Accogliere la pagina evangelica di questo giorno significa accettare che il Signore scommetta di nuovo su di noi pur consapevoli di non essere all’altezza del compito affidatoci.
Questa offerta, attesta il vangelo, non è frutto di non avvedutezza. Anzi. Gesù ha trascorso tutta la notte in orazione: cioè, lui per primo si è posto in atteggiamento di discernimento e nonostante la nostra inadeguatezza rinnova l’offerta di essere suoi inviati. Mc dirà che chiamò a sé ‘quelli che egli volle’, cioè quelli che portava nel cuore. Ciascuno di noi portato nel suo cuore: questa è la consapevolezza che deve abitarci nei giorni del nostro andare. Non c’è in noi qualche qualità o attrattiva che determini questa scelta: semplicemente ci ha voluti lui e ci ha scelti. In quel gruppo c’era posto anche per colui che lo tradirà, segno per eccellenza di chi vive autocentrato. Ma non c’è nessun determinismo: anche a lui è offerta la possibilità di raccordarsi sui passi del Maestro.
Il Vangelo è affidato alle nostre deboli mani, le mani di chiunque.
La chiamata degli apostoli è collocata tra la solitudine di Gesù e i bisogni della folla, quasi a voler marcare i due poli che caratterizzeranno la vita dei Dodici: lo stare prolungato davanti a Dio e il non distogliere lo sguardo da una umanità ferita.
Chiamò a sé: non indica soltanto l’andare fisicamente verso qualcuno ma mettersi dalla parte di uno, stare con qualcuno.
Ai quali diede il nome di apostoli: la chiamata profuma già di missione. Gesù ha costituito i dodici perché vadano. L’andare dei discepoli è segno e simbolo di un Dio cercatore dell’uomo così com’è. Una Chiesa che va. Gesù disegna per i discepoli la stessa avventura: andare per le strade e per le case. Perché? Perché la strada e la casa sono immagini della vita concreta e sono appello permanente ad entrare nelle situazioni concrete. Camminare con l’altro, accompagnarsi. Ma la capacità di mettersi in cammino è direttamente proporzionale alla memoria dello sguardo di predilezione che si è posato su di noi e che continuamente ci rimette in strada perché altri ne possano beneficiare.
Simone lo zelota e Giuda Taddeo ricordano che è possibile stare alla sequela dell’unico Signore solo quando non si spegne la passione per lui e si è abitati da un cuore grande (come ricorda l’appellativo Taddeo).
AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM