Andare a scuola di attenzione e di fiducia: ecco cos’è la preghiera. Attenzione nei confronti di tutto ciò che il Padre ha affidato alla nostra cura e alla nostra responsabilità, fiducia nel sapere che nella partita della vita, il primo a mettersi in gioco è proprio il Padre, il quale supera di gran lunga quello che ogni uomo saprebbe fare nei confronti dei propri figli.
Pregare, ovvero essere certi di poter osare per il grado di confidenza di cui il Padre stesso ci ha resi partecipi. È la qualità del nostro rapporto con lui a renderci capaci di ottenere persino l’impossibile.
Come è ovvio, la qualità del mio rapporto con Dio è presto verificata dal mio modo di stare nella vita. Cosa sono disposto a dare a chi mi chiede un pane? Potrò essere sfrontato nella mia supplica solo se sarò generoso verso chi bussa alla porta della mia casa. È la solidarietà verso il bisognoso la chiave che apre la porta del cuore di Dio. Quanto, nelle cose che chiedo a Dio, Sono disposto io per primo a mettermi in gioco?
Può bussare, infatti, alla porta del cuore di Dio solo la mano che già ha fatto tutto per sollevare la sorte di chi ha chiesto un suo aiuto.
Le parole di Gesù, infatti, non vanno intese in modo magico: esse sono piuttosto l’invito a passare al vaglio i nostri desideri. La regina Ester “cercò rifugio presso il Signore” senza, per questo, tirarsi fuori dalla mischia. Il popolo per cui ella invocava l’intervento del Signore non fu mai espulso né dal suo cuore né dal fare tutto ciò che era in suo potere compiere. Prima che lasciar fare a Dio, la preghiera è lasciarsi plasmare da lui perché in nessun modo venga infranta la comunione con lui qualora le cose non dovessero andare secondo le nostre aspettative. Basterebbe guardare a Gesù nel suo mistero di passione e morte: non smettere di dare cose buone neanche di fronte alle smentite della vita. Ci sono situazioni, infatti, in cui verrebbe da rispondere dando una pietra, soprattutto quando ci pare che i nostri cammini siano come strade senza uscita. Proprio quelli sono i momenti in cui restare umani facendo appello alla nostra bontà senza permettere che la cattiveria abbia il sopravvento. È restando umani che diventiamo conformi al cuore di Dio.
Proprio le situazioni limite con cui non poche volte ci confrontiamo, misurano la nostra capacità di vivere più serenamente la nostra condizione di piccolezza. La preghiera espressa in quei frangenti è anzitutto scuola di accettazione della nostra umanità e della nostra povertà.
Cosa fare di fronte alla situazione estrema di dolore e di morte? La preghiera non aggira il dolore e la morte ma permette di attraversarli in compagnia di Dio.
AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM