Il problema qui non è il matrimonio. Tra l’altro quello che intendiamo noi cristiani ancora non esisteva. Né il ripudio, che poi è una pratica che non esiste più. Era una sorta di divorzio unilaterale in cui la parte che se lo poteva permettere – e quindi quasi sempre l’uomo – poteva rimandare al mittente, alla propria famiglia, il coniuge. Per motivi seri. Ma se la legislazione lo permetteva anche per quelli futili. Non è neppure una lezione sul divorzio ante litteram, duemila anni prima. La legislazione di allora come quella di oggi si barcamena tra l’esigenza educativa di tenere duro sui principi, di non fare troppi sconti e l’esigenza legata alla misericordia. Perché se non ci sforziamo poi non cresciamo neanche. Dall’altra parte è inutile costringere due persone che non riescono o non vogliono stare più insieme a farlo. È un accanimento controproducente.
Allora, Gesù, Tu da che parte stai? Da quella di chi per educare rischia di far soffrire le persone, e di certo fanno la figura dei cattivi? O da quella ci chi è talmente preoccupato di consolare che fa sempre bella figura ma poi ti rende un bamboccione? Perché – attento! – su qualsiasi risposta dai noi ti attaccheremo.
Quando le domande non sono sincere di solito Tu ti sottrai. Quando non chiediamo perché Tu ci aiuti a cambiare la nostra vita di solito rispondi con un’altra domanda e poi sposti la discussione. Per trascinarci dentro.
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Qui ovviamente il problema che ti poniamo non è sapere come dobbiamo fare per imparare ad amare. È invece una questione di potere. Far sì che la parte forte di una relazione possa fare scelte secondo il proprio interesse immediato liberandosi legittimamente dell’altra. In modo molto moderno Tu superi anche la parità di genere ipotizzando di mogli che ripudiano i mariti, cosa allora non ancora possibile. E finisci col parlare di accoglienza. Accoglienza del regno dei Cieli così come lo accoglie un bambino, che quando è perso chiede solo di essere preso in braccio. Accoglienza dei bambini, nella loro debolezza. Siamo agli antipodi delle dinamiche di potere. Se vogliamo costruire relazioni di amore bisogna che lasciamo che un amore più grande di noi regni nei nostri cuori.
Ci possieda. Che ci aggrappiamo ad esso come un naufrago ad una zattera. Nel Primo Testamento l’immagine che Tu usavi per questo era quella dello sposo e della sposa che superavano l’infedeltà. Te l’abbiamo rovinata – non è proprio vero, basti pensare alle nozze di Cana, basti considerare di quanto hai rilanciato inventando il sacramento del matrimonio – e hai dovuto donarcene un’altra, quella dei bambini. Se due persone che si amano si accogliessero così ogni mattina come recita la promessa nuziale, forse non avremmo più bisogno di ragionare sulle variabili del ripudio.