Allargare la giustizia
Più volte nel Vangelo qualcuno si avvicina a Gesù e gli rivolge una domanda esplicita su quale sia il nostro dovere: “cosa devo fare?”. Si tratta di una domanda autentica e importante, che il Maestro non rifiuta: al contrario, Gesù afferma di non essere venuto per “abolire la Legge” e che neppure i suoi “minimi precetti” vanno disprezzati (Mt 5, 17.19).
Una cattiva interpretazione di queste parole ci potrebbe far cadere in un atteggiamento doveristico e minimalista, e a porci domande come queste: fino a che punto posso trattare con indifferenza mia suocera senza peccare? Quanto posso evadere le tasse senza rubare? Devo proprio rispettare sempre il codice stradale oppure a quest’ora, senza traffico…
Il Signore rifiuta in modo netto questo atteggiamento minimalista e per prima cosa sposta l’attenzione dai minimi e dagli obblighi fondati sul senso del dovere all’orizzonte della felicità e del dono, che si condensa nelle Beatitudini. E subito dopo parla con un’autorevolezza inaudita (usando una formula che ripete ben quattro volte: “avete inteso che fu detto… ma io vi dico”) e corregge e completa i dieci comandamenti. E afferma per esempio che non basta limitarsi a “non commettere adulterio” (Mt 5, 27), perché ognuno di noi è chiamato a prendersi cura e a proteggere ogni persona che incontra senza “desiderarla”, cioè senza mai usarla come se fosse un mero strumento. Non è sufficiente “non uccidere”, magari tranquillizzandoci la coscienza dicendo che “io in realtà non faccio male a nessuno”: siamo tenuti ad accogliere con amore il prossimo, a cominciare dai vicini e proseguendo, almeno con lo sguardo, anche con gli sconosciuti che incontriamo per caso in metropolitana.
La carità infatti è “un generoso traboccare della giustizia” e per accogliere con amore «ci vuole molta finezza, molta delicatezza, molto rispetto, molta affabilità. In una parola, occorre seguire il consiglio dell’Apostolo: “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo” (Gal 6, 2). Allora sì; allora vivremo pienamente la carità, allora osserveremo il comandamento di Gesù» (san Josemaría Escrivá).
Quando incontro una persona, non sono tenuto soltanto a un comportamento corretto, a non urtarla nella fretta o a evitare di litigare al semaforo o sui social (che già comunque non sarebbe cosa da poco). Sono tenuto a trasmetterle un po’ di affetto e di gioia.
Un personaggio del romanzo di Muriel Barbery, L’eleganza del riccio «fa tutto con gentilezza» cioè con quel «modo di fare che dà all’altro la sensazione di esserci». La cortesia, la gentilezza, l’affabilità sono un vero e proprio dovere di giustizia, di umanità nei confronti del prossimo, che parte dal riconoscimento del suo essere persona.
Nel capitolo 5 di Matteo Gesù ha definitivamente allargato i confini della giustizia, rendendola inseparabile dall’amore attento e delicato verso tutti, compresi i suoceri e i passanti. Allargare la giustizia comporta una vera e propria rivoluzione nei rapporti quotidiani: è la rivoluzione del Vangelo.
A cura di don Carlo De Marchi
Letture della Domenica
VI Domenica del Tempo Ordinario – ANNO A
Colore liturgico: VERDE
Prima Lettura
A nessuno ha comandato di essere empio.Dal libro del Siracide
Sir 15, 15-20, NV 15, 16-21
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118 (119)
R. Beato chi cammina nella legge del Signore
Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. R.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti. R.
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge. R.
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore. R.
Seconda Lettura
Dio ha stabilito una sapienza prima dei secoli per la nostra gloria
Dalla Prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
1 Cor 2,6-10
Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma, come sta scritto:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.
Parola di Dio
Vangelo
Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 17-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore.
Forma breve:
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 20-22a.27-28.33-34a.37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore