Signori
‘Il Figlio dell’uomo è signore del sabato…’
Per quanto desideriamo essere affrancati da vincoli, è come se non fossimo in grado di gestire l’esperienza della libertà. Per questo preferiamo sentirci al sicuro solo attraverso una fitta casistica di prescrizioni e di norme che stabilisca sempre per noi ciò che è permesso e ciò che è proibito. Quella “signoria” che Gesù rivendica per sé non è una sorta di esenzione o di privilegio che lo dispensi dall’osservanza della legge. È, invece, un invito a saper accogliere e gestire la nostra libertà come un ambito capace di esprimere quanto somigliamo a colui che ci ha creati.
Proprio grazie a quanto ci è stato donato attraverso il Figlio di Dio, siamo chiamati a discernere continuamente quali sono i cammini più adeguati da intraprendere, come fece Davide quando si trovò nel bisogno. La libertà non è il criterio per seguire il proprio capriccio ma il dono per intravedere i nuovi cammini della speranza di vita.
Se il Signore opera in giorno di sabato non è per fare il bastian contrario rispetto a quanto prescriveva la legge ma per restituire l’osservanza di un precetto alla sua verità. Il sabato, infatti, era memoria della grande bontà di Dio e del bisogno di dire “basta” a una logica produttiva e gustare, così, il riposo stesso di Dio.
Il sabato non lo si osserva soltanto se ci si astiene dall’operare ma se si è in grado di promuovere e alimentare la vita in se stessi e in coloro che ci sono affidati. Può accadere, infatti, che per l’indisponibilità a misurarsi con gli orizzonti illimitati del vangelo si finisca per impedire la vita. Guai a una norma che sia soltanto un impedimento o una prigione e non un motivo per alimentare la relazione stessa con Dio e con i fratelli.