Quando Dio si dà un programma – individuerei in questa espressione il nucleo del messaggio odierno – quando Dio si dà un programma, sceglie dunque un luogo che non ha rilevanza alcuna e lo fa partendo dalla lettura del profeta Isaia, si colloca cioè nella corrente del pensiero profetico, vale a dire nel solco di chi riesce a vedere più in là, di chi vede oltre. Gesù non abolisce il prima ma lo porta a compimento. Interessantissimo! Quando entra nella nostra vita non fa piazza pulita, si colloca anzitutto nel filone di una continuità. Assume quanto c’è già e che tu puoi mettergli a disposizione.
Nelle affermazioni programmatiche di Gesù non un discorso morale. In Gesù Dio si dà quattro obiettivi, che non riguardano lui ma l’uomo:
- desidera un uomo capace di gioia (proclamare ai poveri la lieta novella),
- un uomo capace di esprimersi in libertà (ai prigionieri la liberazione),
- un uomo capace di vedere, di scrutare le profondità (ai ciechi la vista),
- un uomo capace di rimettersi ancora una volta in cammino (rimettere in libertà gli oppressi).
Ecco che cosa sta a cuore a Dio. Ecco che cosa desidera Dio. Ecco che cosa c’è in cima ai pensieri di Dio.
Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di tornare a questa scena evangelica per verificare se abbiamo colto o meno l’essenza del vangelo. È su questo programma che la fede della comunità cristiana, la mia fede, dunque, va misurata: su nient’altro!
Per tutti quegli uomini e donne che ormai non si aspettano più nulla, forse neppure da Dio, per loro viene il Signore Gesù e li sottrae alla disperazione, proprio loro che una ortodossia religiosa, una volta di più, aveva finito per segnarne l’emarginazione. Per loro viene Gesù e senza chiedere il permesso ad alcuno, sabato o non sabato, li restituisce al progetto di Dio, quello delle origini, quando ogni cosa era cosa buona.
Certo, questo programma di Gesù ha un indubbio carattere eversivo che scandalizza i devoti di allora e di sempre. Peraltro Gesù va a cercare un brano. Ce n’erano a migliaia nella Bibbia e lui li conosceva! Va a cercare un passo che interpreti la sua vita. E tra tutti sceglie proprio questo di Isaia omettendo un versetto, là dove Isaia parla di “un anno di vendetta per il nostro Dio” rimane solo “un anno di grazia e di benevolenza”.
In Gesù Dio si è avvicinato all’uomo con una prossimità inaudita, radicale persino nei confronti di samaritani eretici, di donne di dubbia reputazione, di persone segnate da malattie infamanti. La confidenza che Gesù dimostra con queste persone sta ad attestare che Dio è questo e precisamente questo. Mai stato diverso. Lo è stato per coloro che hanno preferito rimanere fedeli alla proiezione del loro immaginario su Dio e non hanno voluto accogliere la rivelazione che Gesù ha reso di lui.
AUTORE: don Antonio Savone
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