Un Gesรน non necessariamente modello di Vogue edizione vaticana, ma almeno presentabile per il talk show di prima serata. Trucco e parrucco a posto, lavato e stirato. Con in braccio un pargolo uscito pari pari dallโultima sfilata di Pitti Bimbo. A noi piace immaginarti cosรฌ. Non collima tanto con il maestro che attraversa la Galilea in incognito – e questo perchรฉ? -. Eppure Ti sei appena trasfigurato, sempre in incognito e, giusto per non farti riconoscere, appena sceso dal Tabor hai guarito un ragazzo epilettico davanti ad una folla di gente. Per i sofferenti avevi di certo un debole, davanti a loro non riuscivi a trattenerti, a fare finta di niente.
Insegnavi – รจ la seconda volta e se รจ un insegnamento vuole dire che รจ materia di studio, poi interrogherai – che devi essere consegnato nelle mani degli uomini (ora, al presente), che sarai ucciso (al futuro) e, dopo essere stato ucciso (al passato), il terzo giorno risorgerai (al futuro). Ce nโรจ abbastanza da far venire il mal di testa. Certo che i discepoli non capivano… figurati noi!
In piรน loro hanno paura di farti domande. ร una delle frasi ricorrenti secondo me piรน tristi del Vangelo. Eri cosรฌ terribile, incutevi cosรฌ tanta soggezione? Oppure non fare domande fa parte della vecchia infallibile tecnica per cui se non approfondiamo, quindi non capiamo, poi siamo liberi di fare come ci pare. Possiamo fare scena muta quando interrogherai: รจ colpa Tua, non Ti eri spiegato.
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Arrivi a Cafarnao, il Tuo paese. Infatti entri โnella casaโ. Di chi? La Tua. Salta fuori una location molto intima, รจ un discorso personale. La Tua domanda รจ imbarazzante: – di cosa parlavate tra voi discepoli per la strada -? Sembra quasi che Tu ci sia rimasto male perchรฉ Ti hanno escluso dai loro discorsi: tra amici non si fa. Come si vergognano di chiedere, cosรฌ si vergognano di rispondere. In qualche modo li hai sentiti, preferirei non dover tirare in ballo il fatto che sei Dio e sai tutto. Non serve sapere tutto per capire cosa bolle in pentola. Il loro silenzio ci fa pensare quanto sia triste non riuscire a confidarti le nostre piccolezze. Abbiamo paura che poi Tu ci voglia meno bene. Lo capiremo prima o poi che sei il medico venuto a salvarci e che se non li raccontiamo a Te i nostri mali, come faremo poi a guarire?
Ti siedi… ma che bello! Ci vediamo tanta pazienza, tanta dolcezza. Era anche lโatteggiamento del maestro, ma sembri piรน il papร che prende sulle ginocchia i nipotini. Infatti parlerai di bambini – non รจ che stai parlando di noi? -. Prima perรฒ metti in fila le cose. Primo: non รจ un male voler essere i primi. Anzi, ben venga! Ma, visto che il primo sei Tu e Ti sei messo in fondo alla fila, la scala รจ rovesciata. In fondo alla fila si fa quello che fai Tu: si serve. Infatti per il Vangelo di Marco sono gli angeli che servono. Sei Tu, il Figlio dellโUomo che sei venuto espressamente per quello.
Poi – sorpresa! – sono le donne: la suocera di Pietro e poi sotto la croce Maria di Mร gdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome.
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Rimangono solo le parole sul bambino. Probabilmente sporco, con un moccio cosรฌ, un dito di terra e non diciamo altro. Non ha diritti nรฉ peso sociale. Non sa ancora che diventerร il motore della societร dei consumi, il centro del futuro mercato globale, una roba da figlio dei ricchi. Ce lo immaginiamo perรฒ sorridente, perchรฉ sente di avere lโunica cosa che ad un bambino, ed al bambino che รจ in noi, interessa: qualcuno che lo metta veramente al centro e lo abbracci. Tu, Gesรน, Ti prendi cura di tutti. Che gioia per Te quando Te lo lasciamo anche fare!
don Claudio Bolognesi