Quindi i figli sono liberi…
Stupisce, e non poco, il modo in cui Gesù si pone persino di fronte alla libertà, tanto da non farne una bandiera ideologica da usare contro qualcuno. La condizione di libertà propria dei figli, di cui egli è il primo, non vuol dire privilegio o esenzione: egli continua ad essere libero proprio di fronte ad una situazione di contrapposizione e di rifiuto. Il suo essere libero si manifesta altresì nel non voler scardinare le convinzioni altrui (è preoccupato, infatti, di non scandalizzare) soprattutto quando queste sono ciò che rendono l’altro sicuro.
Ciò che stabilisce fino a che punto siamo liberi davvero è il desiderio che anche altri lo siano. Criterio della libertà è la liberalità, la larghezza di cuore, il fatto che nessuno sia messo alle strette. Per questo Gesù non si preoccupa solo per sé ma anche per Pietro: “consegnala a loro per te e per me”. Non sarà forse questo il prezzo della libertà, la sua esistenza consegnata come prezzo di un riscatto? La tassa da pagare, infatti, non è qualcosa di esterno ma la stessa vita di Gesù. Davvero, come attesta Fil 2,5-11, non ritenne un tesoro geloso la sua condizione divina ma spogliò se stesso. Si spoglia così da permettere a noi di compiere ciò che da soli non saremmo in grado di fare. Il pesce ha un forte valore cristologico: se attraverso il pescarlo Pietro è in grado di pagare la tassa per il tempio, è attraverso la morte del Figlio nelle acque del male che noi possiamo avere accesso a una relazione con il Padre non da schiavi ma da figli.
- Pubblicità -
La strada mediante la quale noi abbiamo la possibilità di condividere la stessa relazione che il Figlio Gesù ha con il Padre è quella della croce: per manifestarsi, Dio sceglie la stessa vulnerabilità dell’uomo. A fronte di una tale rivelazione, “i discepoli furono molto rattristati”: è più facile, infatti, attendersi che Dio costringa all’evidenza mediante una potenza che sottomette e una gloria che acceca piuttosto che intraprendere la strada dell’umana fragilità.
Il Figlio potrebbe non sottomettersi a un simile percorso come potrebbe non pagare la tassa per il tempio dal momento che i re di questo mondo non riscuotono tasse dai figli e, tuttavia, assume proprio il nostro limite per manifestare chi egli è veramente, non imponendosi ma sottomettendosi, anche a costo di pagare la tassa con la sua stessa vita.
Autore: don Antonio Savone
- Pubblicità -