don Claudio Bolognesi โ€“ Commento al Vangelo del 2 Maggio 2021

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Come spesso capita, sono varie le sottolineature che possiamo fare accogliendo lโ€™immagine che Gesรน nel Vangelo di questa mattina ci dona. Lui come vite, il Padre come lโ€™agricoltore โ€“ in questo caso il vignaiolo โ€“ e noi come i tralci. รˆ unโ€™immagine doc del vangelo di Giovanni. Non la troviamo nel Nuovo Testamento in questi termini. La vite รจ unโ€™immagine che ritorna comunemente in tutta la Parola di Dio, perรฒ applicata a Gesรน la troviamo soltanto qui.

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Tanto frutto - il Vangelo del 2 maggio 2021

Cโ€™รจ solo un precedente nel Primo Testamento nel libro del Siracide in cui la Sapienza (la Sapienza di Dio colei attraverso cui รจ stato creato lโ€™universo) si presenta dicendo che ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini e come la vite ha steso le sue radici e i suoi tralci. รˆ un riferimento importante perchรฉ nel prologo di Giovanni il vangelo ci dice che il Verbo si รจ fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. In realtร  le parole sono: ha messo la sua tenda tra di noi. Quindi possiamo supporre che anche lโ€™immagine della vite venga dallโ€™ascolto, dellโ€™accoglienza di questo brano del Siracide. รˆ comunque un immagine sorprendente perchรฉ รจ di una quotidianitร  disarmante. Noi purtroppo forse abbiamo perso la familiaritร  con queste cose. Cosรฌ come quella del pastore di domenica scorsa.

Perรฒ per ogni bravo ebreo nella sua casetta aveva la vite fuori casa sotto cui sedersi allโ€™ombra dopo una giornata di lavoro. Era un riferimento di tranquillitร  e di pace. Una pace che spesso nel Primo Testamento viene descritta cosรฌ anche perchรฉ godere i frutti della vite e del fico (gli alberi appunto piantati attorno a casa) significava essere in pace, non in guerra. Significava non essere lontano da casa per combattere e non avere un nemico alla porta che avrebbe mangiato lui i frutti del tuo lavoro. Quindi รจ un riferimento molto, molto dolce, molto quotidiano. Pian piano nel Primo Testamento diventa immagine anche del popolo, alla pari di tante altre. Non รจ la piรน sviluppata, perรฒ esiste. La vite รจ come il popolo che dovrebbe estendere i suoi tralci verso Dio. Invece a volte li ha stesi, li stende verso altri.

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Lโ€™identificazione invece, come dicevamo prima, della vite con Dio, con Gesรน in questo caso รจ unโ€™identificazione molto forte. Perchรฉ parte da un โ€“ io sono โ€“ che รจ un riferimento al nome di Dio. รˆ un appropriazione forte, unโ€™affermazione cristologica centrale. รˆ una metafora, ma anche molto di piรน di una metafora: io sono la vite. Nella solennitร  dellโ€™affermazione la prima cosa che ci viene donata comunque รจ lโ€™immagine della quotidianitร , della normalitร  della vita.

Di fronte a Gesรน-vite ci sono i tralci collegati a lui. In realtร  sono collegati fino a un certo punto perchรฉ ci viene subito detto che ci possono essere tralci che non danno frutto. Vengono presentati prima questi. Quelli che non danno frutto e quindi verranno tagliati e che verranno bruciati. Si dice che i tralci che non danno frutto sono coloro che hanno scelto di essere autosufficienti. Hanno scelto di non avvalersi del dono di vita che viene dalla vite. Quindi il fatto dellโ€™essere tagliati e poi gettati via e bruciati โ€“ che รจ comunque unโ€™immagine violenta che puรฒ anche non piacere โ€“ รจ successiva. In realtร  il problema รจ che il tralcio ha rinunciato a lasciarsi nutrire dalla vite. รˆ diventato inutile, non porta piรน frutto. Lโ€™agricoltore lo taglia.

Dallโ€™altra parte invece abbiamo i tralci che portano frutto. Ecco di fronte a questi abbiamo una sorpresa e la sorpresa รจ che non si dice: โ€“ facciamo festa. Si dice: โ€“ sono da potare. Sarebbe forse piรน esatto dire โ€œda ridurreโ€, da diradare. Questa รจ una cosa che fa vedere come la cultura del tempo e anche Gesรน se ne intendesse. Perchรฉ la vite lasciata libera di produrre, non ridotta, esagera. Produce troppi grappoli e spesso non riesce a portarli a maturazione. Se li porta maturazione รจ comunque uva di scarsa qualitร .

Il vangelo ci dice che lโ€™entusiasmo del discepolo che si lascia nutrire da Gesรน-vite a volte deve essere ridotto. Deve essere realisticamente messo in condizione di poter terminare quella che รจ la sua opera. Questo puรฒ essere qualcosa di doloroso. Viene tradotto attualmente col verbo โ€œpotareโ€ ma in realtร  quello che viene utilizzato รจ โ€œpurificareโ€. Che รจ importante perchรฉ torna subito dopo, nel momento in cui Gesรน dice: โ€“ voi siete giร  puri, siete giร  purificati -. Cosโ€™รจ che vi ha purificato? Vi ha purificato il Verbo, la Parola. Non gli insegnamenti โ€“ attenzione! โ€“ non le cose che vi dico, gli altolร  che pongo sul vostro cammino. Ma รจ il Verbo, quindi la presenza di Gesรน, quello che purifica. Lo stare con lui, prima che le cose che dice.

A questo punto tutto viene letto allโ€™interno di un verbo che รจ centrale nel vangelo di Giovanni: il verbo โ€œrimanereโ€. Possiamo forse pensarlo come lo stare in piedi successivo alla resurrezione. Lo stare in piedi di Gesรน dopo la sua resurrezione. Lo stare in piedi nostro di fronte alla sua resurrezione. รˆ un verbo che ci accompagna dallโ€™incontro con i discepoli nel primo capitolo e che รจ presente in tutto il vangelo. Quello che Gesรน chiede รจ di stare con lui. Rimanere con lui precede e genera lโ€™ascoltare. Supera infinitamente il realizzare. Cioรจ cโ€™รจ una comunione che รจ piรน importante di tutto il resto. Questo lo capiamo bene perchรฉ stare con le persone, decidere di essere parte della loro vita e fare sรฌ che loro lo siano della nostra รจ il presupposto per tutto il resto. Altrimenti essere cristiani sarebbe semplicemente unโ€™ideologia. Invece รจ un discepolato, รจ stare col maestro.

Negli ultimi 2 versetti ci viene detto che se noi rimaniamo in Gesรน e le sue parole rimangono in noi, chiediamo quello che vogliamo e ci sarร  fatto. A questo punto non si usa piรน Verbum, Logos, si dice โ€œparoleโ€. Sono le parole concrete. A volte questo termine viene tradotto anche con โ€œcoseโ€. Sono parole-pietre, che rimangono. โ€œChiedete quello che volete e vi sarร  fattoโ€, questa รจ una parola che ci manda quotidianamente in crisi. Perchรฉ da un certo punto di vista vorremmo che fosse cosรฌ. Dallโ€™altra ci rendiamo conto che abbiamo chiesto tante volte e cosรฌ non รจ stato. Allora ci viene il dubbio โ€“ beh forse non รจ cosรฌ perchรฉ non sono stato abbastanza con Cristo -. O forse ci viene il dubbio โ€“ ma allora con Gesรน lasciamo stare โ€“ la fede fa promesse irrealizzabiliโ€ฆ Sono tanti i possibili percorsi che vengono di fronte a questa promessa di Gesรน.

Il versetto finale ci parla della glorificazione. Abbiamo giร  detto altre volte che la gloria รจ ciรฒ che il suo entrare solenne con tutto se stesso della nostra vita provoca in noi. Quindi ciรฒ che viene trasformato in noi dalla contemplazione. รˆ il Padre che viene glorificato dal fatto che portiamo frutto e diventiamo discepoli di Gesรน. 
Ci dovremmo ancora chiedere che cosa vuol dire portare frutto. Una risposta segnalata da tanti commentatori รจ la gioia. Perchรฉ il frutto della vite viene associato a questo. Cโ€™รจ perรฒ anche dellโ€™ambiguitร  perchรฉ il frutto della vite provoca anche a un ebbrezza che a volte porta lontano dalla giustizia e dalla via di Dio. Questo in tutta la letteratura. Viene dellโ€™esperienza quotidiana โ€“ se ti ubriachi chiaramente non solo diventi un cattivo cristiano. Se ti ubriachi sei una persona che non รจ piรน responsabile delle sue azioni.

Nellโ€™immagine del frutto da portare cโ€™รจ certamente un riferimento a quello che dicevamo allโ€™inizio,  alla pace. Lโ€™opera di Dio che fruttifica in noi dร  frutti di pace. Nel vangelo poi lโ€™opera prima di Dio รจ che abbiamo fede e probabilmente anche questo รจ il frutto. Alla fine quindi il riferimento piรน grosso in questo brano sta proprio in quel โ€œdiventiate miei discepoliโ€. Il verbo che si riferisce alla realizzazione della nostra preghiera รจ lo stesso verbo che si riferisce al diventare discepoli. Ad essere discepoli. Ad essere costituiti, a rimanere discepoli. Questo capiamo perfettamente che รจ una preghiera che il Signore ha realizzato in noi e che realizza quotidianamente. Perchรฉ chiaramente il desiderio di diventare discepoli รจ una delle cose piรน belle della nostra fede. E sapere, credere che il Signore รจ la vita che ci dร  la forza per realizzare soprattutto questo, e attraverso questo poi tutte le altre cose belle, รจ sicuramente una rivelazione bella e importante. 
Per cui ringraziamo il Signore e il vangelo che ci viene donato in questa domenica del tempo di Pasqua.

Buona domenica.