don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 13 Giugno 2021

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Due parabole apparentemente simili. In entrambe si parla di un seme. La prima in realtà non ha come protagonista il seme. La prima ha come protagonista un uomo che questo seme lo getta. Lo getta, non lo semina. E già questa è una cosa molto bella, interessante. Poi la parabola ci mette di fronte alla magia che c’è in una pianta che germina. Noi possiamo chiederci il come, possiamo darci tante spiegazioni. Ci mancherebbe, dobbiamo darcele. Ma il perché, quello che c’è dentro, ecco se siamo in grado di coglierlo è qualcosa di meraviglioso.

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Dentro c’è una immagine molto forte: se da una parte c’è questo seme gettato proprio con abbondanza, dall’altra c’è una corrispondenza nel fatto che la terra è fatta perché quel seme possa portare frutto. Dentro questa piccola parabola ci sono probabilmente tante suggestioni che vengono dal Primo Testamento. Basti pensare il salmo del seminatore che quando va e getta il seme piange perché è quello stesso seme che non potrà sfamare oggi i suoi figli. Ma nel tornare, torna con giubilo portando i covoni perché quel sacrificio dà frutto. Quindi c’è una nota di festa. Il termine della parabola è il momento in cui si manda, s’invia la falce perché giunge il momento della mietitura.

robabilmente c’è anche un altra suggestione perché quest’uomo, quest’uomo che prima di tutto dorme e poi si alza, che vive prima di tutto di notte, e di giorno… il pensiero nostro va a Gesù. Colui che che ha dormito nel sonno nel sepolcro. Che si è alzato, che è risorto. Che ha attraversato la notte della morte e ed è giunto e ci dona il giorno nuovo, l’ottavo giorno della resurrezione. È una parabola un po’ sui generis. Tanti studi sulle parabole ci dicono che non corrispondono a un’unica tipologia. La prima parabola di oggi ci dice che il Regno di Dio, il regnare di Dio, la presenza di Dio potente in mezzo a noi è come quest’uomo. È nell’opera di quest’uomo.

La seconda parabola ci parla di nuovo del Regno di Dio. È una parabola leggermente diversa perché è un paragone. Lo dice esattamente il vangelo. È una parabola della meraviglia perché c’è un piccolo seme che diventa una grande pianta. Non è un grande albero, è un cespuglione. E si dice che alla sua ombra possono porre la tenda gli uccelli del cielo. Mi veniva da pensare come gli uccelli del cielo non siano amici del contadino, dell’agricoltore. Qui dalle nostre parti quando passano gli storni e puntano un ciliegio rimane poco. Gli uccelli del cielo se s’infilano nell’orto rimane poco.

Quindi alla meraviglia del piccolo seme che diventa una grande pianta si unisce la meraviglia del nemico che diventa amico. Che è sotto l’ombra. Anche qui ci sono tante suggestioni che ci vengono dal Primo Testamento. Dall’ombra sotto cui Abramo accolse gli inviati di Dio, fino al “porre la tenda” che è la parola che il prologo di Giovanni utilizza per indicare l’incarnazione. Il Regno di Dio è questo qualcosa che permette di accogliere nella nostra quotidianità la presenza di Dio. E poi anche la presenza degli uomini. È comunque qualcosa che non è utile come un bel filare di pomodori ma è accogliente. Crea i presupposti perché tutto questo possa convertirsi in gioia. Abbia senso.

Il rischio a questo punto è di fermarci. Non leggere gli ultimi due versetti che ci dicono invece alcune cose molto belle, molto interessanti. Si dice che Gesù parla in parabole, parla le parole. È una strana formulazione: parla “la parola”, poi si aggiunge “come loro potevano ascoltare”. Non insegna, qui si dice. Ma parla. E rende presente, pronuncia quella parola che è quel seme gettato di cui parla la prima parabola. Si aggiunge “come potevano ascoltare”. Non basta che quella parola possa essere condivisa, venga condivisa. Deve essere anche resa fruibile, diventare accessibile. Non si dice necessariamente che debba essere capita. Ma si dice che debba essere ascoltata. Perché “capita” forse non basterà una vita, ma ascoltarla, cioè farla entrare dentro di noi, quello possiamo farlo. Si dice anche che ai discepoli però spiega tutte queste cose. Chiediamo al Signore allora di continuare a farlo, di fare questo con noi suoi discepoli. Di fare in modo che noi suoi discepoli troviamo nella nostra vita il desiderio, il tempo e la gioia per lasciare che lui ci spieghi la sua parola, tutte queste cose. Entri in noi e realizzi in noi la presenza del suo regno.

Buona domenica.