Il Vangelo secondo Matteo termina in modo aperto, senza una conclusione vera e propria: dopo l’ultimo discorso di Gesù il racconto finisce. E poi? La continuazione del racconto è scritta da noi che dopo duemila anni accogliamo la sua promessa: sebbene un po’ incerti e titubanti abbiamo creduto a quella parola che garantisce una sicura presenza del Signore in mezzo a noi.
Già i primi discepoli vissero una reazione un po’ contrastante e l’evangelista annota che adorano Gesù, riconoscendolo come Dio, eppure dubitano. Fanno entrambe le cose: credono in Lui, ma non sono sicuri del tutto. Non vi riconoscete in questa situazione un po’ altalenante? Capitano dei momenti in cui siamo proprio convinti e dei momenti in cui ci lasciamo un po’ andare e prevalgono i dubbi.
Siamo in cammino e ci fidiamo della parola di Gesù, ma è inevitabile che ci siano incertezze e dubbi: tuttavia per andare avanti dobbiamo decidere, la parte credente in noi deve avere il sopravvento e guidare la parte che dubita. Nella festa dell’Ascensione del Signore troviamo un altro particolare che richiama tale contrasto: gli apostoli alzano lo sguardo verso Gesù, che sale al cielo, ma i messaggeri divini li scuotono perché non si limitino a guardare il cielo.
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Dobbiamo guardare il cielo o lavorare sulla terra? Dobbiamo essere discepoli equilibrati, che alzano lo sguardo alla meta celeste, ma nello stesso tempo vivono seriamente la realtà terrena, sapendo che il Signore è presente — adesso — con noi nel cammino.
AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 14, 15-21