don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 27 Maggio 2021

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La strada, quella che sta portando Gesù a Gerusalemme, ha visto alternarsi i protagonisti più diversi e le pretese più svariate. Su quella strada tanti hanno ritrovato la possibilità di sperare portando al Signore le proprie infermità; su quella strada Pietro ha confessato la sua fede ma poi non è stato in grado di mettersi in sintonia con il Maestro tanto da essere per lui un ostacolo lungo quella via; su quella strada si sono poi alternati i sogni di grandezza dei discepoli che pur muovendo i loro passi con il Maestro non erano capaci di condividere ciò che abitava il cuore di Gesù; su quella strada abbiamo incrociato anche la fretta dell’uomo ricco desideroso di sapere cosa fare per avere la vita e poi il suo retrocedere intristito; di nuovo su quella strada la domanda di “un posto privilegiato” dei figli di Zebedeo che non sapevano ciò che chiedevano.

E oggi ancora un incontro lungo la via… di quelli non previsti da copione, un vero e proprio imprevisto, di quelli più cari al modo di rivelarsi di Dio.

La strada  fa da cornice all’ultimo miracolo di Gesù prima della sua passione: quella strada che prima vedeva un uomo ai margini, alla fine diventa terreno calpestato da un uomo che può procedere senza inciampo, diventa la nuova via su cui Bartimeo comincia a camminare. L’unico, Bartimeo, a capire dove porta quella strada e a intraprenderla nel segno della condivisione: prese a seguirlo lungo la via.

A tutta prima, il grido del cieco, il grido di un nessuno perché accattone, risulta fuori luogo tanto che qualcuno si premura subito di farlo smettere: molti lo sgridavano. A qualcuno quelle parole urlate da parte del cieco suonano improprie. A zittire il cieco – strano a dirsi – è proprio chi sta seguendo Gesù e crede di farlo in suo nome: infastiditi dal fuori programma e dal fuori coro. C’è in questo zittire qualcosa di più del semplice fastidio: traduce, infatti, quella sorta di zelo possessivo e di appropriazione del Cristo che finisce per ridurre persino il vangelo alla propria angusta misura, a quella del proprio modo di vedere, sentire, pensare, vivere. Chi non rientra in queste categorie è ipso facto tagliato fuori e lasciato ai margini.

Ci vedeva lungo Bartimeo: quell’uomo che era seduto al bordo della strada per racimolare spiccioli di quotidiana sussistenza, vede ciò che altri non riescono neppure a intravedere presi come sono da brame di potere e di primati. La sua invocazione è una vera e propria professione di fede: figlio di Davide… (così si rivolge a colui che per tanti, invece, era soltanto un grande maestro). Ma per quella gente che seguiva Gesù Bartimeo era soltanto un caso da evitare non già una persona da riconoscere e da accogliere; il suo grido è un disturbo non già la parola di un uomo provato.

Bartimeo… un non rassegnato… un non ripiegato, uno che non si lascia relegare ai margini: se la cecità lo aveva collocato al margine di una strada non per questo lo doveva essere nella vita. E perciò insorge: un vero tentativo di insurrezione il suo. Che cosa gli aveva donato tanta tenacia? Il testo originale dice: avendo sentito che Gesù c’è… La consapevolezza che Gesù c’è sprigiona sussulti, mette in movimento, fa gridare. L’incontro con una lieta notizia sprigiona energie inedite e inaspettate. Questo è il compito della comunità cristiana: manifestare la presenza e la vicinanza del Signore Gesù per far sì che nessuno resti ai margini.

È la sua fede in Gesù ad abbattere ostacoli e a non lasciarsi intimorire dai rimproveri di chi vorrebbe ridurlo al silenzio. Se la vista fisica gli era impedita, Bartimeo era comunque rimasto uomo di ascolto: avendo sentito. La cecità non gli aveva tolto il gusto di interessarsi di ciò che attorno a lui accadeva.

Nessuno avrebbe mai pensato che gli orecchi di Gesù avrebbero dato ascolto a quel grido che invocava misericordia.

Gesù si fermò: il ritmo di un cammino non è dettato da un programma etereo ed evanescente ma dal bisogno reale di un uomo che invoca compassione. Vero e proprio programma pastorale quello di fermarsi e permettere che l’altro dia voce al suo bisogno più vero.

Alla chiamata di Gesù, Bartimeo risponde non solo balzando in piedi ma addirittura liberandosi di tutto ciò che fino a quell’istante aveva costituito la sua sicurezza: il mantello. Nulla potrà più trattenerlo e impedirgli quell’incontro.

Ciò che è strano è che in questo episodio Gesù non compie alcun gesto. Solo rivolge una domanda: Che cosa vuoi che io ti faccia? È la domanda che aveva già rivolto ai figli di Zebedeo che non avevano tardato a manifestare la loro ambizione. È la domanda che rivolge a Bartimeo: l’unico che sa ciò di cui c’è davvero bisogno: poter vedere per comprendere, per lasciarsi interpellare.

Va’, la tua fede ti ha salvato. A salvarlo non già un gesto di Gesù ma il suo osare ostinato mentre riconosceva che qualcosa stava accadendo nella sua vita.

Il miracolo vero non è l’aver riacquistato la vista ma l’essere finalmente capace di mettere i suoi passi dietro il Signore Gesù.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM