Erode si pone la domanda su Gesù, ma la sua curiosità non gli consente di essere introdotto alla comprensione profonda di quell’uomo di cui sente dire determinate cose. Non basta essere curiosi perché si creino le condizioni di un vero incontro tra lui e Gesù. Lo sappiamo anche per ciò che concerne i nostri rapporti.
La sua è la curiosità propria di chi ha bisogno di esercitare il controllo, di far sì che nulla sfugga alla sua presa. Erode proprio non ci sta. Io non ci sto quando qualcosa attenta il mio delirio di onnipotenza. Erode, infatti, mi impersona non poco: accade anche di ritrovarmi a fare domande e, tuttavia, a darmi io stesso le risposte. Quando la realtà eccede, Erode non ci sta e per questo decapita, annienta, distrugge. Non riesce a scendere dal trono delle sue supposizioni per fare il passo di andare incontro all’altro.
Erode è figura di chi ha una reale difficoltà a incontrare e a lasciarsi incontrare, per questo si ritrova in uno stato di confusione che altalena tra il restare perplesso e l’ascoltare volentieri.
Erode, un uomo che aveva paura di tutto e di tutti, vittima dello stesso potere che egli credeva di esercitare incontrastato: infatti, proprio l’esercizio di esso, talvolta, è frutto di convenzioni e pressioni di cui si è schiavi. Da burattinaio quale riteneva di essere, diventa in un attimo burattino.
Superficialità, prodigalità e stoltezza: è su questa combine che si gioca la vita di Erode. La stoltezza ha il suo humus più fecondo proprio nella superficialità declinata come incapacità di saper controllare le proprie parole soprattutto quando non si riesce a cogliere l’esito nefasto di esse. Alla fine finisce per fare il prodigo sulla pelle altrui: non sa fare i conti della sua vita con le proprie tasche, per questo ha bisogno di attingere a quelle altrui.
Mi chiedo che cosa sia per me, oggi, il Battista che devo accettare per intraprendere un percorso di verità…
AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM