Cosa c’entra il racconto dell’Annunciazione – con l’angelo Gabriele che porta a Maria il messaggio che sarà madre del Messia e lei accetta, e si autodefinisce “serva del Signore” – e la solennità dell’Immacolata Concezione in cui festeggiamo il fatto che Maria è stata concepita senza peccato originale? Per capirlo bisogna che riusciamo a pensare un rapporto diverso con il tempo.
Qualche giorno fa un noto politico ormai in pensione raccontava in televisione sorridendo delle trattative diplomatiche tra Chiesa Cattolica e Cina. Ci sono problemi con la libertà delle nomine dei Vescovi e in generale con la vita delle comunità. Si commentava che non se ne sa molto, a quel che si sa è che i tempi sono lunghissimi. Certo: perché entrambe vivono nella prospettiva dell’eternità. Hanno tutto, fuori che fretta.
Ecco, l’eternità è un concetto che ci sfugge, ci spaventa. La banalizziamo pensandola noiosa, infinitamente ripetitiva, ma non è semplicemente un tempo che non finisce. È invece non essere più schiavi del divenire del tempo. Certo: l’esperienza che abbiamo di esso è quella di un flusso a cui non possiamo opporci, che fa sì che ogni cosa inizi, cresca, cali e infine muoia.
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Per gli antichi – e per tanti di noi – esistono un tempo passato e ormai immutabile e un tempo futuro già fissato, un fato ineluttabile. I grandi filosofi ci hanno insegnato secoli fa che la nostra conoscenza del mondo non riesce a funzionare a prescindere da alcune coordinate, quali lo spazio e il tempo. Questo è vero soprattutto per il pensiero scientifico – anche se si sente sempre più parlare di fisica quantistica e di superamento del concetto di “spazio” – e in generale per ciò che coinvolge la nostra immaginazione in stato di consapevolezza.
I teologi sostengono a questo punto che soltanto lo spazio, il mondo, sono ciò che Dio ha donato all’uomo. Siamo liberi – relativamente – di muoverci in ogni direzione. I mezzi di trasporto che inventiamo e che inventeremo ci aiutano e ci aiuteranno a coprire distanze sempre maggiori in tempi sempre minori.
Invece il tempo e la storia secondo il pensiero biblico Dio se li è riservati per sé. Per questo tendono verso di Lui. Per questo una delle cose più preziose per il credente è la Festa, il sabbat per gli ebrei, la domenica per noi cristiani. La grande teologia antica ipotizza addirittura diversi tipi di eternità. Se per noi creature significa libertà nei confronti del divenire, vedere la storia come fossero le pagine di un libro sfogliabile in un senso, nell’altro, fermarsi su di una pagina, aprirne più di uno e passare liberamente dall’uno all’altro. L’eternità di Dio è essenzialmente diversa. Egli è creatore anche del tempo, e in quanto tale ne è essenzialmente distinto. Lui non è quello che sfoglia il libro in un senso o nell’altro. È quello che lo ha scritto, che ha prodotto la carta, l’inchiostro e ha reso possibile che esistessero le storie, gli scrittori, i tipografi e i lettori.
Quando Maria ha detto “sì” all’angelo, quando Tu, Gesù, hai preso possesso della sua vita, come ogni bimbo fa con quello della sua mamma, il Tuo amore, la grazia di Dio, ha cambiato l’essenza della sua vita. Hai trascinato Maria nel Tuo mondo di eternità e hai mutato la sua storia. Non solo il suo futuro, ma anche il suo passato.
Che bisogno c’era di questa cosa? Il peccato è separazione da Te. Come pensare che Maria sia mai potuta essere, anche solo un istante, lontana da Te? Il Vangelo esprime questo con i termini “piena di grazia” e “rallegrati” – che è rivolto nel primo testamento a Gerusalemme. Poi “serva del Signore” che riprende una figura centrale del libro del profeta Isaia riferita al Messia sofferente.
Come sempre, ciò che è detto perfettamente di Maria è almeno in parte ciò che speriamo possa essere detto – ora almeno un po’, domani in pienezza e anche per Sua intercessione – di noi.
don Claudio Bolognesi
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