don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 23 Giugno 2021

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Non dare nulla per scontato e non fermarsi a una lettura superficiale e pregiudiziale che, talvolta, può essere declinata come incapacità a sperare su noi stessi e sugli altri, arrivando a concludere che la nostra e la loro vita sia come una strada senza uscita. Il ritardo nella produzione dei frutti attesi e desiderati, non poche volte, è il dono che il Signore ci fa perché impariamo a prendere la giusta distanza tra quello che la lettura che abbiamo su di noi e quello che, invece, sta maturando dentro di noi. C’è un Dio all’opera: a noi compete non smettere mai di essere un cantiere aperto.

Certo, non c’è garanzia, a voler contare sulle sole nostre forze, circa la riuscita e la fecondità della nostra esistenza. Forse anche noi possiamo diventare quei falsi profeti che appaiono come agnelli ma che, in realtà, covano nel cuore ben altro sentire.

È necessario sospendere il giudizio e imparare a non lamentarsi. Se è vero che un albero che ha radici ben solide non può non essere fecondo, i tempi di questa maturazione non spetta a noi stabilirli. I frutti della nostra vita, infatti, ancor prima che essere il risultato delle nostre capacità, sono ciò che Dio riesce a compiere attraverso di noi quando abbiamo rinunciato ad avere il controllo sulla nostra esistenza. Per questo è necessario smettere di essere concentrati sugli esiti e assecondare invece, il corso dell’opera. Più che vivere di pretesa, è necessario custodire una relazione con Dio che permane nonostante il mutare dei tempi e delle situazioni, senza mancare di fede.

Se le radici della nostra esistenza sono piantate in una fede solida, i frutti verranno. A suo tempo.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM