don Antonio Savone โ€“ Commento al Vangelo del 24 Giugno 2020

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La nativitร  di Giovanni Battista ci suggerisce una sorta di pellegrinaggio dello spirito nei luoghi della sua vita, cosรฌ da cogliere la provocazione della sua figura ancor prima che della sua parola. Quella del Battista deve essere stata una scuola tutta singolare se persino Gesรน, il Figlio di Dio, ha sentito il bisogno di frequentarla, con compagni di classe che non erano certi della Gerusalemme o della Nazaret bene: pubblicani e peccatori.

A quella scuola Gesรน ha imparato la piรน grande lezione che egli incarnerร  nel suo annuncio e nel suo operare: Dio sta con i peccatori. Dio non รจ mai neutrale. Dio si rende presente nelle case di chi รจ senza speranza: i genitori di Giovanni erano lโ€™incarnazione dellโ€™impossibilitร  umana a generare vita. รˆ un Dio compromesso con la sorte dei poveri, con la sorte di chi giace nelle tenebre e nellโ€™ombra della morte. Dio fa grazia agli umili. Perciรฒ qualcosa puรฒ cambiare nella linea normale delle generazioni e proprio mentre tutto sembra avviarsi verso un destino di morte, qualcuno riesce a marcare un ribaltamento delle sorti dellโ€™umanitร .

Una scuola di periferia, ai margini, nel deserto: quasi postazione privilegiata per guardare con disincanto la vita e ciรฒ che presiede al suo ordinamento. Dalla periferia si alza la voce profetica che grida al suo popolo che la strada intrapresa non puรฒ portarlo se non verso il baratro. Penso ai nostri luoghi di periferia (non solo geografici, ma perfieria del cuore, dello spirito)โ€ฆ

A questa scuola si impara dapprima che il nostro รจ il Dio dei diseredati: persino una sterile, puntata a vista per il suo grembo infecondo, puรฒ ancora generare vita perchรฉ Dio รจ capace di tirar fuori vita anche nei luoghi della impossibilitร  conclamata. Dio ha la meglio sulla sterilitร  e sul silenzio.

A questa scuola si apprende poi che luoghi di culto e fede non necessariamente vanno a braccetto: pur nella cornice solenne del tempio, mentre si celebra la divina liturgia โ€“ come era accaduto a suo padre Zaccaria โ€“ non scontata รจ la fede. Anche lรฌ puรฒ abitare lโ€™incredulitร  se Dio lo si riduce allโ€™ovvio e al risaputo. Dio รจ sempre altro, sempre oltre, mai riducibile a quello che di lui posso aver finora conosciuto.

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A questa scuola si apprende ancora che si resta muti โ€“ cioรจ incapaci di leggere e dare un nome al reale โ€“ quando non si รจ piรน in grado di riconoscere lโ€™opera di Dio.

A questa scuola si apprende poi che Dio lo si trova non nel ripetere stanco di tradizioni e abitudini ma nel riconoscere il modo nuovo in cui egli si rende presente. Il nome che gli verrร  imposto, infatti, non si colloca nella linea del perpetuare un passato ma nella capacitร  di leggere il presente, nel leggere lโ€™adesso di Dio: Dio fa grazia. Anche se non รจ affatto chiaro ciรฒ che il futuro riserverร : che sarร  mai di questo bambino? E penso allโ€™incapacitร  di dare nomi nuovi al rendersi presente di Dio qui e ora, rischiando di riesumare un passato che non รจ piรน, cristallizzando modi antichi come modi perenni.

Pur di famiglia sacerdotale Giovanni non si colloca nel filone del giร  stabilito ma in quello del deserto inteso come luogo di riconduzione allโ€™essenziale del rapporto con Dio.

A questa scuola si apprende pure che cโ€™รจ sempre chi, pur congratulandosi, tutto vorrebbe ridurre al codice del giร  visto: non cโ€™รจ nessuno che si chiami con questo nome.

Alla scuola di Giovanni si apprende inoltre che ci si puรฒ salvare solo invertendo radicalmente rotta, creando unโ€™interruzione del corso intrapreso.

Sempre alla scuola di Giovanni si conosce che siamo chiamati a indicare non il Gesรน delle nostre aspettative, ma quello che si mostra nei segni poveri di una vita riannodata a cui  ridare speranza.

Da Giovanni si apprende che pur nel marcio della storia, Dio suscita germogli di speranza e spiragli di luce che chiedono di essere portati a maturazione e splendore. Giovanni si colloca lรฌ a servizio di chi non si rassegna ma intravede il sorgere di qualcosa di nuovo.

Dal Battista si impara a leggere la nostra storia come quella di uomini e donne โ€œmandati da Dioโ€. Consapevole che la sua vita รจ una vita voluta da Dio, Giovanni non si lascia travolgere dalla gloria che pure potrebbe derivare dal vedere che tanti accorrono a lui. Persona capace di riconoscere i lineamenti reali della propria persona e del suo compito, non si lascia sedurre da una immagine sproporzionata di sรฉ. La grandezza del Battista consiste nello scoprire la grandezza altrui, quella di Gesรน, sapendola accogliere.

Alla scuola di Giovanni e della sua nativitร , si apprende lโ€™attenzione alle premesse, la cura delle preparazioni. La via al Signore รจ stata preparata da un uomo che poi accetta di farsi da parte. Quanti eventi, intuizioni, domande si incaricano forse di preparare un incontro e non godono la giusta attenzione solo perchรฉ immediatamente non circoscrivibili in un preciso quadro di riferimento.

Come vorrei che facessimo nostre le parole di don Primo Mazzolari, il quale, a moโ€™ di preghiera, cosรฌ afferma: โ€œNon ci interessa la carriera, non ci interessa il denaro, non ci interessa il successo, nรฉ di noi, nรฉ delle nostre idee; non ci interessa nรฉ lโ€™essere eroi, nรฉ lโ€™essere traditori davanti agli uomini; ci interessa perderci per qualcosa o per qualcunoโ€.


AUTORE: don Antonio Savone
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