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don Claudio Doglio – Commento al Vangelo del 1 Dicembre 2024

Domenica 1 Dicembre 2024 I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 21,25-28.34-36

Il commento alle Letture della Prima Domenica di Avvento – Anno C. A cura di don Claudio Doglio. Video e trascrizione (non rivista).

Trascrizione generata automaticamente da Youtube e rivista tramite IA.

Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico, prima domenica di Avvento, anno C, l’anno in cui la liturgia ci proporrà soprattutto brani dell’evangelista Luca.

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Anno Santo della Misericordia che inizierà fra pochi giorni. Anno nuovo con tutte le prospettive della novità, che sempre ci affascina e, qualche volta, anche un po’ ci preoccupa.

Da domenica scorsa ad oggi non è cambiato un granché. Quando giriamo la pagina del calendario, cambiamo libro liturgico. Diciamo che iniziamo qualcosa di nuovo, ma di fatto continuiamo sempre la stessa vita di prima.

Riprendiamo un ciclo. Domenica scorsa abbiamo ascoltato un brano del discorso escatologico secondo Marco, e in questa prima domenica di Avvento la Liturgia ci propone di nuovo un brano del discorso escatologico, ma questa volta secondo Luca.

La prima domenica d’Avvento è sempre una domenica che ci annuncia la fine, il compimento. All’inizio è bene tenere conto della fine, guardare dove stiamo andando, considerare che la nostra esistenza è orientata al fine, non alla fine.

Gesù Cristo è il nostro fine, a lui tendiamo. È lui che vedremo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. La stessa frase che abbiamo meditato domenica scorsa ci è riproposta. La fine e l’inizio sono sempre legate a Cristo, Alfa e Omega, principio e fine di tutto.

Ma l’evangelista Luca aggiunge delle esortazioni:
“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

Gesù annuncia, prima della sua morte e risurrezione, l’imminenza di questo evento di libertà:
“Alzate il capo, coraggio! Non siete abbandonati, la liberazione è vicina”.

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Ma state attenti a voi stessi, perché il rischio è che i vostri cuori si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, per cui rischiate seriamente di non accorgervi di quel giorno. Potrebbe piombare all’improvviso, come un laccio che si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Vegliate in ogni momento, pregando. E questa è una buona esortazione che l’evangelista ci rivolge: svegli e in preghiera, capaci di accorgerci delle novità che il Signore opera, soprattutto per avere la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.

Le prospettive non sono buone, ma possiamo avere la forza per affrontare quello che sta per capitare e per sfuggire al male che può capitare.

Il Signore si è impegnato, ha fatto una promessa, e il Signore mantiene le promesse. Ce lo dice il profeta Geremia nella prima lettura:
“Verranno giorni nei quali – promette il Signore – realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele”.

Geremia si rivolge a un popolo demoralizzato, che ha appena vissuto il dramma della distruzione di Gerusalemme ed è in gran parte andato in esilio. Sembra che il Signore abbia abbandonato il suo popolo. Non è vero.

Il Signore ha promesso e realizza le sue promesse di bene. Farà germogliare per Davide un germoglio giusto. La dinastia di Davide è stata tagliata, non c’è più re, non c’è più monarchia in Israele, ma non è finita lì.

Dal ceppo germoglierà un nuovo virgulto giusto. Sarà il Messia, terrà il giudizio e la giustizia sulla terra. Si chiamerà “Signore nostra giustizia”.

La giustizia non ce la facciamo da soli, non è la nostra. Il Signore è la nostra giustizia. Se noi impariamo a ragionare coi criteri del Signore, germoglia qualcosa di nuovo e veniamo salvati. Sperimentiamo la salvezza che opera il Signore.

Salmo 24
Diremo con insistenza:
“A te, Signore, innalzo l’anima mia. In te confido”.

Se è vero quello che diciamo, siamo sulla buona strada. Chiediamo al Signore:
“Fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami, istruiscimi, fammi capire quello che vuoi tu, Signore nostra giustizia. I tuoi criteri fa che diventino i miei, il tuo modo di vedere fa che sia il mio”.

E l’apostolo Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi nella sua prima lettera, dice di pregare per loro e sta pregando anche per noi, perché il Signore renda saldi i nostri cuori, irreprensibili nella santità.

Non appesantiti da ubriachezze, dissipazioni e affanni, ma persone solide, che non sono rimproverabili.

Avvenuta aspettiamo ancora quella che deve avvenire. Aspettiamo che venga il Signore nella nostra vita, aspettiamo la novità che è lui. Ci orientiamo sempre di più verso il fine che è Gesù Cristo, nostra giustizia.

“A te, Signore, innalzo l’anima mia, confido in te. Insegnami a pensare e a vedere come fai tu. Allora sarò salvato”.

Buon cammino d’Avvento, buon anno nuovo, buona vita in Cristo, e che la misericordia di Dio ci raggiunga davvero e ci trasformi.

AUTORE: don Claudio Doglio
FONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TV

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