangelo di: Gv 18,33-37

Il commento alle Letture della XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B – Solennità di Cristo Re. A cura di don Claudio Doglio. Video e trascrizione (non rivista).

Trascrizione generata automaticamente da Youtube e rivista tramite IA.

Siamo all’ultima domenica dell’anno liturgico, la 34a del Tempo Ordinario, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Chiudiamo questo periodo liturgico tenendo fisso lo sguardo su Gesù, nostro Re, nostro Signore, Signore della nostra vita, e lo riconosciamo con piacere, con soddisfazione, come nostro Signore. Lo riconosciamo come il vero Re del mondo, colui che regge le sorti di tutti e di ciascuno.

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Per quest’ultima domenica ci è proposto un brano dell’evangelista Giovanni, tratto dal racconto della passione al capitolo 18. Pilato interroga Gesù e gli chiede se è il Re dei Giudei. Pilato ragiona con un criterio politico: ha paura che quel prigioniero, che gli è stato consegnato dal Sinedrio, sia un pretendente al trono, un rivoluzionario politico. Gesù, invece, ragiona su un altro livello e gli dice: “Sì, sono re, ma di un altro tipo. Io sono re in quanto testimonio la verità”. Cioè, la regalità di Gesù consiste nel portare la rivelazione di Dio, nel comunicare all’umanità la vita stessa di Dio.

Gesù regna non perché vuole il potere temporale o il governo politico, ma perché dà la vita. A cosa serve un re se non per il bene del popolo? Il vero re è colui che fa vivere il suo popolo. Gesù è veramente re perché comunica la vita di Dio al suo popolo.

Pilato non è adatto a questi discorsi; gli sembrano filosofici e astratti. Facendosi la domanda: “Che cos’è la verità?”, esce senza aspettare la risposta. La verità, nel linguaggio giovanneo, è la rivelazione: Gesù è la verità perché è il rivelatore del Padre e il datore dello Spirito. Gesù comunica la vita di Dio.

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Nella prima lettura troviamo di nuovo un brano dal libro di Daniele, come domenica scorsa, dal capitolo 7. Ci sono proposti soltanto due versetti, il cuore dell’intero capitolo. Per comprenderlo meglio bisognerebbe leggere tutto il capitolo. Se qualcuno avesse voglia, sarebbe una cosa buona andare a cercare nella Bibbia il libro di Daniele e leggere l’intero capitolo settimo. Conosceremo meglio il valore di quei due versetti, 13 e 14, che ne costituiscono il centro.

La visione riguarda delle bestie che sono figura degli imperi di quel tempo. L’autore del libro di Daniele vive nel secondo secolo avanti Cristo e pensa ai precedenti imperi: babilonese, medo-persiano e greco. Il quarto, l’ultimo, quello contemporaneo a chi scrive, è il peggiore, perché da che mondo è mondo tutti dicono che peggio di adesso non è mai andata. Adesso è la situazione peggiore che si possa conoscere perché è la nostra, perché siamo implicati noi nei problemi di questi giorni e sentiamo questa situazione come particolarmente opprimente.

Di fronte a queste quattro bestie che rovinano il mondo, si contrappone un Figlio d’uomo. È proprio da questo testo di Daniele 7 che Gesù deriva il termine “Figlio dell’uomo”. Sappiamo che lo adopera spesso per parlare di sé stesso. Si presenta come il Figlio dell’uomo. È un termine tecnico, non vuol dire semplicemente “uomo”, ma corrisponde a questa figura della visione di Daniele contrapposta alle bestie: quattro bestie che rappresentano tutti i poteri mondiali.

L’autore antico dava i nomi dei grandi imperi del suo tempo. Noi abbiamo altri riferimenti: in quelle quattro bestie ci possiamo mettere l’impero americano, l’impero sovietico, la tecnocrazia, il dominio delle multinazionali, il problema del controllo delle materie prime. Metteteci quel che volete: sono le bestie che stanno rovinando il mondo. In contrapposizione, sulle nubi del cielo viene uno simile a un Figlio d’uomo. È l’immagine buona, è l’immagine dell’uomo per eccellenza, è colui al quale l’Antico di giorni, quello che noi chiamiamo il Padre Eterno, Dio nella sua maestà gloriosa, consegna il potere.

“Giunse fino al Vegliardo” è un termine che non mi piace molto. L’originale in aramaico dice “Antico di giorni”: è una bella e poetica espressione che manterrei volentieri nella traduzione. L’Antico di giorni è il Signore assiso sul trono. Il Figlio dell’uomo gli viene presentato e gli furono dati potere, gloria e regno, per cui tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano. Il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai. Il suo regno non sarà mai distrutto.

Il regno del Figlio dell’uomo non sarà mai distrutto: è colui a cui Dio, l’Antico di giorni, ha affidato il governo del mondo. Noi riconosciamo facilmente nel Figlio dell’uomo Gesù stesso, Re dell’universo, perché incaricato da Dio. Nella sua morte e risurrezione, Gesù è diventato il Re dell’universo.

Il Salmo 92 ci presenta un inno del regno di Dio: “Il Signore regna, si riveste di splendore”. Si celebra il Signore che regge il mondo e noi facciamo riferimento a Gesù risorto come autentico re che governa il mondo.

La seconda lettura è tratta dall’Apocalisse di San Giovanni, un testo molto vicino a Daniele. Ci sono proposti i primi versetti con il saluto inaugurale, che descrive Gesù Cristo con tre titoli: testimone fedele, primogenito dei morti, sovrano dei re della terra. Gesù Cristo è il garante credibile, è il primo morto ad essere risuscitato, è colui che inaugura la nuova generazione dei viventi ed è attualmente il sovrano dei re della terra.

L’assemblea risponde lodando colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue. Con il sacrificio di sé stesso ci ha liberati, ha fatto di noi un regno, cioè sacerdoti per il suo Dio e Padre. Ecco, viene sulle nubi del cielo come il Figlio dell’uomo. È la liturgia cristiana che in ogni messa dice: “Gesù viene, Gesù è presente come il Re dell’universo, come il Signore della nostra vita”. A lui affidiamo la nostra esistenza, a lui chiediamo la grazia di poter essere guidati da lui. Ci fidiamo di lui: il regno gli appartiene e noi siamo contenti di lasciarlo regnare sulla nostra vita. Siamo contenti di riconoscerlo come Signore della nostra vita: Gesù Cristo, nostro Signore.

AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV

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