Raccogliamo qualche perla preziosa. Tu, Gesรน โpartiโ o, come preferisce dire Marco โesciโ con i Tuoi – che bello, sรฌ sono โTuoiโ, proprio Tuoi – discepoli. In fondo ogni partenza vera, non prevede di tornare indietro. ร il gesto antico del nomade, del profugo, di Abramo, รจ un โuscireโ con la testa e con il cuore, prima che con i piedi.
Vai nei villaggi verso Cesarea, un posto bellissimo. Cโรจ tanto verde, acqua, ci sono le sorgenti del Giordano. ร anche un posto terribile, un luogo di potere. Politico – ci sono i palazzi del re-fantoccio ed รจ โCesareaโ in onore dellโimperatore – e religioso. Lรฌ cโรจ il tempio del Dio Pan, un bel tipo che era raffigurato con corna, zampe di capra e significativi attributi sessuali, non certo per bellezza. Ma non vai proprio a Cesarea. Ti fermi nei villaggi, nella periferia dellโimpero.
Ti dedichi ai sondaggi di opinione: – la gente chi dice che Tu sei? -. I discepoli, da bravi laici, devono essere capaci di ascoltare il mondo, di dialogarci. Le risposte sono belle, fantasiose, un poโ scontate. La domanda diretta che segue invece รจ un colpo basso, una richiesta di compromettersi. Non a caso risponde solo uno: Pietro. E risponde al presente. Quella parola lรฌ – Tu sei il Cristo – รจ in qualche modo ciรฒ che Pietro, che la chiesa ripete nel presente di ogni uomo della storia.
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Notiamo che Marco non si complica la vita con affidamenti a Pietro di poteri, chiavi ed altro. E che quella stessa professione Giovanni la metterร in bocca nientepopodimeno chรฉ ad una donna – scandalo! – a Marta, sorella di Lazzaro. Invece insiste che questa cosa non va ancora raccontata apertamente. Bisogna aspettare la Pasqua, senza la fede รจ inutile, infatti nel vangelo la dicono anche i demoni. Forse รจ ancora tanto piรน grande di Pietro, lo vedremo di qui a poco. Ma intanto lasciamoglielo dire.
A questo punto nel vangelo cโรจ un salto narrativo: cominci ad insegnare che devi soffrire, essere rifiutato dalla religione ufficiale, essere ucciso e morire – ma proprio-proprio, i tre giorni raccontano quello – per poi risorgere. Questo fatto della risurrezione perรฒ รจ un poโ vago, non sappiamo cosa sia. Mentre le cose che succedono prima sono concrete e un poโ scandalose. Forse avremmo anche noi fatto come Pietro, Ti avremmo sgridato.
Quantโera forte la vecchia traduzione: – lungi da me, Satana! -. Anche se preferiamo notare il gesto che precede queste parole: Ti volti e guardi i discepoli. Come dire che ciรฒ che dici a Pietro รจ per il bene loro. In fondo il verbo โrimproverareโ รจ lo stesso, usato sia per le parole di Pietro che per le Tue. Rimane un rimprovero affettuoso, la parola forte ad un amico che amiamo. Detta per il bene suo e dei discepoli, e anche per il nostro oggi.
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Pietro non deve smettere di andare dietro a Gesรน. La tentazione di pensare secondo gli uomini, di cercare di manipolarTi, รจ sempre dietro lโangolo per il singolo credente come per la Chiesa. Chi ha autoritร , noi che siamo al servizio, dobbiamo stare particolarmente attenti.
A questo punto il tono cambia, diventa solenne. Si parla alla folla e ai discepoli, insieme. Colpisce sempre quel โseโ iniziale, premesso alla proposta del discepolato. Nessuno รจ obbligato a seguirTi. Siamo in un territorio di libertร . Anzi, sembra quasi che Ti stupisca, infatti Ti riferisci non a โtuttiโ ma a โqualcunoโ. Ti basta che almeno un gruppettino si interroghi sullโeventualitร di seguirTi.
Nel tal caso i passi sono tre: rinnegare se stessi, cioรจ riconoscere che non ci conosciamo e che non possiamo riporre la nostra fede in noi stessi. Prendere la โnostraโ croce – non la Tua, la nostra -. Non portare il peso del mondo ma solo il nostro. Sono due verbi che parlano dei presupposti, sono al passato. Il terzo รจ un imperativo presente: bisogna seguirTi! Chi vuole farlo deve farlo, con forza, punto e basta. Non possiamo passare la vita a parlarne. ร necessario buttare sul piatto la vita, rischiarla, con la possibilitร di perderla. Ma chi la perde per Te e con Te, in realtร ha vinto.
don Claudio Bolognesi