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don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 25 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 9, 2-10

Non tutti ricorderanno – io per primo – che il celebre mosaico che ammiriamo nel catino dell’abside della basilica di S. Apollinare in Classe, raffigura la Trasfigurazione. Anzi, è forse la rappresentazione più accurata e rispettosa del testo evangelico che abbiamo.

Il Vangelo si sforza di farci capire che quello che capitò è qualcosa di indescrivibile. Quel bianco delle vesti non si può neppure immaginare. Pietro che da spaventato dice a Gesù – e a noi che leggiamo duemila anni dopo – che per loro è bello essere lì, si fa voce anche nostra di fronte allo splendore del mosaico, colpiti da un attacco di sindrome di Stendhal.

Una vertigine che prende gli animi sensibili di fronte a un’eccessiva bellezza, per cui quasi ci manca il respiro. Il monte nel mosaico scompare, come sempre succede se ci stiamo salendo: vediamo solo il cielo. Ed è proprio del Cielo che si parla. Visto a 360 gradi, dal basso verso l’alto, come se in quel monte ci fossimo sepolti dentro.

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Così diventa il nostro Golgota. Non a caso Tu Gesù sei raffigurato come una croce, gemmata. Di Te si vede solo il volto. Anche se i Vangeli di Matteo e di Luca dicono che il Tuo volto “brillava come il sole”, che era “cambiato di aspetto”, Marco no, questo non lo dice. Ci racconta di una luce infinita che viene dalle Tue vesti – e quindi da ciò che stai facendo -.

È la luce della croce. Tu, che sei “il più bello tra i figli dell’uomo” (dal salmo 44) lo sei non perché sei senza rughe, passato da trucco e parrucco, ma perché ci hai amato infinitamente. La croce è il simbolo, il luogo e lo strumento di questo. È croce di Risorto, su di essa non c’è più un corpo straziato ma sedici gemme.

Sopra, la mano del Padre, al centro della nube luminosa che contiene Elia e Mosè e sta per avvolgere le tre pecorelle, Pietro Giacomo e Giovanni – e noi con loro -. Tutto attorno la natura partecipa, si protende verso di Te. Alberi, animali e anche le pietre non hanno peso, una gravità inversa li attrae verso l’alto. Certo, a terra ci sono ancora dodici pecore, ci siamo ancora noi, e Apollinare il padrone di casa che c’invita ad entrare. 

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Perché Gesù Ti sei trasfigurato? La risposta di tanti, affascinati da questa pagina, è che coloro che dovranno sopravvivere al dramma della croce hanno bisogno della forza che viene dal vederTi Risorto. A questo forse potremmo aggiungere che forse anche Tu avevi bisogno di essere confermato nel Tuo cammino.

Hai bisogno che Mosè ed Elia Ti dicano che è la strada giusta. Hai appena moltiplicato – due volte – i pani. Hai guarito gli occhi del cieco di Betsaida, ma solo al secondo tentativo. Pietro Ti ha detto che sì, ha capito – Tu sei il Cristo! -. Poi, subito, davanti a ciò che per Te è ovvio, che essere Messia significa soffrire, morire in croce e risorgere… salta fuori con un bel “non sia mai” e diventa Satana. Ti si affossa il mondo. Al punto che le Tue parole successive sono: “se qualcuno vuole venire…”. “Se”, cioè proprio solo se vogliamo.

“Qualcuno”, mica pretendi che ci siamo tutti. Quei tre zucconi te li prendi su – e non servirà, perché tra poco ne  combineranno un’altra delle loro mettendosi in competizione per primeggiare. Però qui sì, almeno qui, danno il meglio di sé: gli dici di non parlare di ciò che hanno visto e Ti obbediranno. Soprattutto vedi che il Padre avvolge quelli che hai scelto nella nube della Sua presenza. E se ordina loro – e a noi – di ascoltarTi, se Ti presenta a loro – e a noi – come il Figlio, l’Amato, allora sì. La strada è quella buona.

don Claudio Bolognesi

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