don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 5 Novembre 2023

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 23,1-12

La “Cattedra di Mosé” era lo scranno solenne su cui sedevano i maestri  nelle sinagoghe, le sale in cui si ascoltava, studiava e anche pregava la Parola di Dio. “Scribi” erano gli esperti nel leggere, trascrivere e quindi interpretare la Bibbia.  

I “farisei” un gruppo di ebrei osservanti ma culturalmente e politicamente aperti al presente che godevano di grande prestigio nel campo dell’esatta interpretazione degli scritti sacri. I “filatteri” erano due scatoline di legno dotate di cinghie di pelle, contenenti piccole pergamene con versetti biblici che quando si pregava venivano legate sulla fronte e sulla mano sinistra per adempiere il comando di Dio secondo cui la Legge doveva guidare lo sguardo e la mano.

Le “frange” ornavano lo scialle della preghiera che simboleggiava la Parola di Dio che scende come pioggia feconda sul fedele. Che “rabbì” significhi “maestro” anche se non lo sapevate ci siete già arrivati da soli. Dopodiché il brano di questa domenica  è molto chiaro, radicale… inascoltato.

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Noi non vediamo l’ora di trovare un maestro, una guida da cui dipendere. Per quando riguarda i “padri” il discorso si potrebbe fare lungo e doloroso. Del fatto infine che “grande” per noi cristiani significhi “servitore” è meglio non dirlo tanto forte che rischiamo di essere sbugiardati: anche per noi ha molto più seguito quello che a proposito dice il “mondo”.

Ci sono due o tre cose però che possono sfuggire. Per prima cosa la potenza degli imperativi presenti che si susseguono: “osservate” quello che dicono, “non agite” secondo quanto fanno. “Praticate” forse sarebbe meglio tradurlo come “fate”, ma è un imperativo strano, ha in sé il senso di “fatelo davvero”, concretamente, come se sia già fatto.

San Paolo, che aveva studiato da fariseo e se ne vantava, a questo punto avrebbe scosso la testa  e ci avrebbe ricordato che quelle leggi, quegli insegnamenti erano proprio impossibili da osservare. Sono la nostra condanna scritta.

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Un’altra cosa che sfugge è il “legano” che segue. In realtà è un “legano insieme” che equivale al fare di ogni erba un fascio. Tutto è parificato, alla barba del “comandamento grande” di domenica scorsa. Se tutto è fondamentale, anche la mano con cui ti devi soffiare il naso, allora non è più importante niente.

Bisogna allora che qui facciamo insieme obiezione di coscienza. C’è una legge più grande, che è quella dell’amore. C’è un ruolo più grande, che è quello del servo. Solo che quel posto l’hai appena occupato Tu.

E se Tu sei la nostra guida e sei all’ultimo posto, il venirti dietro comporta un interessante inversione di marcia.

don Claudio Bolognesi

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