don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 2 Luglio 2020

Passi impediti da sciogliere e sbloccare… passi intrapresi da incoraggiare e promuovere.

Ci impersonano non poco quei tali di cui ci narra la memoria evangelica che facendosi largo portano davanti a Gesù il loro amico paralitico. Mc dirà che a motivo della ressa dovranno addirittura scoperchiare il tetto. Quasi sfioreranno il ridicolo pur di non perdere quell’occasione. Non mancheranno certo di immaginazione o di audacia.

Non è tra noi chi non riconosca che noi impersoniamo entrambe le parti: quella del paralitico e quella di chi se ne fa carico. Quasi trafelati, dopo giorni di lavoro intenso e solidale, siamo a qui a consegnare davanti al Signore Gesù qualcuno – noi stessi – e qualcosa – la nostra comunità – che ci stanno a cuore e che vorremmo veder risanati. Portiamo qui i nostri blocchi ma anche il nostro desiderio di esserne finalmente liberati e sciolti.

Pagina di fraternità quella odierna. È la fede di fratelli che assumono la paralisi del loro amico a salvarlo. Infatti è la loro fede ad essere registrata da Gesù: vista la loro fede. Portato dalla loro fede prima di essere portato da loro sul lettuccio. Senza quegli amici il paralitico non avrebbe potuto incontrarsi con il Signore Gesù. Cosa sarebbe di tanti di noi senza l’amicizia!?

Il loro non è soltanto un buon gesto di aiuto. Quel loro portarlo davanti a Gesù traduce tutta la loro intelligente passione nel cercare finalmente un’altra via che porti il loro amico verso la soluzione del suo dramma. Un’altra via, appunto, è quella che siamo chiamati a intraprendere per uscire da certe nostre impasses. L’intervento di Gesù non ci chiede di trascurare le situazioni concrete ma di coglierne gli aspetti più profondi e vitali. Comprendere che cosa c’è realmente in gioco.

Una fede, la loro, fatta di ingredienti molto semplici a prima vista e nondimeno indispensabili: è fede fatta di inventiva, coraggio, fatica, creatività, accordo tra i partecipanti, silenziosa e ferma determinazione. E non è forse quanto è richiesto a noi?

Una fede che conosce senz’altro lo stupore di chi scopre che alla radice di quel male fisico c’è anzitutto una vita bloccata più in profondità. Forse anche alla radice di tanti nostri blocchi c’è altro. Non è un’aggiustatina a risolvere il problema e neppure una stampella da offrire all’occorrenza ma l’andare decisamente alla radice di esso. È necessario anche per noi aprirci ad una esperienza di personale riconciliazione e accogliere l’annuncio di un perdono, la possibilità di ricominciare, che Dio sempre ci concede attraverso la misericordia che i fratelli ci usano.

Figliolo… accoglienza inattesa, parola che guarisce perché invita alla fiducia, la fiducia in se stesso qualsiasi sia il suo passato. Tenerezza accordata in anticipo, prima ancora che abbia chiesto perdono. Fiducia nell’avvenire. Non gli è chiesto nulla, solo: ti sono rimessi i tuoi peccati. Si era rassegnato, incapace di fiducia in se stesso e incapace di agire senza sentirsi colpevole.

Probabilmente coloro che avevano accompagnato l’amico paralizzato da Gesù si aspettavano anch’essi altre modalità di intervento.

La risoluzione di alcune tensioni ha il suo antecedente nel rinnovamento radicale della propria storia. La comunità ci può portare fin davanti al Signore anche se non è scontato che acconsentiamo a lasciarci condurre, come non è scontato che essa accetti di svolgere questo compito. Eppure, a volte, essa resta l’unico strumento ancora accessibile e in grado di strappare persone ad una esperienza di solitudine e di blocco.

Il vangelo annovera anche un altro modo di stare dinanzi all’opera di Dio. Sempre piuttosto praticato il mestiere degli scribi che hanno comunque da ridire su una vita che riprende il suo corso. È l‘atteggiamento di chi tutto guarda con sospetto e tutto misura con il metro troppo angusto delle sue prospettive di bottega. Mc dirà che gli scribi erano là seduti, in cattedra, in atteggiamento magistrale ma non coinvolto.

Prendi il tuo letto e va’ a casa tua, cioè prova a prendere in mano la tua vita. Ne va di te. Alzati e cammina! A volte accade anche a noi di accettare di vivere una certa schiavitù che garantisce sicurezza piuttosto che intraprendere l’avventura della nostra vita, dove non c’è più posto né per la collera né per la ribellione.

Prendi il tuo letto e va’ a casa tua. Mi pare sia il mandato consegnato a ciascuno di noi. Ora puoi imparare a vivere non più per procura fuori da abitudini stanche e ripiegate. Puoi assumerti il rischio di camminare con le tue gambe.


AUTORE: don Antonio Savone
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