Facciamo un ripasso sui vangeli di queste infuocate domeniche di agosto, in cui abbiamo ascoltato Giovanni. Siamo al quarto grande discorso di Gesรน. Dopo lโincontro notturno con Nicodemo, a cui proclami la necessitร di rinascere dallโalto.
Dopo lโincontro con la Samaritana e a cui parli dellโacqua di vita eterna. Dopo la guarigione dellโinfermo alla piscina di Betzatร con la rivelazione piena di Te come il Figlio, colui che dร la vita, che – sorpresa! – Ti fa vincere la decisione da parte dei โGiudeiโ di ucciderti (e siamo solo al capitolo 5 del Vangelo, non abbiamo perso tempo).
Al cap. 6 abbiamo ascoltato della distribuzione dei pani e dei pesci cui segue la camminata sul mare. Non ti salva dalla folla che Ti ritrova a Cafarnao perchรฉ Ti vuole fare Re in cambio di pane gratis. Tu invece inizi a parlare del pane del cielo. La prima reazione รจ che i Giudei โmormoranoโ di Te. Dopo un poโ โdiscutonoโ tra loro – potremmo tradurre โcombattonoโ e sarebbe corretto – su questo fatto cui sono molto sensibili del mangiare la Tua carne e bere il Tuo sangue, uno dei grossi tabรน della cultura ebraica. Sembra che il discorso sia finito. Il vangelo cโinforma di sfuggita che eravamo nella sinagoga e che le tue parole erano โinsegnamentiโ.
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Impariamo ora che davanti hai tanti discepoli. E che molti tra questi ora sono in crisi. Hanno ascoltato e si chiedono, vista la durezza del Tuo verbo/parola/discorso (lรฒgos), chi possa ascoltarlo. Che di per se รจ una contraddizione in termini: ascolto e mi chiedo chi puรฒ ascoltare – ma io, ovvio! -. Sappiamo che non Ti tiravi indietro davanti alle domande, anche se le Tue risposte non sono mai semplici. Perรฒ Tโinfastidivano le mormorazioni.
Intervieni un poโ a gamba tesa chiedendo se quanto detto li scandalizza. Poi ricarichi la dose: ben piรน degno di scandalo sarebbe vederTi salire โdove eri primaโ. Ci deve fare riflettere: noi certo non ci scandalizziamo, non inciampiamo nรฉ davanti allโidea di mangiare il Tuo Corpo e il Tuo Sangue – tanto siamo abituati allโidea della normalitร del fare la comunione -. Nรฉ inciampiamo al pensiero che sei risorto e salito al cielo. Non รจ tanto normale.ย
Ora parte un inciso un poโ enigmatico che parla dello โspiritoโ che vivifica e della โcarneโ che non giova a nulla. Possiamo dire che questi due termini non hanno a che fare con il senso pseudo-filosofico con cui noi li usiamo spesso. Lo โspiritoโ rimanda all soffio di Dio che aleggia sulla creazione. Si riferisce a ciรฒ che Lui รจ. Rende lโuomo, su cui lโha soffiato, un essere vivo in modo speciale, in cui risplendono la Sua immagine e la Sua somiglianza. La โcarneโ invece siamo noi nella nostra umanitร . Un concetto ambiguo: da una parte non รจ utile a nulla, dallโaltra รจ ciรฒ che Tu sei divenuto per incontrare la nostra inutilitร . ร quellโinutilitร che hai appena chiesto ai discepoli che diventi il loro alimento, ed รจ il motivo per cui tanti Ti stanno lasciando.
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La carne che sale al cielo รจ il motivo del nostro tradimento e di qui il pensiero successivo. Qualcosa di cui sei da sempre consapevole. ร un concetto teologico caro sopratutto a S. Agostino e poi al pensiero evangelico che lโha estremizzato: perchรฉ veniamo a Te bisogna che ce lo doni il Padre. Se non ce lo dona Lui… niente! La fede, il dono di grazia partono sempre di certo da Lui. Noi perรฒ crediamo che sia per tutti. Come dice san Paolo nella lettera agli Efesini, sono crollate le barriere spirituali che dividevano gli uomini. Non ci siano piรน le contrapposizioni noi-voi.
La mormorazione portata allo scoperto faโ sรฌ che molti dei discepoli si dileguino. Che โvadano da dietro le spalleโ, non camminino piรน con Te. Addirittura senza il coraggio di affrontare la cosa. Un immagine potente, sempre molto attuale. La domanda successiva Tua, e la risposta di Pietro ci commuovono. Qualcuno suggerisce che, siccome Tu sai tutto, stai solo mettendo alla prova i dodici. Non sappiamo…
Il โsapere giร tuttoโ ci sembra semplificativo. In fondo ci avresti salvato anche se fossi rimasto da solo e noi non lโavessimo saputo. Ci sembra quindi di cogliere una nota di sconforto. Del dubbio che accompagna un fallimento. La risposta di Pietro รจ terribile e insieme meravigliosa: – da chi vuoi che andiamo? -. Non abbiamo nessuno di migliore a cui rivolgerci. Non รจ un gran complimento. Ma รจ profondamente, realisticamente e paradossalmente vero.
Non abbiamo nessuno di migliore non perchรฉ non lโabbiamo ancora trovato. Ma perchรฉ proprio non cโรจ. Non cโรจ niente e nessuno di meglio di Te.ย Le Tue parole, i Tuoi discorsi sono vita. Ma non la vita… quella che abbiamo giร . Che si logora e ci lascia insoddisfatti. Sono โvita eternaโ. Non nel senso di qualcosa che dura un tempo infinito. Una vita al 100%.
Qualcosa che รจ come dovrebbe essere. Placa lโansia, lโinsoddisfazione legata alla provvisorietร , allโincompletezza. Dopodichรฉ Pietro, come spesso gli capita, strafร . Ci รจ concesso sorridere. โAbbiamo credutoโ, primo step, โe conosciutoโ, secondo, che Tu sei il Santo di Dio. Pietro, ti vogliamo bene anche per questo desiderio di buttare il cuore oltre lโostacolo. Ma siamo ancora ben lontani dal credere e poi conoscere. Ci salva, ti salva, il desiderio di farlo.
don Claudio Bolognesi