don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 3 Maggio 2022

590

Ognuno di noi, fin dalle prime battute della sua vita porta in cuore un forte desiderio di un luogo dove riconoscersi, di una casa dove ritrovarsi. E questo luogo e questa casa sono cercati nei modi più disparati. La Parola di oggi ci annuncia un luogo e una casa particolari. Questo luogo e questa casa sono una relazione tutta particolare che a noi era preclusa: il Padre.

Io sono la via. Questa parola di Gesù viene a fare memoria per ciascuno di noi che la nostra esistenza non è un vagabondare. La via suggerisce l’esistenza di una meta. Quale meta? Lo aveva appena detto prima di questo brano: vado a prepararvi un posto. Davanti a noi, nel futuro, c’è un altrove, c’è un luogo dove dimorare. Perciò, continua Gesù, non abbiate timore.

Mi chiedo: dove va la mia vita? Verso cosa è incamminata? Quale speranza la abita, la attraversa? Che cosa detta ritmi e motivi per continuare a camminare?

Io sono la via. La via verso dove? Non ci interessa sapere dove abiti fisicamente, ma quale sia la dimora del suo cuore. Non sempre dimora fisica e dimora del cuore coincidono. Senz’altro Gesù è venuto a porre la sua dimora in mezzo a noi. Eppure tutta la sua vicenda ci parla di un altrove. E questo altrove è la relazione con il Padre.

Mostraci il Padre e ci basta, chiede Filippo di cui oggi facciamo memoria.

Il vangelo ci attesta che Dio per primo ha nostalgia di noi e ci vuole con sé nella sua dimora. Un Dio che non sa immaginarsi senza di noi: ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. Il suo luogo diventa il nostro luogo nella misura in cui la sua via diventa la nostra.

Del luogo dove io vado, voi conoscete la via. Non è tanto una questione di spostamento esteriore, ma di entrare sempre più in lui o meglio lasciarsi abitare sempre più da lui. Se questo accade, camminiamo pur rimanendo sempre nello stesso luogo fisico.

Ricordo ancora la testimonianza di una persona gravemente malata: “Sai, padre, sono giorni che con il mio corpo non so trovare un posto su cui riposare, mi giro e mi rigiro. Ma dentro ora ho trovato la pace, ho trovato un posto su cui riposare. Il mio posto, su cui riposo, è la misericordia di Dio”.

Gli Atti degli Apostoli ci dicono che i discepoli sono coloro che stanno lungo la via. E questo in un duplice senso: uno che seguono Colui che solo è Via al Padre, l’altro che sono chiamati a stare in cammino. Ne consegue una spiritualità della strada che traduce in scelte concrete il seguire colui che è la Via.

Mostraci il Padre e ci basta!

Filippo desidera conoscere il modo in cui si possa vedere il Padre. A lui Gesù ribadisce che l’unica immagine disponibile del Dio invisibile (Col 1,15) è Gesù stesso dal momento che Dio nessuno lo ha mai visto, ma il Figlio ce ne ha fatto la narrazione (Gv 1,18). L’umanità di Gesù è la piena rivelazione del Padre, per questo può dire che chi ha visto lui sta già vedendo il Padre.
La domanda di Filippo, tuttavia, traduce poi uno stato di fatto: mai compiuta la conoscenza di Gesù se alla vigilia della sua dipartita Filippo avanza ancora una tale richiesta. L’unica cosa da fare è conoscere il Figlio se davvero vogliamo avere accesso al luogo del Padre. Anche perché il rischio – da cui neppure Filippo è esentato – è quello di attendersi una manifestazione sorprendente e folgorante. Il rischio è quello della ricerca di manifestazioni che si impongano esteriormente, mentre la rivelazione del Padre si attuerà in modo pieno nello scandalo della croce. Quello scandalo sarà anche la manifestazione suprema dell’amore del Padre. Scandalo e rivelazione dell’amore coincidono: chi vede me vede il Padre!


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM