Don Bruno Maggioni โ€“ Riflessioni sul Padre Nostro

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Riflessioni sul Padre Nostro a cura di Don Bruno Maggioni; estratto da โ€œPadre Nostroโ€ Editrice Vita e Pensiero 1998.

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[box type=โ€noteโ€ align=โ€โ€ class=โ€โ€ width=โ€โ€]Se sei interessato ad altri contributi, puoi approfondire il โ€œPadre Nostroโ€ anche su questa pagina.[/box]

Padre Nostro

La natura missionaria della preghiera
รจ insita in ogni richiesta con la quale si pensa allโ€™umanitร .
Lโ€™amore del Padre non รจ circolare ma espansivo, รจ guidato dalla gratuitร , non dalla reciprocitร .

Il Padre Nostro ci รจ giunto in due forme: quella di Matteo (6,9- 13) e quella di Luca (11,2-4). La prima รจ piรน ampia e strutturata, la seconda, piรน breve. La diversitร  fra le due versioni ci dice che i primi cristiani non erano rigidamente attaccati alle precise parole, ma alla sostanza. E difatti le parole sono diverse, ma la sostanza รจ uguale in tutte e due le versioni.

- Pubblicitร  -

Matteo ha collocato il Padre Nostro nel grande discorso della montagna (6,9-13), per suggerire ai cristiani come pregare, non moltiplicando le parole come fanno i pagani, bensรฌ rivolgendosi a Dio con sobrietร  e umiltร . Luca ha invece collocato il Padre Nostro in un contesto ancora piรน bello. I discepoli sono colpiti dal rapporto che intuiscono esserci tra Gesรน e il Padre e desiderano entrare anchโ€™essi in questo circuito di amore: โ€œUn giorno Gesรน si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: ยซSignore, insegnaci a pregareยปโ€ (11,1). La preghiera che Gesรน insegna ai suoi discepoli sgorga dalla sua preghiera personale. Il Padre Nostro non รจ semplicemente una preghiera da recitare. Eโ€™ un riassunto dellโ€™intero Vangelo e ogni sua frase deve essere accuratamente meditata e compresa.

Eโ€™ ciรฒ che faremo. Anche perchรฉ il Padre Nostro รจ una preghiera altamente missionaria. Lo รจ ciascuna sua frase e ciascuna sua parola. Il Padre Nostro che ora leggiamo nella versione di Matteo si apre con unโ€™invocazione e si snoda poi in sette domande: le prime tre hanno come oggetto il Regno, le ultime tre il perdono e la vittoria sul male, al centro cโ€™รจ la richiesta del pane di ogni giorno.

Giustamente si รจ osservato che queste domande hanno molti paralleli nelle preghiere bibliche e giudaiche. La preghiera insegnata da Gesรน รจ profondamente radicata nelle tradizioni del suo popolo. Ma se le pietre sono antiche, nuova รจ la costruzione che ne risulta. Le singole domande si possono rintracciare nella pietร  biblica e giudaica, ma non radunate tutte insieme, nรฉ formulate con tale intensitร .

Padre Nostro: Padre รจ il nome di Dio. Lโ€™uomo puรฒ rivolgersi a Lui come un figlio, chiamandolo familiarmente โ€œPadreโ€, come ha fatto Gesรน. La familiaritร  del rapporto con Dio โ€“ che nasce nei cristiani dalla consapevolezza di essere figli nel Figlio โ€“ รจ ricordata molte volte nel Nuovo Testamento. รˆ infatti una nota qualificante, che segnala lโ€™originalitร  cristiana.

La vera novitร , perรฒ, non sta nel rivolgersi a Dio con lโ€™appellativo di Padre (questo avviene anche in altre religioni), ma nel poter rivolgersi a Lui con lo stesso tono di Gesรน, figli nel Figlio, aspetto questo che Luca col suo semplice โ€œPadreโ€, senza aggiunte, sembra sottolineare: il discepolo si rivolge a Dio chiamandolo semplicemente โ€œPadreโ€, come ha sempre fatto Gesรน.

Il semplice vocativo โ€œPadreโ€ รจ infatti il modo costante con cui Gesรน si รจ rivolto a Dio. Ma la paternitร  di Dio si esprime al plurale: Padre Nostro.

Il suo amore per tutti invita gli uomini a fare altrettanto. Il Padre รจ insofferente delle discriminazioni: fa sorgere il sole sopra i buoni e sopra i cattivi (Mt 5,44-45). Si noti lโ€™uso del plurale anche nella domanda del pane, del perdono e della prova. In ogni richiesta il discepolo deve pensare allโ€™umanitร .

La preghiera cristiana รจ una preghiera โ€œespropriataโ€ e โ€œmissionariaโ€. Unโ€™ultima osservazione: i passi evangelici insegnano costantemente che la risposta dellโ€™uomo allโ€™amore del Padre che lo raggiunge รจ la fraternitร . Lโ€™amore di Dio discende, ma la nostra risposta non deve anzitutto preoccuparsi di risalire verso di Lui, bensรฌ di estendersi agli altri. La nostra risposta al Padre รจ inclusa nel comportamento fraterno che sappiamo assumere nei confronti di tutti.

Lโ€™amore del Padre โ€“ come sempre lโ€™amore di un vero padre โ€“ non รจ circolare, ma espansivo. Eโ€™ guidato dalla gratuitร , non dalla reciprocitร .

Che sei nei cieli

Lโ€™uomo รจ sospeso alla memoria di Dio, e qui trova la sua grandezza nonostante la sua piccolezza nei confronti dellโ€™universo. Lโ€™esperienza piรน profonda dellโ€™uomo biblico รจ lo stupore di essere amato da Dio. 

Lโ€™invocazione del Padre Nostro secondo la versione di Matteo non si accontenta di dire โ€œPadre Nostroโ€, ma aggiunge subito โ€œche sei nei cieliโ€. Questa precisazione vuole ricordarci che Dio รจ vicino e Signore, creatore e Padre, amore e onnipotenza. Ogni sincero rapporto con Dio risulta sempre di confidenza e timore, familiaritร  e obbedienza. Ma i sentimenti prevalenti sono altri. La consapevolezza che il creatore del mondo รจ un Padre ci permette di vedere in ogni cosa e in ogni evento un dono. E ci fa capire che lโ€™essere da Lui scelti e amati รจ unโ€™immensa e gratuita degnazione, cosa che impedisce di trasformare la grazia del suo amore in spirito di gretto settarismo. E ci conduce inoltre alla fiducia e alla serenitร , al senso della provvidenza, conseguenza questa che Matteo esplicita subito dopo (6,24-34).

Se qualcuno mi chiedesse: quale testo biblico puรฒ considerarsi il miglior commento alla nostra certezza che Dio รจ al tempo stesso Padre e creatore, non esiterei a indicare il Salmo 8. Non cโ€™รจ in questo salmo il nome Padre, ma รจ ugualmente una preghiera piena di stupore rivolta a un Dio che ha creato il mondo intero, e tuttavia concentra il suo amore verso lโ€™uomo.

Eโ€™ un salmo da leggere con cura. Il Salmo 8 si apre proclamando la grandezza di Dio: ยซO Signore, Signore nostro, quanto รจ grande il tuo nome su tutta la terra: al di sopra dei cieli รจ la tua magnificenza!ยป. E si conclude allo stesso modo: ยซO Signore, Signore nostro, quanto รจ grande il tuo nome su tutta la terraยป. Allโ€™interno di questa duplice proclamazione della grandezza di Dio, che in qualche modo fa da cornice, il pensiero corre poi allโ€™uomo: ยซQuando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, che cosa รจ lโ€™uomo, perchรฉ ti ricordi di lui? Eppure tu lโ€™hai fatto poco meno di un Dio, e ogni cosa hai posto sotto i suoi piediยป. Che cosโ€™รจ uomo? Eโ€™ una domanda importante, una domanda che ogni uomo serio si pone.

Dio solo puรฒ rispondere a questa domanda. Lโ€™uomo ne รจ incapace. Lโ€™uomo biblico non chiede a se stesso, o agli altri uomini, la propria identitร , ma a Dio. Per conoscersi guarda in alto. Ma a ben guardare, la domanda del Salmo non รจ semplicemente โ€œche cosa รจ lโ€™uomo?โ€, bensรฌ: โ€œche cosa รจ lโ€™uomo, perchรฉ ti ricordi di lui?โ€. Il salmista si accorge che lโ€™uomo รจ piccola cosa. E la meraviglia รจ che nonostante questo egli sia oggetto della memoria di Dio. Lโ€™uomo รจ sospeso alla memoria di Dio, e qui trova la sua grandezza nonostante la sua piccolezza nei confronti dellโ€™universo. E difatti nel salmo cโ€™รจ un alternarsi di grandezza e di piccolezza. La grandezza di Dio รจ affermata allโ€™inizio e alla fine, รจ il punto fermo. Da qualunque parte lo guardi, Dio รจ grande. Diverso รจ invece il caso dellโ€™uomo. Ti appare grande o piccolo, secondo Zangolatura da cui lo osservi.

Se lo confronti con la immensitร  dei cieli (ma noi potremmo dire: se lo misuri col tempo, con la morte, con il susseguirsi delle generazioni, con il numero sterminato degli uomini che nascono, che vivono unโ€™esistenza che pare insignificante, che muoiono) ti viene da pensare: cosa conta un uomo? Eppure Dio, esclama il salmista, si ricorda di lui e lโ€™ha fatto di poco inferiore a se stesso.

Se lo guardi dallโ€™angolatura di Dio, lโ€™uomo รจ grande, un solo uomo vale piรน del firmamento: โ€œtutte le cose hai posto sotto i suoi piediโ€.

Si direbbe, dunque, che la Bibbia non รจ giunta ad affermare la grandezza dellโ€™uomo, di ogni uomo, osservando concretamente lโ€™uomo e la sua capacitร  di dominare la natura, la sua distanza dalle cose e la sua superioritร  su di esse. La partenza biblica รจ teologica: ha accolto la grandezza dellโ€™uomo, di ogni uomo, riflettendo sul comportamento di Dio, sul suo amore, sulla sua alleanza. Tutto questo รจ significativo.

Ci assicura che il riconoscimento di Dio non รจ a scapito del senso dellโ€™uomo, ma ne รจ il fondamento. Lโ€™uomo biblico รจ affascinato dalla bellezza dellโ€™uomo, e lo considera un capolavoro che le mani di Dio misteriosamente costruiscono nel grembo della donna. Ma alla fine lโ€™uomo biblico e convinto che la sua dignitร  non sta nella propria bellezza, o nella forza, o nellโ€™intelligenza. Eโ€™ lโ€™amore di Dio che dร  dignitร  allโ€™uomo. Lโ€™esperienza piรน profonda dellโ€™uomo biblico รจ lo stupore di essere amato da Dio. Che cosa รจ lโ€™uomo, perchรฉ ti ricordi di lui?

Sia santificato il tuo Nome

Eโ€™ lโ€™amore disinteressato, solidale, diretto a ogni uomo che trasforma la comunitร  cristiana in un involucro che svela al mondo intero il volto del vero Dio.

La prima domanda del Padre Nostro รจ โ€œsia santificato il tuo Nomeโ€. Si tratta di unโ€™esperienza un poโ€™ lontana dal nostro modo usuale di parlare, e richiede di essere intesa alla luce dellโ€™Antico Testamento, in particolare di Ezechiele 36,22-29 e Levitico 22,31-32. Non indica una lode fatta di culto e di parole, quanto piuttosto un permettere a Dio di svelare, nella sua vita del singolo e delle comunitร , la sua potenza salvifica.

Con questa domanda il discepolo chiede che la comunitร  diventi un -involucro trasparente, capace di mostrare, di fronte al mondo, la presenza di Dio. Alla domanda in che modo gli uomini possono santificare il Nome, i rabbini solevano rispondere: con la parola, ma soprattutto con la vita.

La vera santificazione del Nome รจ il dono della vita.

Ho detto che per comprendere il significato della domanda โ€œsia santificato il tuo Nomeโ€ occorre riferirsi a un passo del Levitico (22,31-32) e a un passo del profeta Ezechiele (36,22-29). Nel primo si legge: ยซNon profanerete il mio nome, perchรฉ io mi manifesti santo in mezzo agli israeliti. Io sono il Signore che vi santifico, che vi ho fatto uscire dal paese dโ€™Egitto per essere vostro Dioยป. Giร  in questo passo sono indicati tutti i tratti essenziali della santificazione. Sono cinque. Il primo รจ che la santificazione รจ opera di Dio, non dellโ€™uomo: ยซSono io il Signore che vi santificoยป. Lo dice anche la formula del Padre Nostro (โ€œSia santificato il tuo Nomeโ€), con la quale chiediamo a Dio che Egli stesso santifichi il suo nome.

Il secondo tratto รจ la appartenenza al Signore: ยซVi ho fatto uscire dallโ€™Egitto per essere il vostro Dioยป. Dio libera il suo popolo dalla schiavitรน del faraone per legarlo a sรฉ. Si abbandona una schiavitรน per una diversa appartenenza. Santo รจ chi appartiene totalmente al Signore.

Il terzo tratto รจ la novitร : si lascia una schiavitรน per unโ€™appartenenza nuova. Santo รจ chi si lascia condurre fuori da Dio dalla logica del mondo, dalle idolatrie (ยซvi ho fatto uscire dallโ€™Egittoยป), separato dal mondo non perchรฉ non ami il mondo ma perchรฉ non ne accetta il peccato. In questo senso santificare il Nome significa vivere una separazione.

Il quarto tratto รจ la trasparenza: ยซPerchรฉ io mi manifesti santo in mezzo agli israelitiยป. La comunitร  santifica il nome di Dio quando si rende trasparente al suo amore, permettendo in tal modo al mondo intero di scorgere in lei stessa โ€“ nella sua vita, nei suoi rapporti, nella sua organizzazione โ€“ il volto del vero Dio. Eโ€™ un concetto, questo, espresso con forza particolare anche nella nota pastorale dei Vescovi โ€œEvangelizzazione e testimonianza della caritร โ€: ยซTra le caratteristiche della caritร  il Vangelo pone in evidenza il suo carattere pubblico, e insieme trasparente, proprio come la Croce di Cristo รจ un evento pubblico, che si รจ svolto davanti a tutti e nello stesso tempo รจ lโ€™icona piรน luminosa dellโ€™amore di Dioโ€ฆ La visibilitร  (delle opere che la Chiesa compie) deve essere accompagnata da una sorta di trasparenza, che non fermi lโ€™attenzione su di sรฉ, ma invita gli uomini a prolungare lo sguardo verso Dioโ€ฆ Nella sua vita e sulla Croce, in ogni suo gesto, Gesรน รจ stato la trasparenza del Padre.

Allo stesso modo la Chiesa, nelle molteplici forme del suo servizio, deve rivelare il volto di Dio, non anzitutto se stessaยป (n. 21). In altre parole il popolo di Dio deve essere โ€“ nel mondo e di fronte al mondo โ€“ una sorta di palcoscenico che permette a Dio di mostrare, visibilmente e pubblicamente, la sua azione. Eโ€™ la prima missionarietร  della Chiesa e del cristiano.

Il quinto tratto della santificazione del nome รจ un imperativo, che avverte di unโ€™esistenza di una reale possibilitร : ยซNon profanerete il mio nomeยป. Il popolo di Dio puรฒ diventare un luogo che โ€œoscuraโ€ il volto di Dio, nascondendolo anzichรฉ svelandolo. In questo caso il popolo di Dio non รจ piรน il luogo della santificazione del Nome, ma della sua profanazione.

Su questโ€™ultimo aspetto insiste molto, quasi con durezza, il passo del profeta Ezechiele: ยซCosรฌ dice Dio, mio Signore: non รจ per voi che agisco, o casa dโ€™Israele, per il mio santo nome, che avete profanato fra le genti dove andaste. Mostrerรฒ santo il mio grande nome profanato tra le genti, nome che profanaste in mezzo a loroยป (36,22-23). Naturalmente il profeta Ezechiele non si accontenta di questa sottolineatura. Con pari insistenza ce ne dice unโ€™altra: ยซLe genti riconosceranno che io sono il Signore, quando mi si riconoscerร  santo per mezzo vostro, al loro cospetto, e vi prenderรฒ di tra le genti, vi radunerรฒ da tutte le parti del mondo e vi condurrรฒ al vostro paeseโ€ฆ Vi darรฒ un cuore nuovo e metterรฒ dentro di voi uno Spirito nuovoยป (36,24-26). Ma il miglior commento alla nostra domanda del Padre Nostro รจ forse racchiuso nella grande preghiera che Gesรน ha rivolto al Padre prima della sua passione (Gv 17). Ecco due affermazioni che fanno al caso nostro: ยซSantificali nella veritร : la tua parola รจ veritร โ€ฆ Per loro santifico me stesso, perchรฉ siano anchโ€™essi santificati nella veritร ยป (17,17-19).

Gesรน ha santificato il Padre con la sua perfetta obbedienza, accettando di essere in tutto la trasparenza del suo amore universale.

Con la sua totale obbedienza Gesรน ha permesso al mistero di Dio di โ€œtrasparireโ€: unโ€™obbedienza vissuta in tutta la propria esistenza, ma che ha trovato il suo pieno compimento sulla Croce, dove lโ€™amore di Dio si รจ manifestato in tutto il suo splendore e in tutta la sua universale gratuitร . E cosรฌ la Chiesa. Gesรน ha pregato perchรฉ la sua comunitร  venga santificata, il che significa trascinata nel movimento di Dio e, insieme, separata dal mondo.

Nella sua preghiera Gesรน accentua la separazione dal mondo. Ma bisogna osservare che tale separazione deriva dalla fedeltร  a Dio che รจ, paradossalmente, una fedeltร  allโ€™amore. Il discepolo รจ separato dal mondo perchรฉ ama veramente il mondo.

Il mondo non si riconosce nel movimento dellโ€™amore e della solidarietร . Eโ€™ lโ€™amore disinteressato, solidale, diretto a ogni uomo che trasforma la comunitร  cristiana in un involucro che svela al mondo intero il volto del vero Dio.

Venga il tuo Regno

La prassi missionaria di Gesรน รจ sempre caratterizzata dalla accoglienza degli esclusi.

Per comprendere la seconda domanda del Padre Nostro (ยซVenga il tuo Regnoยป) bisogna anzitutto ricordare che il Regno di Dio รจ giร  presente nella nostra storia, ma in modo ancora incompiuto, come un seme. Il discepolo di Gesรน prega perchรฉ Dio ne affretti il compimento. ยซVieni, Signore Gesรนยป era lโ€™invocazione pressante, quasi impaziente, dei primi cristiani (1 Cor 16,22; Ap 22,20). Ma che cosa significa โ€œRegno di Dioโ€? Per rispondere occorre riferirsi a tutta la predicazione di Gesรน e a tutta la sua vita.

Lโ€™evangelista Marco introduce la missione pubblica di Gesรน con una frase riassuntiva, che tocca direttamente il nostro argomento (1,14): ยซIl tempo รจ compiuto e il Regno di Dio รจ vicino, convertitevi e credete al Vangeloยป. In questa affermazione sintetica e certamente missionaria, il Vangelo e il Regno sembrano quasi sovrapporsi. Dio รจ qui e agisce, ecco la lieta notizia del Regno, dalla quale scaturisce per il credente un duplice stupore: che Dio ami lโ€™uomo fino a quel punto e che lโ€™uomo conti fino a quel punto. La lieta notizia del Regno svela contemporaneamente il volto di Dio e dellโ€™uomo, รจ al tempo stesso teologica e antropologica.

Se poi si legge questa notizia nel complesso dellโ€™intero Vangelo e alla luce della prassi di Gesรน, allora si comprende non soltanto che Dio รจ fra noi, ma che la sua presenza รจ carica di novitร . In qualsiasi modo Gesรน parli del Regno e qualsiasi aspetto illustri, non manca mai di sottolineare una novitร  che esige dallโ€™ascoltatore unโ€™inversione di marcia, un modo nuovo di considerare le cose, a incominciare dalla stessa azione di Dio. Capire questa novitร , e restarne affascinati, รจ importante, perchรฉ il cristiano non รจ chiamato ad annunciare un Regno di Dio come lui lo immagina, ma come Gesรน lo ha veramente annunciato. Nuovi, ad esempio, sono i tratti della misericordia e della universalitร . Per mostrare il Regno di Dio Gesรน ha accolto, servito, perdonato. La sua prassi missionaria, che egli stesso ha indicato come uno specchio dellโ€™amore   di   Dio,   รจ   sempre   caratterizzata   dallโ€™accoglienza    degli   esclusi,   a incominciare dai peccatori.

Nella misericordia di Gesรน รจ poi racchiuso anche il tratto della universalitร . La misericordia di Gesรน supera ogni differenza fra gli uomini, travolge ogni barriera emarginante. Gesรน, infatti, Vede lโ€™uomo semplicemente nel suo rapporto con Dio o, meglio, nel rapporto che Dio ha con lui.

Qui sta la nota sorprendente del Regno di Dio, che deve qualificare ogni atteggiamento cristiano. Gesรน vede lโ€™uomo davanti a Dio, e le altre cose per lui scompaiono: se appartiene a una razza o a unโ€™altra, a una cultura o a unโ€™altra, persino se รจ giusto o peccatore, Gesรน vede lโ€™uomo come Dio guarda quellโ€™uomo: questo รจ lo sguardo nuovo che scende nella profonditร  dellโ€™uomo, cogliendovi quella dignitร  che appartiene a ogni uomo. La societร  del tempo, sia civile che religiosa, si รจ ribellata a questo sguardo di Gesรน, perchรฉ la societร  ha sempre bisogno di catalogare gli uomini, dividendoli e separandoli. Ma se si osserva lโ€™uomo come Dio sta davanti a quellโ€™uomo, allora non si ha piรน motivo per accettare differenze, gerarchie e privilegi. E si diventa universali. Questo sguardo รจ il Regno di Dio.

Certo la giustizia e il peccato, la veritร  e la menzogna non sono la stessa cosa. Se un uomo รจ nel peccato bisogna dirgli che รจ peccatore, se รจ nellโ€™errore bisogna dirgli che sbaglia. Ma tutto questo non deve minimamente intaccare la solidarietร  nei suoi confronti, lโ€™accoglienza, il perdono, il coraggio di annunciargli il Regno. Aiutare lโ€™uomo a sentirsi accolto da Dio, aiutarlo a scoprire il volto sorprendente del Dio di Gesรน Cristo, รจ pregare ยซvenga il tuo Regnoยป.

A questo punto si comprende perchรฉ Gesรน โ€“ volendo elencare i segni dellโ€™appartenenza al Regno โ€“ vi abbia incluso anche questo: ยซEro straniero e mi avete ospitatoยป.

Straniero significa lโ€™uomo diverso e distante per razza, cultura, costumi e religione. Eโ€™ proprio in questโ€™uomo che il Signore Gesรน si identifica. E lo fa perchรฉ il Regno di Dio รจ proprio cosรฌ. La seconda domanda del Padre Nostro ยซvenga il tuo Regnoยป โ€“ รจ davvero impegnativa.

Sia fatta la tua volontร 

Non si tratta semplicemente di compiere delle azioni buone, ma di un modo di esistere che coinvolge la persona nella sua totalitร .

La terza invocazione del Padre Nostro ripete sostanzialmente le prime due, sottolineandone perรฒ maggiormente lโ€™aspetto morale: ยซSia fatta la tua volontร ยป. Diciamo subito che per volontร  di Dio non si deve intendere soltanto i comandamenti, la legge, ma il disegno di salvezza.

Ma che cosa significa fare la volontร  di Dio? E quale รจ il preciso contenuto della volontร  di Dio? Per rispondere โ€“ o, meglio, per avvicinarci a una risposta โ€“ possono bastarci tre passi evangelici; due di Matteo e uno di Giovanni.

Nel discorso della montagna si leggono queste parole di Gesรน: ยซNon chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerร  nel Regno dei cieli, ma chiunque fa la volontร  del Padre mio che รจ nei cieliยป (Mt 7,21-23). Dunque cโ€™รจ chi parla continuamente di Dio (ยซSignore,. Signoreยป), ma poi dimentica di fare la sua volontร . Cโ€™รจ chi si illude di lavorare per il Signore (ยซabbiamo profetato nel tuo nome, cacciato i demoni e compiuto miracoli nel tuo nomeยป), ma poi scoprirร , nel giorno del rendiconto, di essergli sconosciuto (ยซNon vi ho mai conosciuto: allontanatevi da meยป). Con queste forti parole โ€“ e con la parabola delle due case che le illustra โ€“ Matteo probabilmente polemizza con certi entusiasti presuntuosi che avevano sempre sulle labbra il nome di Gesรน, e che poi non concludevano nulla.

Cโ€™รจ il rischio di una preghiera (ยซSignore, Signoreยป) che non si traduce in impegno (ยซla volontร  di Dioยป), o di un accolto che non diventa pratica.

Certo, Matteo non condanna la preghiera nรฉ lโ€™ascolto. Eโ€™ anzi convinto che sono la radice della prassi cristiana. E tuttavia lโ€™essenziale non รจ lโ€™ascoltare e il dire, ma il fare. La differenza fra lโ€™uomo saggio che costruisce la casa sulla roccia e lโ€™uomo stolto che la costruisce sulla sabbia sta appunto nel โ€œfareโ€. Con una precisazione: non un qualsiasi fare โ€“ neppure cacciare i demoni e operare i miracoli! -, ma fare la caritร , come รจ appunto detto nel discorso della montagna e come รจ ribadito nel grande affresco del giudizio (Mt 25,31-46).

ยซLe mie vie non sono le vostreยป, ripete spesso la Bibbia. Fra il progetto di Dio e il progetto dellโ€™uomo non raramente si insinua una tensione. Fare la volontร  di Dio puรฒ richiedere โ€“ a volte โ€“ un totale cambiamento dei nostri desideri. Un esempio รจ la preghiera di Gesรน nel Getsemani, che riporto nella versione di Matteo: ยซE, scostatosi un poco, cadde con la faccia a terra e pregava dicendo: Padre mio, se รจ possibile passi da me questo calice. Perรฒ non come voglio io, ma come vuoi Tuยป (26,39). Gesรน รจ nellโ€™angoscia e la sua preghiera la esprime. Non si tratta dellโ€™angoscia del dubbio, ma quella dellโ€™obbedienza dolorosa. La lacerazione non รจ fra obbedienza e disobbedienza. Gesรน รจ costante- mente in un atteggiamento di fondamentale obbedienza. Non lo sfiora il pensiero che lโ€™uomo possa fare la propria volontร  anzichรฉ quella di Dio. Nellโ€™imminenza della passione, perรฒ, chiede che la volontร  di Dio sia, se possibile, diversa. Si osservi, poi, come lโ€™angoscia non metta in crisi la fede di Gesรน. Anche in questa circostanza Egli non cessa di rivolgersi a Dio con lโ€™appellativo โ€œPadreโ€, che รจ stata la scoperta e la rivelazione piรน grande che egli ha fatto ai suoi discepoli.

Nel Vangelo di Giovanni il tema dellโ€™obbedienza รจ ancora piรน fortemente sottolineato. Lโ€™evangelista presenta Gesรน come lโ€™obbediente, la trasparenza della volontร  del Padre. Suo cibo รจ fare la volontร  del Padre. Unโ€™immagine, questa, che dice la totalitร  dellโ€™obbedienza. Fare la volontร  del Padre, e non la propria, รจ la tensione di tutta la vita di Gesรน, il punto verso cui tutte le sue azioni e le sue parole si protendono, senza distrazioni. Gesรน sembra annullare radicalmente la propria volontร  in una totale obbedienza, ma รจ proprio in questa obbedienza che egli ritrova la sua libertร  e la sua consistenza di Figlio. Gesรน รจ la โ€œtrasparenzaโ€ del Padre. Per questo รจ portatore di una rivelazione decisiva, nellโ€™ascolto o nel rifiuto della quale lโ€™uomo gioca il proprio destino.

La conclusione รจ che la terza domanda del Padre Nostro fa riferimento a Gesรน. Se la si vuole comprendere si deve guardare a Lui. E se ne deduce che fare la volontร  di Dio non รจ semplice- mente compiere delle azioni buone, ma รจ un modo di esistere. Coinvolge la persona nella sua totalitร .

Come in cielo cosรฌ in terra

Lo sguardo largo di questa preghiera sottolinea la signoria universale di Gesรน e di conseguenza lโ€™universalitร  della missione dei discepoli. 

Lโ€™espressione che conclude la prima parte del Padre Nostro (ยซcome in cielo cosรฌ in terraยป) non si riferisce soltanto alla terza domanda (ยซsia fatta la tua volontร ยป), ma anche alle prime due. Puรฒ significare semplicemente ยซdappertuttoยป, e in questo caso viene sottolineata lโ€™universalitร  delle prime tre domande: si prega perchรฉ Dio sia dovunque santificato, il suo Regno venga esteso a tutto il mondo e la sua volontร  sia fatta in ogni angolo della terra. Una preghiera, dunque, di grande respiro. Soprattutto una preghiera missionaria. Lo sguardo largo segnala sempre, infatti, una passione missionaria. Gesรน stesso โ€“ come si legge nella conclusione del Vangelo di Matteo โ€“ รจ ricorso allโ€™espressione ยซin cielo e in terraยป per indicare la sua signoria universale e, di conseguenza, lโ€™universalitร  della missione dei discepoli: ยซMi รจ stato dato ogni potere in cielo e in terra: andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioniยป (28,18-19).

ยซCome in cielo cosรฌ in terraยป puรฒ perรฒ avere anche un senso piรน pregnante: come in cielo il nome di Dio รจ santificato, il suo Regno perfettamente compiuto e la sua volontร  obbedita, cosรฌ avvenga sulla terra. Il discepolo chiede al Padre che la terra diventi il risvolto del cielo. Eโ€™ questo un pensiero ricco di prospettive. Significa, ad esempio, che il cristiano deve guardare verso il mondo di Dio, se vuole veramente comprendere se stesso e la propria attuale esistenza.

Per valutare nel modo giusto le cose del mondo il cristiano non desume i suoi criteri valutativi dal mondo stesso, ma dal Regno di Dio. Per comprendere le cose di quaggiรน il cristiano guarda in alto. Ce lo fa comprendere Gesรน stesso parlando della sua regalitร  con Pilato: ยซIl mio Regno non รจ da questo mondo: se il mio Regno fosse da questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai giudei; ma il mio Regno non รจ di quaggiรนยป (Gv 18,36).

Il Regno di Gesรน รจ qui, nel mondo, ma la sua origine viene da altrove. E cosรฌ รจ il cristiano: vive nel mondo, ma le regole del proprio vivere le mutua da unโ€™altra parte โ€“ dal mondo di Dio -, la sua regola di vita obbedisce a unโ€™altra logica. Si puรฒ leggere ยซcome in cielo cosรฌ in terraยป anche da unโ€™altra angolatura.

Pregare perchรฉ la terra assomigli al cielo significa riconoscere che la pienezza รจ nel cielo, non qui: un modo di pensare, questo, che relativizza il mondo. Questo non รจ il nostro tutto. Siamo fatti per una patria che รจ altrove.

Al tempo stesso, perรฒ, questo modo di pensare dร  importanza al mondo, a questo mondo: la vita terrena non รจ la pienezza del Regno, questo รจ vero, ma puรฒ esserne il riflesso! Le cose del mondo futuro si preparano qui, ora. Di piรน: si possono anticipare qui, pregustarle, sia pure in modo incompiuto. Un riflesso, non la pienezza della luce. Ma anche il semplice riflesso di una grande luce รจ giร  luminoso!

Due passi del Vangelo possono aiutarci a chiarire questi pensieri. Il primo รจ il canto degli angeli nella notte di Natale (Le 2,14): ยซGloria a Dio nellโ€™alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli amaยป. Sono parole da considerare con attenzione, a incominciare dalla loro forma. Si tratta di due brevi frasi disposte in modo che il pensiero passi continuamente dallโ€™alto al basso: i cieli e la terra, Dio e gli uomini, la gloria e la pace. Risulta cosรฌ con evidenza che la pace fra gli uomini รจ la contropartita terrestre della gloria che Dio ha nei cieli.

Eโ€™ soprattutto, perรฒ, nella grande preghiera di Gesรน che si legge nel cap. 17 del Vangelo di Giovanni che tutto si chiarisce. Gesรน prega perchรฉ il dialogo di conoscenza e di amore che circola fra Lui e il Padre venga esteso alla comunione dei discepoli fra loro. Lโ€™amore vicendevole รจ il risvolto umano, terrestre, giร  ora possibile, del mondo divino.

Il nostro pane quotidiano

In un tempo in cui si moltiplica lโ€™ingiustizia per quanti non hanno la possibilitร  di sfamarsi, il โ€œnostro pane quotidianoโ€, la richiesta piรน umile fra le domande del Padre Nostro, diventa pegno e dovere di solidarietร , perchรฉ la caritร  non puรฒ tollerare che vi siano fratelli nellโ€™indigenza.

La richiesta del pane รจ la piรน umile delle domande del Padre Nostro, ma si trova al centro (รจ infatti la quarta delle sette domande), e questo ne dice lโ€™importanza.

Dalla formulazione della domanda del pane traspare un vivo senso della dipendenza da Dio: il pane รจ ยซnostroยป, frutto del nostro lavoro, e tuttavia lo si chiede al Padre come un dono.

Eโ€™ un primo tratto importante, da esprimere non soltanto nella preghiera, ma nella vita.

La Bibbia si รจ accorta da sempre che lโ€™orgoglio dellโ€™uomo di fronte ai frutti del proprio lavoro non raramente conduce alla violenza e allโ€™ingiustizia, e ancora piรน frequentemente alla dimenticanza di Dio, come avviene quando lโ€™uomo attribuisce a se stesso โ€“ soltanto a se stesso โ€“ ciรฒ che invece รจ dono. Si legge nel libro del Deuteronomio: ยซGuardati dal dire nel tuo cuore: la mia forza e la robustezza della mia mano mi hanno procurato questo benessere. Ricordati del Signore tuo Dio, poichรฉ Lui ti ha dato la forza di procurarti questoยป (8,11-18).

Accanto al senso della dipendenza da Dio, un vivo senso di fraternitร .

Il cristiano che recita il Padre Nostro prega al plurale, chiede il pane comune, il pane per tutti, non soltanto per se stesso. Questo tratto rinvia allโ€™esempio della prima comunitร  di Gerusalemme, di cui parla Luca nel libro degli Atti degli Apostoli. Due volte Luca precisa che ยซavevano tutto in comuneยป e che ยซvendevano le loro proprietร ยป (2,44; 4,32).

Non si tratta di unโ€™abolizione della proprietร , ma del desiderio di condividere fra tutti le proprie sostanze. Un desiderio che sorgeva spontaneo da una duplice convinzione: che Dio รจ Padre di tutti e che il Signore Gesรน รจ morto per tutti. Luca precisa poi che i beni emersi in comune venivano distribuiti ยซa ciascuno secondo le sue necessitร ยป (4,35).

Eโ€™ dunque chiaro che lโ€™ideale perseguito non era quello della povertร  volontaria, ma quello di una caritร  che non puรฒ tollerare che vi siano fratelli nellโ€™indigenza. E infine Luca annota che ยซerano un cuor solo e unโ€™anima solaยป (4,32).

Questโ€™ultima annotazione รจ fondamentale per comprendere le due facce inseparabili della fraternitร  cristiana, che รจ insieme interiore ed esteriore, coinvolge lโ€™anima e la vita. La sua radice รจ nel cuore dellโ€™uomo. ยซCuore e animaยป non รจ tanto unโ€™espressione che dice lโ€™interioritร , quanto piuttosto la totalitร : cuore ed anima designano il โ€œcentroโ€ della persona. Potremmo parafrasare cosรฌ: tutta la persona โ€“ a partire dal suo centro o dalle sue radici โ€“ deve protendersi nella fraternitร .

Dalla domanda del pane traspare un vivo senso di sobrietร . Si chiede al Padre il pane sufficiente per oggi, nulla di piรน. Nessun inutile affanno, nessuna passione per lโ€™accumulo. Il Regno al primo posto, il resto quanto basta.

Il contrario di questa sobrietร  รจ lโ€™affanno, come spiega Matteo in un passo che costituisce un diretto commento al Padre Nostro: ยซPer la vostra vita non affannatevi per quello che mangerete o berrete: per il vostro corpo di come vestireteโ€ฆ Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date in piรนโ€ฆ

Basta a ciascun giorno il proprio affannoยป (6,25-34). Affannarsi per accumulare รจ idolatria. Non รจ nellโ€™accumulo che va posta la sicurezza della vita. Lโ€™affanno โ€“ che cosa mangeremo? che cosa indosseremo? โ€“ รจ contro lโ€™uomo, perchรฉ lo priva della gioia di vivere. Perennemente insoddisfatto, insicuro, lโ€™uomo cade nellโ€™esasperazione del lavoro e dellโ€™accumulo e, quindi, nella schiavitรน.

La domanda del pane rinvia anche allโ€™episodio anticotestamentario della manna:

ยซMosรจ disse loro: nessuno ne avanzi per domani. Ma essi non ascoltarono Mosรจ e alcuni ne presero di piรน per lโ€™indomani: sorsero dei vermi e si corruppeยป (Es 16,19-21). La lezione del miracolo della manna non รจ soltanto la fiducia nel dono di Dio, che ogni giorno pensa al suo popolo, ma anche โ€“ e forse ancora di piรน โ€“ la proibizione dellโ€™accumulo: si deve soltanto raccogliere il cibo che basta per un solo giorno. Lโ€™accumulo imputridisce.

Come conclusione di quanto detto riporto lโ€™intelligente preghiera di un antico saggio, che si legge nel libro dei Proverbi: ยซDue cose ti chiedo, non negarmele prima che io muoia: allontana da me falsitร  e menzogna, non darmi povertร  o ricchezza, ma fammi gustare il mio pezzo di pane, perchรฉ, saziato, non abbia a insuperbire e dica: chi รจ il Signore? Oppure, trovandomi in povertร , non rubi e bestemmi il nome del mio Dioยป (30,7-9).

Rimetti a noi i nostri debiti

Lโ€™uomo รจ debitore per essenza.
La domanda del perdono รจ perciรฒ il modo giusto di stare davanti a Dio, nella preghiera come nella vita quotidiana. 

La domanda โ€œrimetti a noi i nostri debitiโ€ suppone che in noi sia vivo il senso della colpa. Qualora mancasse, la domanda del Padre Nostro perderebbe la sua veritร : uno stereotipo, una parola rituale, non piรน una vera domanda. Purtroppo non si tratta di una consapevolezza scontata, perchรฉ il problema non รจ di riconoscere semplicemente i propri limiti o i propri sbagli, ma di avere la chiara percezione delle proprie colpe morali, responsabili, liberamente commessi: azioni che offendono Dio, non solo se stessi o gli altri. Questa percezione โ€œteologicaโ€ delle proprie azioni รจ giร  dono di Dio. E difatti รจ quando sente i passi e la voce del Signore che Adamo prende coscienza della sua disobbedienza; รจ quando รจ raggiunto dalla parola dei profeta che Davide avverte la gravitร  del proprio peccato. La Scrittura รจ convinta che non si misura rettamente il proprio debito, se ci si confronta con se stessi o con gli altri: occorre confrontarsi con la Parola di Dio. Puรฒ succedere di essere ciechi al punto da non piรน vedere le proprie colpe, come giร  accadeva ad alcuni della comunitร  di Giovanni (1 Gv 1,8). E cโ€™รจ persino chi vede le responsabilitร  degli altri e non le proprie.

Confrontandosi con la Parola di Dio si avverte che il debito โ€“ anzi i debiti, al plurale โ€“ non รจ soltanto questione di precise trasgressioni della legge, che pure ci sono: e le molte omissioni? Il padrone della parabola dei talenti esige piรน di quanto ha dato: condanna il servo perchรฉ pigro e dimissionario, non perchรฉ particolarmente cattivo: non ha sperperato, semplicemente non ha trafficato. E ad essere tagliato e bruciato รจ lโ€™albero che non porta frutto (Le 13,6-9). Bastano queste poche annotazioni per dirci che la domanda del Padre Nostro mette in questione lโ€™uomo nella sua interezza. In questione รจ lo slancio in avanti, verso Dio (ยซcon tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forzeยป), non soltanto il male che si fa.

La versione di Matteo non parla direttamente di peccati, ma di debiti, una metafora che ricorre con frequenza nel parlare di Gesรน, anche se non sempre vi si trova la parola precisa: per esempio nella parabola del creditore senza pietร  (Mt 18,23ss), dellโ€™amministratore astuto (Le 16,1-8), dei talenti (Mt 25,14-30), dei due debitori (Le 7,41ss), dellโ€™uomo trascinato in tribunale (Le 12,51ss) al quale conviene accordarsi lungo la strada per non essere gettato in prigione. Il fatto che lโ€™immagine del debito ritorni con frequenza nel parlare di Gesรน suggerisce che per Lui essa si prestava bene a ritrarre la situazione dellโ€™uomo: davanti a Dio, ma anche di fronte agli altri. Lโ€™uomo รจ per essenza debitore: di fronte a Dio, dal quale ha tutto ricevuto, senza aver nulla in cambio da ridare. E di fronte agli altri: quante sono le cose ricevute (a incominciare dalla propria esistenza!), che non si possono restituire?

Il vocabolo opheilema dice lโ€™obbligo che sorge di fronte a qualcosa che si รจ ricevuto. Penso che รจ su questo ricevuto che debba concentrarsi la nostra attenzione. Non immaginiamo un Dio che vuole di ritorno qualcosa per sรฉ, bensรฌ un Dio che vuole si capisca che ciรฒ che si possiede รจ ricevuto, dono, e dunque qualcosa per cui ringraziare e, soprattutto, qualcosa da non trattenere egoisticamente per se stessi.

Eโ€™ per questo che il servo della parabola, che si รจ visto condonare un debito immenso, avrebbe dovuto, a sua volta, condonare un piccolo debito al suo compagno di lavoro (Mt 18).

A questo punto la metafora del debito โ€“ che sin qui si รจ rivelata molto utile โ€“ non basta piรน. Eโ€™ in gioco qualcosa di diverso dalla semplice cancellazione di un debito materiale. Se si esce dalla metafora โ€“ che รจ commerciale e giuridica โ€“ per coglierne il significato reale, si comprende che qui si tratta di un debito che รจ unโ€™offesa. Non tocca i beni del creditore, ma la persona. Il โ€œpeccatoโ€ รจ il rifiuto di un dono, non semplicemente lโ€™insolvenza di un debito.

Si diceva che lโ€™uomo รจ debitore per essenza. La domanda del perdono รจ perciรฒ il modo giusto di stare davanti a Dio, nella preghiera come nella vita. Eโ€™ lโ€™atteggiamento assunto dal pubblicano: ยซO Dio, abbi pietร  di meยป (Le 18,13). Enumerare puntigliosamente le proprie opere, come ha fatto il fariseo, non serve: non si raggiungerร  mai, in ogni caso, la paritร  fra il ricevere e il restituire, e il debito rimane. Lโ€™unica soluzione aperta allโ€™uomo รจ la domanda del perdono. Se il mondo regge รจ perchรฉ Dio lo perdona sempre. Racconta unโ€™antica storia ebraica che Dio, dopo aver creato il mondo, non riusciva a farlo stare in piedi: lo metteva dritto e cadeva, lo metteva dritto e cadeva. Allora Dio creรฒ il perdono e glielo pose accanto, e il mondo stette in piedi. Anche la domanda del perdono รจ formulata alla prima persona plurale: rimetti a noi i nostri debiti. Perchรฉ al plurale? Probabilmente per piรน motivi. Il soggetto primario della preghiera รจ la comunitร : il Padre Nostro รจ una preghiera corale. Eโ€™ anche vero, inoltre, che ci sono colpe comunitarie, collettive, non solo individuali. Tuttavia non รจ questa la direzione principale della domanda: in tal caso sarebbe stato preferibile dire il โ€œnostro peccatoโ€, anzichรฉ i โ€œnostri peccatiยป. Il peccato collettivo non relega in secondo piano la responsabilitร  personale, come a volte sembra di avvertire quando si parla dei peccati della societร , colpa di tutti e di nessuno.

Nel Padre Nostro รจ anzitutto in questione la mia e la tua responsabilitร . Si dice nostri perchรฉ si tratta, appunto, dei miei e dei tuoi peccati. Ma il motivo principale del plurale รจ un altro, comune a tutte le richieste del Padre Nostro: si chiede perdono per sรฉ e per tutti.

Anche la domanda del perdono รจ missionaria. Neppure qui il cristiano si isola. Chiedere perdono per gli altri รจ la preghiera che lo stesso Gesรน sulla Croce ha rivolto al Padre (Le 23,34). La preghiera del perdono รจ di per sรฉ la piรน umile delle preghiere, ma รจ anche la preghiera che piรน delle altre rischia di diventare retorica. Non cosรฌ nel Padre Nostro, dove la domanda รจ sobria, schietta, oserei dire piena di dignitร . Nessuna traccia di aggettivi o avverbi che dicano la nostra umiliazione, nรฉ si suggerisce di fare un qualche gesto penitenziale, come battersi il petto e simili. Al Padre Nostro basta un semplice verbo allโ€™imperativo: ยซrimettiยป. Ovviamente lโ€™imperativo non dice qui la pretesa, certo perรฒ la confidenza, e soprattutto lโ€™urgenza: quando il bisogno รจ impellente non cโ€™รจ spazio per inutili parole, si domanda e basta. Sobrietร  ammirevole e ricca, tanto ricca da farci capire โ€“ come dimenticarlo? โ€“ che siamo โ€œfigliโ€ anche se peccatori, e che il perdono lo stiamo chiedendo a un Padre, non a un padrone.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Quale che sia il significato del โ€œcomeโ€, il perdono ai fratelli รจ di assoluta importanza e si collega con quello di Dio in senso stretto e necessario. 

La quinta domanda del Padre Nostro non si limita a chiedere il perdono di Dio, ma allarga il discorso aggiungendo: ยซCome noi li rimettiamo ai nostri debitoriยป. Il perdono di Dio e il nostro perdono ai fratelli sono dunque legati da un โ€œcomeโ€. Certamente questo โ€œcomeโ€ non significa che il nostro perdono costituisca la ragione, la misura e il modello del perdono di Dio. Sarebbe un modo capovolto di guardare Dio! Il suo perdono precede sempre il nostro, incondizionato, gratuito e senza misura.

Tuttavia il โ€œcomeโ€ pone fra i due perdoni un legame stretto e decisivo. Lo ribadiscono diversi testi evangelici. Per esempio Matteo in una sorta di breve commento allo stesso Padre Nostro. Fra tutte le frasi che poteva scegliere da commentare, ha scelto proprio la nostra: ยซse voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerร  anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerร  le vostre colpeยป (6,14-15).

Lo stesso concetto ritorna anche piรน avanti, sia pure con parole diverse: ยซCol giudizio col quale giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misuratiยป (7,2).

Lo stesso pensiero, infine, riappare in unโ€™affermazione di Marco (11,25), che sembra unโ€™eco del Padre Nostro: ยซQuando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, lo perdonate, perchรฉ il Padre vostro che รจ nei cieli perdona a voi i vostri peccatiยป.

A questo punto si puรฒ giร  trarre una prima conclusione. Comunque si intenda il significato preciso di quel โ€œcomeโ€, resta fermo che il perdono ai fratelli รจ di assoluta importanza. Il legame col perdono di Dio รจ stretto, addirittura in un certo senso necessario. Anche il perdono dato, e non solo il perdono ricevuto, รจ decisivo.

Ma che cosa significa rimettere i debiti? E quali debiti? La formulazione del Padre Nostro รจ negativa, ma il suo contenuto non puรฒ che essere positivo. Eโ€™ sempre il Vangelo che lo dimostra. In un passo in cui si parla del perdono, Matteo (5,44) dice di amare i nemici e di pregare per loro. Il verbo amare non puรฒ che avere il contenuto pieno dellโ€™amore. Eโ€™ dunque partecipazione, solidarietร , preoccupazione, aiuto. Eโ€™ molto piรน del semplice perdonare.

E anche il verbo pregare suggerisce un atteggiamento positivo: pregare significa desiderare il bene del proprio nemico. Matteo non parla di nemici, ma di โ€œpersecutoriโ€, termine che generalmente indica il nemico della comunitร , dei cristiani come tali, non semplicemente il nemico personale. E il plurale (amate, pregate) sembra voler dire che lโ€™intera comunitร  รจ invitata a perdonare, non soltanto i singoli. E si conclude, infine, sottolineando che il perdono รจ necessario, se si vuole essere figli di quel Dio che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.

In un passo che si puรฒ dire parallelo, Luca (6,27.33-35) non parla solo di amare e pregare, ma aggiunge ยซfar del beneยป e ยซbenedireยป. La positivitร  del rimettere i debiti รจ qui ancora piรน chiara. E poi Luca non parla del nemico come persecutore, ma come colui che maledice, odia, maltratta. Si tratta dunque di una figura di nemico piรน generale, e anche piรน quotidiana.

Il Padre nostro non precisa di che si tratta: dice semplicemente ยซi nostri debitoriยป. E nemmeno precisa quali debiti. Ma proprio questa non precisione dice lโ€™ampiezza e lโ€™universalitร  del perdono: si tratta di rimettere qualsiasi torto, qualsiasi danno ricevuto, chiunque lโ€™abbia fatto. Abbiamo lasciato in sospeso il tentativo di precisare ulteriormente il significato di quel โ€œcomeโ€, che pone un legame stretto tra il perdono di Dio e il nostro. Un passo evangelico, che sembra fatto apposta per aiutarci, รจ la parabola che si legge in Mt 18,21-35. Eโ€™ una narrazione a tre quadri.

Nel primo si racconta che un servo aveva un debito immenso, del tutto inverosimile tanto รจ grande. Avendo supplicato un rinvio del pagamento, il padrone gli condona lโ€™intero debito. Il gesto del padrone va oltre la domanda del servo. La risposta di Dio รจ sempre oltre la misura della domanda, oltre le aspettative e le speranze, oltre il giusto. Nulla viene detto sulle qualitร  del servo, se buono e fedele, se abile nel lavoro, se ha reso grandi servizi. Si dice soltanto che ha ยซsupplicatoยป. A spingere il padrone a rimettere il debito, dunque, sono state la sua grandezza dโ€™animo e la sua compassione, non i meriti del servo. Il secondo quadro ci riporta nel mondo degli uomini. La relazione non รจ piรน fra il servo e il padrone, tra lโ€™uomo e Dio, ma fra uomo e uomo. Qui la scena รจ inaspettata: il servo perdonato incontra un collega che gli deve pochi denari, viene a sua volta supplicato, ma non si muove a compassione, esige il pagamento del debito fino allโ€™ultimo. Come รจ possibile, dopo un tale condono ricevuto, non essere capace, a propria volta, di una piccolissima remissione? Chiunque si sarebbe aspettato che il servo -sopraffatto dalla gioia e dalla gratitudine โ€“ avesse ritenuto normale perdonare a sua volta un piccolo debito. Ma il servo non ha compreso la fortuna che gli รจ capitata. Il perdono ricevuto non lo ha rigenerato, nรฉ rincontro con la gratuitร  di Dio gli ha allargato lo spirito. Non ha capito che accettare di essere perdonati significa entrare in un circolo nuovo di rapporti, nel quale i criteri dello stretto dovuto diventano inadeguati.

Se ci si ricorda di essere stati perdonati, non si puรฒ piรน essere i difensori della rigida giustizia, al punto da volerla imporre anche a Dio. Chi si fa difensore della rigida giustizia, non รจ piรน un annunciatore del volto nuovo e sorprendente del Dio di Gesรน, ma lโ€™annunciatore ripetitivo di una figura ovvia di Dio, rigida, triste, troppo simile a come gli uomini se la immaginano per avere la forza di stupirli.

Nel terzo quadro tutto sembra capovolgersi. Il servo prima perdonato, ora non lo รจ piรน. Certo resta fermo che il perdono di Dio precede, del tutto gratuito e senza misura. Su questo la parabola รจ chiara: il perdono fraterno รจ la conseguenza del perdono di Dio, che ne costituisce la motivazione e la misura (ยซcome io ho avuto compassione di teยป). Tuttavia il perdono generoso di Dio non puรฒ confondersi con lโ€™indifferenza.

Che lโ€™uomo estenda il perdono ricevuto o lo tenga per sรฉ, agli occhi di Dio non puรฒ essere la stessa cosa. Il perdono fraterno va preso sul serio. Non รจ la ragione del perdono di Dio, perรฒ รฉ il luogo della sua veritร . Se non dai il perdono, significa che non hai compreso il perdono ricevuto. Eโ€™ come se il perdono di Dio dentro di te svanisse. Il perdono al fratello non รจ la condizione perchรฉ Dio, a sua volta, ci perdoni. Eโ€™ perรฒ la prova che il perdono di Dio lโ€™abbiamo veramente ricevuto, accolto, e che veramente ci ha trasformato.

Non ci indurre in tentazione

La prova di cui si parla non รจ semplicemente quella dellโ€™uomo in generale, ma quella del discepolo, del missionario che ha fatto del Regno lโ€™unica ragione della sua vita. 

Nella sesta domanda del Padre Nostro chiediamo a Dio di ยซnon indurci in tentazioneยป. Il verbo indurre ci sorprende, persino ci infastidisce. La tentazione non puรฒ venire da Dio. Giร  nelle prime comunitร  cristiane qualcuno lo pensava, e Giacomo nella sua lettera ribatte con decisione: ยซNessuno, quando รจ tentato, dica: sono tentato da Dio; perchรฉ Dio non puรฒ essere tentato dal male e non tenta nessuno al maleยป (1,13). Meglio sarebbe, e anche piรน fedele al testo originario, tradurre: ยซNon lasciarci soccombere nella tentazioneยป.

Al posto di tentazione, poi, si potrebbe usare il termine โ€œprovaโ€. La parola greca dice ambedue le cose. Si dice che la prova purifica e affina lo spirito, fortifica la fede. Puรฒ essere vero.

Tuttavia la prova รจ anche pericolosa. Qui nel Padre Nostro se ne sottolinea la pericolositร , e perciรฒ si chiede a Dio di venirci in aiuto. Non si chiede a Dio di evitarci le prove, ma di venirci in aiuto.

ยซNon รจ forse una tentazione la vita dellโ€™uomo sulla terra?ยป si chiede Giobbe (7,1). Ha ragione. La vita รจ tutta una prova. Ma quali prove? Sono molte e di vario genere.

Ci sono le prove eccezionali e ci sono le prove quotidiane. Nella spiegazione della parabola del seminatore, Luca dice: ยซQuelli sulla roccia, sono coloro che, dopo averla ascoltata, accolgono la Parola con gioia: costoro non hanno radici e per un certo tempo credono e nel tempo della prova crollanoยป. Luca non parla qui di prove eccezionali, come potrebbe essere una persecuzione o una grande tribolazione. Egli sa che per spiegare i cedimenti di molti cristiani non รจ necessario riferirsi alla persecuzione. Bastano le prove comuni, la monotonia della vita, il logorio del quotidiano. Per spegnere gli entusiasmi, anche i piรน genuini, a volte basta il tempo che passa. Luca adopera qui un verbo che significa: staccarsi, sfaldarsi, cedere.

Le immagini suggerite esprimono efficacemente quanto la semplice vita quotidiana possa sfiancare e spegnere. Eโ€™ come un tarlo che giorno dopo giorno, senza apparenti mutamenti, svuota di ogni consistenza la fede. Il pericolo di questa prova รจ grande, perchรฉ frequente perchรฉ subdola. Si cede senza rendersi conto, si viene meno e non lo si sa. Occorre, allora, vigilare e pregare per non trovarsi a terra senza accorgersi di essere caduti, per non lasciarsi, cioรจ scivolare piano piano quasi inavvertitamente verso la perdita della fede. Romano Guardini โ€“ in un suo libro molto bello che ha per titolo โ€œLe etร  della vitaโ€ โ€“ scrive che nessuno รจ dispensato dal vigilare e pregare continuamente, perchรฉ ยซa costituire una tentazione che spegne ogni entusiasmo, anche nel campo della fede, non sono solo le grosse tribolazioni, ma puรฒ essere anche il semplice passare del tempo.

La trascuratezza del vigilare sulla propria fede รจ la strada per perderla a poco a poco, quasi inavvertitamente. Eโ€™ proprio il tempo che passa a indebolire, a far perdere freschezza, a costituire una tentazione di fronte alla scoperta del proprio limite, tanto maggiore quanto piรน lโ€™uomo invecchiaยป.

Ho sottolineato la prova quotidiana, normale, perchรฉ รจ la piรน frequente e la piรน subdola.

Tuttavia ii Padre Nostro intende anzitutto una prova piรน precisa. Di fatti non parla di prove al plurale, ma di prova al singolare. Di che si tratta?

Per rispondere alla domanda โ€“ come sempre quando si vuole comprendere il Padre Nostro โ€“ dobbiamo guardare a Gesรน Cristo. Egli รจ stato sottoposto alla prova nel deserto (Mt 4,l ss): si trattava di decidere se condurre la propria missione secondo la parola di Dio, o secondo la logica del mondo.

Gesรน รจ stato poi sottoposto alla prova nella passione: si legga lโ€™episodio del Getzemani. Le due prove sono congiunte, al punto che si potrebbe parlare di una sola prova in due tempi.

Nel primo momento la prova viene dal fascino del mondo, che vorrebbe far credere al discepolo che la logica della parola di Dio รจ inefficace, improduttiva, certo non adeguata alla missione che si intende svolgere.

Nel secondo momento โ€“ quello decisivo โ€“ la prova sembra venire da Dio stesso, il cui volto appare cosรฌ diverso da come siamo soliti immaginarlo: un volto certamente sorprendente e bellissimo e tuttavia anche sconcertante: รจ il volto del Crocifisso. In ambedue i momenti, lo spazio della prova รจ la stessa identitร  del Regno, รจ il suo modo di farsi presente nella storia. Paradossale, ma verissimo: la prova accompagna sempre il Regno di Dio. Scaturisce, per cosรฌ dire, dal suo interno, dalla sua natura di piccolo seme, dal suo modo di crescere sotto la terra, dal suo totale rispetto della libertร  dellโ€™uomo (che pare debolezza). Se davvero il Regno รจ di Dio, non dovrebbe essere piรน grandioso, apparire in modo piรน convincente, irrompere nella storia e mutarla? Eโ€™ proprio vero: รจ lo stesso Regno di Dio che crea lo spazio per la prova.

Si comprende allora che la prova โ€“ o la tentazione โ€“ di cui si parla nel Padre Nostro, non รจ semplicemente la tentazione dellโ€™uomo che si dibatte nelle molte difficoltร  della vita. Eโ€™ la tentazione del discepolo, del missionario che ha fatto del Regno il suo principale desiderio, lโ€™unica ragione della sua vita.

Se la tentazione รจ cosรฌ strettamente congiunta alla natura del Regno di Dio, allora si deve anche concludere che Dio non puรฒ evitarci questa prova. Lโ€™incontro con il Crocifisso รจ necessario, se si vuole veramente conoscere chi รจ Dio. Ma se non puรฒ sottrarci alla prova, il Padre puรฒ aiutarci a non soccombere. Anzi, puรฒ aiutarci a scorgere la bellezza del Crocifisso, cosรฌ da rimanerne stupiti anzichรฉ scandalizzati.

Ma liberaci dal male

Il cristiano sa che il male che cโ€™รจ nel mondo e nellโ€™uomo non si spiega soltanto con la cattiveria dellโ€™uomo. E sa che va combattuto a partire dal cuore stesso dellโ€™uomo. 

ยซMa liberaci dal maleยป รจ lโ€™ultima invocazione del Padre Nostro. Si chiede la liberazione da quale male? Il termine greco puรฒ essere tradotto in due modi: liberaci dal male, oppure liberaci dal maligno. Eโ€™ una indeterminazione intelligente, perchรฉ tutti e due i significati sono veri. Il cristiano sa che il male, che cโ€™รจ nel mondo e negli uomini, non si spiega soltanto con la cattiveria dellโ€™uomo. Cโ€™รจ un tentatore che spinge al male. Ma il cristiano sa anche che non tutto il male รจ da attribuirsi al tentatore: il male viene da noi.

La formula del Padre Nostro non dice ยซliberaci da questo o quel male, da questa o quella cosa cattivaยป, ma ยซdal maleยป, con lโ€™articolo: dunque il male nel suo significato complessivo o, forse meglio, nella sua radice.

Non รจ certo il caso di elencare qui le molte forme del male, sono tante e le conosciamo.

Piรน utile chiarire alcuni atteggiamenti che il cristiano deve assumere di fronte al male. Se questi atteggiamenti mancassero, la domanda del Padre Nostro perderebbe la sua veritร : non piรน una invocazione sincera, ma stereotipa, abitudinaria.

II primo atteggiamento รจ lโ€™umiltร  di riconoscersi peccatori. La serenitร  poggia sulla certezza del perdono di Dio, non sullโ€™illusione di essere senza peccato. Eโ€™ questione di veritร  e di lealtร . Lโ€™uomo ha la tendenza a scusarsi: il male fa parte della natura dellโ€™uomo, si sente dire. Il male รจ inevitabile, รจ necessario. Non colpa, ma limite. Il Vangelo non ragiona cosรฌ. Il male รจ nostro. Non va combattuto fuori, nelle cose, negli altri, ma in noi stessi. Una frase di Gesรน รจ in proposito lapidaria: ยซDal di dentro, cioรจ dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, malvagitร , inganni, impudicizia, occhio cattivo, bestemmia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose vengono fuori dal di dentroยป (Me 7,21-23).

Accanto allโ€™umiltร , un atteggiamento di vigilanza: perchรฉ il nostro cammino non puรฒ mai dirsi definitivamente confermato in una direzione. Deviare รจ sempre possibile. Qualsiasi uomo, dovunque si trovi, qualsiasi cosa abbia fatto, puรฒ sempre correre il pericolo di tornare indietro. Eโ€™ anche questione di prendere coscienza della propria debolezza: il male รจ forte, conserva sempre il fascino. Per questo si chiede a Dio: liberaci dal male. Nessuno vince il male da solo. Occorre lโ€™aiuto di Dio. Del resto il verbo โ€œliberaciโ€ รจ forse troppo debole. Il senso letterale del verbo greco รจ โ€œstrappar viaโ€, come se noi fossimo attaccati al male, incollati, incapaci di scrollarcelo di dosso. Il male รจ qualcosa che si accumula, si appesantisce, ci tira sempre piรน giรน. E tuttavia una incrollabile fiducia. Il Padre Nostro si รจ aperto con il nome del Padre e termina con la parola male. Qui sta la drammaticitร  dellโ€™esistenza cristiana, tesa โ€“ e contesa โ€“ tra il Padre e il male. Ma nessuna paura, perchรฉ il Padre รจ piรน forte del male. Nessuna angoscia, perchรฉ il perdono del Padre รจ piรน grande del male, persino piรน certo, piรน pronto.

Abitualmente concludiamo il Padre Nostro dicendo: ยซMa liberaci dal maleยป. Gli antichi preferivano, perรฒ, unโ€™altra traduzione, altrettanto corretta: ยซma liberaci dal Malignoยป.

Sulla presenza del maligno, il tentatore, si possono dire molte cose. Ma noi stiamo a quanto dice il Vangelo. Satana ha tentato anche Gesรน. In che modo? Rispondere a questa domanda รจ importante per comprendere il senso di โ€œma liberaci dal malignoโ€. Sono note le tentazioni di Gesรน nel deserto. Qui Satana non cerca (almeno apparentemente) di distogliere Gesรน dal suo compito messianico, ma gli suggerisce piuttosto di svolgerlo servendosi del prestigio e della potenza. Satana cerca di distogliere Gesรน dallโ€™obbedienza alla parola di Dio, non subito e direttamente dal suo compito messianico. Anzi: moltiplicare i pani, gettarsi dal pinnacolo del tempio e dominare il mondo vengono suggeriti, appunto, come una strada convincente per affermare la propria messianicitร . Satana รจ furbo, e non dice direttamente di disobbedire a Dio. Piuttosto suggerisce di interpretare a modo nostro la volontร  di Dio.

E difatti a ben guardare la tentazione รจ sottile. Per due volte Satana si rivolge a Gesรน dicendogli: ยซSe sei Figlio di Dioโ€ฆยป. Per Gesรน essere Figlio si esprime nellโ€™obbedienza e nella dedizione al Padre. Per Satana invece lโ€™essere Figlio significa poter disporre della potenza divina a piacimento e per la propria gloria.

La pericolositร  della tentazione sta anche nel fatto che Satana non parla a nome proprio, non oppone la parola di Dio alla propria saggezza, ma si sforza โ€“ ingannando โ€“ di partire dalle Scritture, pretendendo presentarsi con il sostegno della stessa parola di Dio: nel deserto Satana cita le Scritture. Eโ€™ sorprendente, ma รจ proprio cosรฌ. E qui sta la pericolositร  della tentazione, in questa furbizia del maligno. La tentazione รจ suggerita da Satana, ma proviene al tempo stesso dallโ€™interno, da una distorta lettura delle Scritture sempre possibile, che puรฒ persino portare a una capovolta concezione della gloria di Dio. In ogni caso, il Vangelo sa molto bene che la tentazione di Satana nel deserto ha trovato altri portavoce. Per esempio, gli avversari, che per โ€œtentarloโ€ gli chiedevano un โ€œsegno dal cieloโ€, cioรจ una convincente affermazione di potenza.

Oppure la folla, che lo circonda e pretende strumentalizzarlo, piegandolo alle proprie attese. O anche, e direi soprattutto, lo stesso discepolo: ยซGesรน, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverรฒ Pietro e disse: via da me, Satana! Perchรฉ non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uominiยป (Me 8,33). Pietro, volendo distogliere Gesรน dalla via della Croce (ancora una volta non si tratta di distogliere il Cristo dal suo compito messianico, bensรฌ di indicargli una via piรน facile per svolgerlo) ripropone esattamente la tentazione di Satana nel deserto. Una tentazione sottile, che viene dal di dentro del gruppo. Una tentazione definita satanica (ยซvia da me, Satanaยป) ma che poi โ€“ in realtร  โ€“ non รจ altro che un โ€œragionare da uominiโ€. Ciรฒ che viene da Satana e colpisce al cuore la veritร  di Gesรน puรฒ apparire ragionevole al punto che il discepolo se ne fa portavoce senza accorgersi, se non addirittura pensando di servire il Signore. Se cosรฌ, รจ veramente importante pregare continuamente dicendo al Padre: ยซLiberaci dal Malignoยป.

I mille volti del Padre Nostro

Il pane per ogni giorno, il perdono dei peccati, la forza per vincere il male: questi i bisogni dellโ€™uomo che il Cristo ha individuato e che affida alla forza dellโ€™orazione. 

Dopo aver meditato il Padre Nostro domanda per domanda, quasi parola per parola, รจ bello volgersi indietro per contemplarlo nelle sue qualitร  fondamentali, nelle strutture che lo sorreggono e gii imprimono uno stile inconfondibile. Sono molte, ma dobbiamo accontentarci soltanto di alcune.

Il Padre Nostro รจ una preghiera ammirevole per la sua sobrietร : non cโ€™รจ una parola di troppo nรฉ aggettivi ingombranti. Giร  il saggio Qohelet diceva che la preghiera deve essere di poche parole. Poche, ma vere. A che serve moltiplicare le parole? Le parole inutili stancano Dio e gli uomini. E difatti Gesรน ha insegnato il Padre Nostro proprio per contrapporsi alle interminabili preghiere dei pagani, ยซi quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perchรฉ il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, ancor prima di chiederleยป.

Il Padre Nostro รจ una preghiera di domande, non di lode, nรฉ di ringraziamenti. Semplicemente di domande. E questo รจ splendido. Si pensa โ€“ a volte โ€“ che la preghiera di domanda sia la piรน umile, la piรน interessata delle preghiere, in un certo senso persino indegna dellโ€™uomo maturo. Forse.

Personalmente penso invece che sia la preghiera piรน vera, quella che fotografa lโ€™uomo nelle sue dimensioni piรน reali: il pericolo, lโ€™impotenza, la paura e il bisogno.

Proprio perchรฉ รจ una preghiera fatta di domande, soltanto di domande, il Padre Nostro รจ la preghiera dellโ€™uomo. Perรฒ dellโ€™uomo autentico, semplificato, che chiede le cose necessarie, non cose inutili e ingombranti, non le cose di troppo: il Regno di Dio, il pane di ogni giorno, il perdono, la vittoria sul male.

I bisogni dellโ€™uomo sono tanti. Cosรฌ โ€“ per lo meno โ€“ pensiamo noi. Il Padre Nostro, perรฒ, ne indica soltanto tre: il pane per ogni giorno, il perdono dei peccati, la forza per vincere il male. Perchรฉ questi tre e non altri? Evidentemente perchรฉ il Padre Nostro li considera essenziali e sufficienti.

Con questa scelta la preghiera di Gesรน ci invita ad un chiarimento della nostra vita: ci dice quali sono i veri bisogni, invitandoci a indugiare su questi e a lasciar perdere gli altri, perchรฉ inutili, indotti e frastornanti.

La preghiera del Padre Nostro รจ la preghiera dellโ€™uomo semplificato. Una condizione, questa, assolutamente necessaria perchรฉ la preghiera del Padre Nostro trovi la sua veritร .

Il Padre Nostro รจ la preghiera del discepolo di Gesรน, di un uomo, cioรจ, che vive tutto raccolto nellโ€™attesa del Regno di Dio. Il discepolo รจ un uomo che prende molto sul serio lโ€™avvertimento evangelico: ยซCercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarร  dato in piรนยป.

โ€œCercareโ€ รจ un verbo che esprime un desiderio sentito, sincero, un modo di vivere appassionato e concentrato. Chi si disperde in molte cose, sembra cercare molto, ma in realtร  non cerca nulla. Un simile uomo รจ tutto il contrario del discepolo. E sulle sue labbra il Padre Nostro non dice nulla: parole, formule, ma non domande vere.

Le prime tre richieste del Padre Nostro esprimono un solo grande desiderio: ยซVenga il tuo Regnoยป.

Se chi le recita non desidera il Regno, tutto si affloscia: il Padre Nostro diventa una formula abituale, una confusa domanda generale in cui si chiede a Dio tutto e niente.

Se un uomo non desidera Dio, che senso puรฒ avere per lui quel ยซVenga il tuo Regno?ยป. Il Padre Nostro รจ una preghiera che richiede delle condizioni di veritร  che non sono di tutti. Il Padre Nostro รจ una preghiera impegnativa.

Pur essendo la preghiera del cristiano, anzi del vero cristiano, il Padre Nostro puรฒ dire qualcosa anche allโ€™uomo non cristiano: non perรฒ allโ€™uomo qualunque, allโ€™uomo senza qualitร , ma allโ€™uomo insoddisfatto delle cose che ha e che raggiunge: un uomo che cerca una pienezza che non trova e che tuttavia continua a desiderare e a cercare.

Anche questโ€™uomo โ€“ senza accorgersi, senza parole โ€“ esprime a modo suo il grande desiderio: ยซVenga il tuo Regnoยป.

Il Padre Nostro รจ la preghiera dei figli. Giustamente la liturgia della Messa lo introduce con queste parole: ยซObbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo direโ€ฆยป Osiamo: recitare il Padre Nostro รจ, difatti, un modo coraggioso di stare davanti a Dio. Eโ€™ il coraggio dei figli. Se il cristiano prega con tanta dignitร  davanti al Padre, a testa alta, non รจ perchรฉ รจ arrogante, ma perchรฉ si sente autorizzato dalla parola del Signore. Egli sa che si tratta di un coraggio regalato, ricevuto, non scoperto in noi stessi in nome di non so quale dignitร . La sua radice รจ la dignitร  di essere figli come Gesรน: e questo รจ un puro dono, che non si puรฒ vantare come cosa propria, ma della quale si puรฒ solo ringraziare. Pregare il Padre con dignitร  e coraggio, con confidenza, รจ un modo di ringraziarlo e di riconoscerlo โ€œPadreโ€.

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