Dono e riprendo
Il buon pastore รจ un’immagine familiare, che ci viene ancor prima che da questo brano dal Vangelo di Luca, dalla parabola della pecorella smarrita. Perรฒ di fatto se ne parla in questo capitolo decimo del vangelo di Giovanni. Il buon pastore oggi viene riscoperto da tanti come il “pastore bello”. Perchรฉ il termine kalรฒs significa sostanzialmente questo: bello. Per il pensiero greco che di questo รจ profondamente innamorato, la bellezza รจ tale soltanto perchรฉ riflesso della bellezza interiore, quindi della bontร . La traduzione (l’ultima revisione รจ stata fatta nel 2008) probabilmente ha conservato il termine “buono” perchรฉ sostanzialmente esatto e forse perchรฉ anche piรน rispettoso di quello che ci รจ stata consegnato. Di fatto li accettiamo come sinonimi. La cosa piรน grande non รจ se il pastore sia bello o buono, “e” buono. La cosa piรน importante รจ la rivelazione che Gesรน fa di sรฉ nel momento in cui dice – io sono il pastore -. Essendo lui รจ chiaro che รจ bello ed รจ buono. Ma nel “io sono il pastore” Gesรน applica a se una prerogativa di Dio. ร Dio nel Primo Testamento che dice – Io sono il pastore -. Ed รจ a questa rivelazione che i presenti, coloro che conoscono la rivelazione, il primo testamento, reagiranno. Non รจ nel brano di oggi ma รจ subito dopo.
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Che cosa significa per Gesรน dire di sรฉ che รจ il pastore? Il mondo antico vive l’allevamento degli animali, la pastorizia come qualcosa di quotidiano. ร come per noi andare in bicicletta, guidare un’automobile. ร come usare un computer. Ecco la cosa piรน normale del mondo antico รจ prendersi cura degli animali. Tant’รจ che dal numero degli animali posseduti si quantifica la ricchezza di una persona, di una famiglia. Piano piano nella bibbia si vede che questa idea del gregge viene applicata al popolo. Quindi non รจ piรน semplicemente un qualche cosa che qualifica l’uomo, da Abele primo pastore fratello ucciso da Caino agricoltore, non รจ piรน soltanto il riflesso della ricchezza e quindi del bene che Dio ti concede ma diventa un’immedesimazione. Il popolo รจ il gregge e il pastore di conseguenza รจ Dio. Entra nella primo testamento una un’idea molto bella di dolcezza e di fragilitร , e anche di responsabilitร e di possesso. Quindi ci sono i temi della gelosia, del tradimento, del perdono…
Di fronte a tutto questo il pastore รจ Dio. Nel momento in cui Gesรน dice – io sono il buon pastore – chiaramente si qualifica, si presenta come quel Dio lร . Perchรฉ se andassimo a vedere tutti i brani in cui si parla di questo ci accorgeremmo che di fronte all’idea iniziale per la quale Dio รจ il pastore, piano piano nasce l’esigenza del popolo di trovare delle figure intermedie. Dei pastori che si prendono cura fisicamente, concretamente di loro. Incontriamo i giudici che perรฒ di fatto non sono una realtร strutturata. Vediamo la nascita della monarchia: il re Saul, Davide, Salomone, vengono scelti perchรฉ guidino il popolo, perchรฉ lo pascolino in nome di Dio. Questa cosa viene vissuta in modo traumatico da tanti profeti, da tanti uomini di Dio. Perchรฉ vedono in questo una sorta di pericolo, di sostituzione e quindi un problema di fede. Che poi dopo diventa anche un problema pratico, di morale. Nel senso che quel pastore che dovrebbe essere colui che pascola a nome, col cuore di Dio in realtร spesso รจ un cattivo pastore che invece di servire il gregge, di condurlo alla fedeltร a Dio usa il gregge per se stesso. Per arricchire se stesso. E non รจ tutto qui. Perchรฉ di pari passo sta il riconoscere che il gregge stesso รจ un cattivo gregge. ร un gregge sordo, รจ un gregge ribelle. Quindi รจ un’immagine che sostanzialmente nasce nella bellezza e nella amorevolezza. Abbiamo in mente tutti l’immagine del pastore che porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri, che ci viene del profeta Isaia. Ecco questa immagine assolutamente tenera diventa un immagine conflittuale.
Che Gesรน risolve radicalmente. Perchรฉ Gesรน รจ il Dio unico vero pastore ma anche l’uomo presente in mezzo a noi che ci guida. Ed รจ l’unica possibile soluzione definitiva.
Poi questa soluzione avrร delle conseguenze. Perchรฉ รจ vero che Gesรน รจ l’unico, il vero pastore. Perรฒ รจ anche vero che materialmente lui non รจ con noi. Quindi abbiamo due grossi esiti. Il primo alla fine del vangelo. Al capitolo 21 Gesรน risorto chiederร a Pietro – mi ami tu piรน di costoro? -. ร un vangelo molto bello. Lo commenteremo e l’abbiamo giร commentato. Di fronte alla risposta zoppa di Pietro – sรฌ, sรฌ Signore, lo sai che ti voglio bene – c’รจ un triplice affidamento: – pasci le mie pecore, pasci miei agnelli -. Rimarrebbe da vedere quanto di questo mandato a Pietro poi รจ applicabile materialmente e a chi oggi, ma questo รจ un discorso molto lungo del quale non sono forse neanche qualificato a parlare. Ecco, questa รจ l’immagine che ci viene consegnata dal vangelo di questa mattina. Gesรน pastore bello, pastore buono… che cosa vuole dire?
La prima grande affermazione che ritornerร piรน volte nel vangelo รจ che lui รจ il buon pastore perchรฉ dร la vita per le pecore. Anche questa รจ una sorpresa perchรฉ non รจ quello che il pastore deve fare. Certo il pastore deve pascolare. Ma non non gli puรฒ essere chiesto di dare la vita. Poi si dice che di fronte al buon pastore c’รจ il mercenario. C’รจ colui che รจ pastore ma non perchรฉ ha una relazione, perchรฉ il gregge รจ suo ma perchรฉ riceve un salario. ร colui che di fronte al pericolo fugge, non gli importa. Invece al buon pastore importa. Si usa il verbo “conoscere”. Si dice che il buon pastore conosce le pecore. Sappiamo che “conoscere” per il pensiero ebraico, questo conoscere, รจ un conoscere esperienziale. ร lo stare insieme, il vivere dentro le situazioni.
Piccola sorpresa: non รจ solo il pastore che conosce le pecore ma sono anche le pecore che conoscono il pastore. Questa รจ una piccola sottolineatura. Che conserviamo e che teniamo a cuore. ร molto bella. Chiediamo proprio al Signore che la coltivi in noi. Il riferimento รจ un riferimento grosso: il pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore come il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce il Padre. Capite che questo sposta il piano di questa immagine del pastore che si prende cura del gregge, che che conosce e si lascia conoscere, che si prenda cura, a un livello profondamente teologico. All’interno dell’amore trinitario.
Sono cose talmente grandi che un po’ ci sfuggono. Non ne abbiamo consapevolezza. Facciamo fatica a crederci, ma sono proprio belle.ย
Questa rivelazione รจ seguita da un’affermazione sorprendente: si parla di altre pecore, di un altro recinto. Questo fa un gran bene a noi che siamo a volte propensi a pensare in modo monolitico. Poi c’รจ una nota di speranza – ascolteranno la mia voce -. Poi una altra sorpresa – diventeranno un solo gregge, un solo pastore -. La storia delle traduzioni ha conosciuto a volte “un solo ovile” e cioรจ questo discorso fortemente unitario. Ma in realtร il testo che abbiamo va in questa direzione. Dice che c’รจ una meta finale che รจ essere un solo gregge. Questo in un modo o nell’altro con tante sottolineature diverse รจ abbastanza semplice da accogliere. ร sorprendente l’ultima affermazione – diventeranno un solo pastore -. Perchรฉ non si dice tecnicamente: “con un solo pastore”. Certo forse questo รจ il significato originario: diventeranno un solo gregge perchรฉ c’รจ un solo pastore. Quindi avendo un’unico riferimento in quel pastore in un modo o nell’altro comunque siamo parte di un unico gregge. Perรฒ attualmente il testo dice esattamente che “diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. Questo รจ sorprendente perchรฉ il gregge non esiste che divenga pastore. Eppure forse รจ questa la soluzione del problema. Perchรฉ Gesรน non รจ materialmente fra noi e quindi anche noi siamo tentati di andarci a cercare dei pastori. Quindi ricadere nella dinamica di cui parlavamo all’inizio. Possono essere buoni cattivi e noi possiamo essere buoni e cattivi. Ma se tutti noi diventiamo pastori in Cristo, con Lui, ecco che forse nel momento in cui questo sarร , chiudiamo il cerchio. Le cose funzionano.
Dopodichรฉ c’รจ un ultima affermazione di fondo. Si dice che il Padre ama il Figlio perchรฉ dร la vita e poi la riprende. Non gli viene tolta ma la dร lui volontariamente, perchรฉ ha il potere di darla e di riprenderla. E questo รจ il comando che ha ricevuto dal Padre.
La prima affermazione รจ: – io sono il buon pastore -.ย
La seconda affermazioneย รจ: – io sono buon pastore perchรฉ do la vita -.ย
La terza affermazione รจ: – io sono il buon pastore perchรฉ do la vita, la do e la riprendo -.
In questo senso probabilmente veniamo consolati dalla paura del dover diventare pastori, dell’essere costretti a dare la vita e quindi di perdere ciรฒ che siamo. Perchรฉ Gesรน ci dice che in lui ciรฒ che รจ donato รจ ripreso, รจ restituito. Che questo รจ il cuore dell’amore tra il Padre e il Figlio e quindi di nuovo siamo a un livello di contemplazione – e queste cose se ci parlano al cuore ci fanno un gran bene -. Ci aprono dentro. Ci aprono a quella speranza, a quel desiderio di accogliere Cristo buon pastore. Di condividere questo dono del poter essere capaci di prenderci cura, del donare, del ricevere, che sta nel cuore del suo essere pastore.
Buona domenica