Buongiorno e buona domenica.
Sette giorni fa abbiamo visto Gesù camminare lungo il mare di Galilea e chiamare Pietro e Andrea che “subito” lo seguono. Il vangelo ci dice che “subito” Gesù chiama anche Giacomo e Giovanni. Anche loro lo seguono, e questi quattro lasciano il loro passato per diventare pescatori/salvatori di uomini. Nel vangelo di questa mattina c’è un terzo “subito” che la lettura liturgica purtroppo perde. Gesù “subito” entra il Cafarnao nella sinagoga il sabato.
Mi piace la meditazione di un’esegeta che sottolinea il fatto non casuale che Gesù le prime persone da salvare che cerca, le va a cercare in una sinagoga, nell’ambito religioso. Forse perché sono sensibili o forse perché ne hanno particolarmente bisogno. Nella sinagoga cosa succede? L’evangelista con tocco da scrittore ci racconta prima di tutto la reazione di chi ascolta. Coloro che ascoltano, che incontrano Gesù sono stupiti del suo insegnamento, perché Gesù insegna come uno che ha autorità – e poi gira il coltello nella piaga – non come gli scribi. C’è uno stupore – che è sempre una gran bella parola – che l’evangelista Marco ama, e che è sempre un bel punto di partenza. Lo stupore è legato all’insegnamento. Non solo a ciò che viene insegnato ma anche e soprattutto all’azione dell’insegnare. Perché non si dice cosa Gesù insegnasse ma si dice che Gesù ha “autorità”. Una piccola digressione: Gesù sta portando avanti quella che è la sua missione di pescatore di uomini, di salvatore, e la prima cosa che fa è andare in una sinagoga e insegnare. È bello, interessante. La prima via della salvezza è sempre l’educazione.
Qui si parla di un insegnamento ma di un insegnamento autorevole che forse potrebbe essere tradotto come concetto più facilmente in “testimonianza”. Capite la differenza. Io posso insegnare ciò che non fa parte della mia vita. Se sono un bravo insegnante lo conosco. Se sono un insegnante così così faccio quello che posso. Posso comunque provare a insegnarlo. Testimoniare è qualcosa che nasce da ciò che si è. La parola stessa che viene utilizzata dal vangelo quando parla di autorità viene proprio dal verbo essere. È ciò che sei in modo talmente grande da uscire fuori. Nel caso di Gesù è una meravigliosa perfezione della testimonianza. Ecco non a caso di fronte a questa testimonianza ci sono delle reazioni. Perché l’insegnamento può far addormentare, ma la testimonianza provoca. La reazione è di un uomo posseduto dallo spirito impuro. Ora noi non sappiamo bene che cosa si intenda con “spirito impuro”. Se volete pensarlo come un malato… Chiaramente non è un indemoniato nel senso in cui noi – che abbiamo visto troppi film – forse pensiamo che sia, perché questa è una persona tranquillissima. L’unica cosa è che urla un pò.
Questo forse è fastidioso… A un primo livello il vangelo ci dice una cosa molto bella. Ci dice che Gesù lo salva, lo guarisce. È interessante per noi andare a vedere che cosa significhi. Allora, l’essere posseduto da spirito impuro significa essere posseduto da qualcosa di non trasparente. Qualche cosa che fa fare confusione. Questa è una delle meditazioni di base di tanti scrittori spirituali. Non la approfondiremo più di tanto in questo momento perché poi il vangelo ci tornerà su altre volte. Quest’uomo posseduto dallo spirito puro fa un discorso molto interessante. Dice: – che cosa vuoi da noi? – Lo chiama Gesù Nazareno. Chiede: – sei venuto a rovinarci? E afferma: – io so chi tu sei: il santo di Dio -. Allora “che vuoi da noi” è la domanda di base che ciascuno di noi si fa rispetto agli altri e in ambito religioso ci facciamo rispetto a Dio. È chiaro che lì esiste un possibile snodo, una biforcazione.
Perché una possibilità è: sei venuto a rovinarci cioè: ma cosa vuoi da noi? Se venuto per esaminarmi, per giudicarmi, per mandarmi all’inferno. Sei venuto per dirmi che non sono degno di essere amato. È ciò che nasce dal nostro timore. La seconda possibilità che purtroppo qui non abbiamo è “cosa vuoi da me” nel senso di “aiutami a scoprire la via bella che conduce a te”. È interessante che Gesù viene chiamato “Gesù Nazareno”. Anche se poi si dirà che “sei il Santo di Dio”. C’è una scissione tra ciò che Gesù è. Gesù Nazareno è l’uomo. Il Santo di Dio è qualche cosa che uomo non è: è Dio. Queste due cose vengono tenute separate. Forse l’affermazione più interessante e più più pericolosa è “io so che tu sei”. È esatto. Ciò che questo spirito impuro fa dire a quest’uomo è tecnicamente esatto. Contemporaneamente è una delle più grandi offese.
Quando volete litigare con qualcuno che amate ditegli: – io ho già capito tutto di te, sei scontato -. Se vogliamo fare un esame di coscienza sulla nostra fede è una delle cose che ci dobbiamo chiedere. Dio è colui del quale crediamo di sapere ormai tutto? Ciò che vuole da noi, ciò che è. O è qualcheduno che lasciamo che stupisca, rinnovi la nostra vita. Ecco tutto questo viene gridato. Viene gridato perché il gridare è uno dei primi sintomi di debolezza. Ma mentre questo grido all’inizio è un grido relazionale, prosegue “straziandolo e gridando forte lo spirito impuro uscì da lui”. In questo senso il vangelo sempre è buona notizia che ci consola. Gesù è in grado di purificare, di fare chiarezza, di strappare da noi ciò che non ci fa essere trasparenti. Anche se è un percorso faticoso e doloroso.
C’è però un’ultima sorpresa. Tutti, la gente che è davanti a Gesù, la gente che ha assistito di nuovo è meravigliata, è nel timore. Il verbo greco è “meraviglia”, viene tratto italiano con “timore” perché non è più la meraviglia iniziale, la meraviglia aperta allo stupore. È la meraviglia di chi a questo punto teme. C’è una domanda fatta a vicenda: chi è Gesù? Un insegnamento dato con autorità, comanda agli spiriti impuri e gli obbediscono… Manca che questa cosa – che pure è bene che sia condivisa – purtroppo non è messa davanti a Gesù. Purtroppo questa domanda non la si fa a lui. Mentre l’uomo posseduto dallo spirito impuro ha gridato, ma ha gridato a Gesù – e Gesù ha risposto – questa domanda rimane nella cerchia degli uomini. Una persona sicuramente in stato di fragilità è stata guarita, si è potuto guarirla. Di fronte a lui persone che hanno lo stesso bisogno di essere salvate ma non ne sono consapevoli si bloccano, si fermano. Questo è un grande interrogativo che il vangelo ci consegna. Perché Gesù continua a entrare nelle nostre sinagoghe, nei nostri spazi religiosi, nel momento sacro della nostra vita, della nostra giornata e della nostra settimana. E continua in questo momento a interrogarci. A chiederci in che relazione vogliamo metterci con lui.
Noi vogliamo metterci nella relazione con colui che ci testimonia, ci dona, ci prende per mano e ci conduce sulla via della salvezza.
Buona domenica.