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don Claudio Bolognesi โ€“ Commento al Vangelo del 16 Giugno 2024

Domenica 16 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 4, 26-34

Sembrano due parabole affini. In fondo non si parla in entrambe di semi? Ad una lettura piรน paziente emergono perรฒ significative differenze. Ma vediamo: intanto sono tra le Tue prime parabole. Sono precedute solo da quella che forse รจ la parabola programmatica: quella del seminatore.

Pazienti, meravigliati e grati

Che ci mette davanti allโ€™immagine meravigliosa di un Dio-educatore, Tu il seminatore che continui a credere che ne valga la pena di buttare via tanta parte della sua ricchezza seminando lร  dove sai bene che non crescerร  nulla. Ma alla fine la Tua รจ una scelta vincente: il frutto รจ molto maggiore di quanto va perduto. Segue unโ€™immagine, quella della lampada che accesa serve per svelare.

Ti serve per dire che la Tua volontร  non รจ di creare un culto misterioso: Tu sei il Dio che li vuoi svelare i segreti. Coloro che di questo gioiscono ricevono perรฒ una grande responsabilitร : non hanno piรน la scusa dellโ€™ignoranza. Non sarebbe allora meglio non sapere? A questo punto entri con la prima parabola di oggi. Si riferisce al โ€œregno di Dioโ€, la situazione di giustizia, pace e amore che si realizza quando Tu sei in effetti il Signore, il โ€œReโ€ della nostra vita.

รˆ  il caposaldo, il perno della Tua evangelizzazione, la prima cosa che hai proclamato. Non รจ solo ciรฒ che sarร  quando saremo morti. Il Regno, lโ€™hai detto con forza, con Te si รจ fatto vicino. รˆ, almeno un poโ€™, raggiungibile giร  oggi. La prima parabola ci dice che questo Tuo Regno รจ simileโ€ฆ a un uomo. Non a un seme. Questโ€™uomo lo โ€œgettaโ€ il seme, non lo semina. Compie un gesto abbastanza insensato, sembra che lo butti via, che non aspetti un risultato (in questo รจ molto piรน radicale della parabola del seminatore).

Il problema che quel seme, buttato, รจ โ€œmagicoโ€! Sia quel che sia lui ha in sรฉ la forza โ€œautomaticamenteโ€ di germogliare, di crescere e maturare. A questo punto sรฌ, colui che ha gettato manda la falce (non i mietitori) e miete. La falce nel sentire antico รจ strumento di gioia, ma รจ anche lโ€™arma dei poveri. Nella mano di Dio รจ strumento di giustizia. Qui non sembrano esserci riferimenti minacciosi, solo lโ€™introduzione alla fatica e alla gioia della mietitura.

Quindi? Quindi il Tuo Regno รจ come un uomo capace di donare, di buttare le proprie ricchezze: il seme. Un uomo generoso. Non รจ invece uno che ha manie di controllo. Quel seme buttato non crescerร  grazie al suo impegno. Gli รจ richiesta perรฒ la capacitร  di accorgersi di quello che sta succedendo. E quindi a un certo punto di pazientare, di meravigliarsi e di essere grato.

La seconda parabola parla di nuovo del Regno. Ma qui รจ descritta come il seme piccolissimo che sorprende: diventa un cespuglione alto fino a tre metri capace di accogliere il nido (il testo dice โ€œla tendaโ€ quella che nel prologo di Giovanni Tu hai posto in mezzo a noi) degli uccelli del cielo. Anche qui cโ€™รจ una meraviglia in noi che guardiamo. Perchรฉ cโ€™รจ sproporzione tra il seme e il cespuglio. Perรฒ โ€“ scusa, Gesรน โ€“ qui ci prendi anche un poโ€™ in giro.

Noi vorremmo che la pianta, il Tuo Regno, fosse una quercia maestosa. O almeno un ulivoโ€ฆ una vite! Invece ci dici che il luogo della nostra gioia รจ un cespuglione. Ebbene sรฌ. In effetti non siamo sorpresi: รจ un roveto quello da cui hai parlato a Mosรจ e si vede che di questo sei convinto e su questo perseveri. Rimangono i meccanismi della meraviglia e della gratitudine. Unite alla virtรน di base di chi รจ nel/il regno: la capacitร  di donarsi, la generositร  di sรฉ.

E un sano realismo: la capacitร  di guardare ciรฒ che ci sta attorno con uno sguardo โ€œsapienzialeโ€. In grado di capire cioรจ da โ€œChiโ€ viene e a โ€œChiโ€ porta. E Tu in tutto questo, dove sei? Forse tra gli uccelli del cielo che mettono la loro tenda in quel cespuglione โ€“ Regno. Tu attendi di esserci accolto. Sei in quel seme che ha forza in se. Che sulla croce verrร  mietuto e donerร  a noi la salvezza.

don Claudio Bolognesi

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