Guidati dal Maestro siamo arrivati oggi al cuore dell’evangelo e della vita cristiana: Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi…Qui la rivelazione di Dio è compiuta: siamo come di fronte ad una scena originaria: Dio è amore. Il contesto in cui Gesù consegna simili parole è quello della cena durante la quale, perché non equivocassimo su Dio, egli, il Signore e il Maestro, si alzò da tavola e cominciò a lavare i piedi dei discepoli. È l’accoglienza di questa rivelazione, sembra dirci Gesù, che decide se abbiamo colto o meno l’essenza dell’evangelo di Dio. Questa scena originaria rimane sullo sfondo di ogni parola e di ogni evento della vicenda di Gesù attraversata da un’unica passione: quella di attestare che ciascuno di noi è amato di un amore unico, singolare. E tale vicenda è nel segno di una dismisura, di una eccedenza dell’amore in vista di un orizzonte nuovo: questo vi ho detto perché la vostra gioia sia piena.
La mia gioia è passione e progetto di Dio.
Gesù ce ne indica anche la strada: se rimanete nel mio amore… Ieri ci veniva rivolto l’invito a rimanere nella vite. Oggi comprendiamo che rimanere nella vite equivale a rimanere nell’amore. L’amore non è qualcosa che va conquistato, raggiunto chissà dove e chissà come. L’invito a rimanere sta a dire che l’amore c’è già. Se lo riconosci, se lo accogli, puoi rimanere.
Dio è già venuto in cerca di te. Quello che conta allora è aprire gli occhi, accorgersi di tutto ciò che nella nostra vita porta il contrassegno di questa eccedenza di amore.
“In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui ha amato noi e ha mandato suo Figlio…”, così scriverà 1Gv 4,10. Quanta enfasi anche all’interno della comunità cristiana nel voler portare Dio a tutti i costi, portare l’amore. Abbiamo dimenticato che Dio sempre ci precede. Lo ha compreso molto bene Pietro negli Atti quando si accorge che lo Spirito lo aveva preceduto: prima del sacramento in quella casa, lo Spirito era già disceso.
L’amore di cui Dio ci fa dono è un amore che allarga continuamente l’orizzonte delle proprie appartenenze.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli atri, come io vi ho amati”. Ecco l’orizzonte nuovo verso cui tendere e non già quello di un comando impossibile.
Gesù non dice semplicemente: amate. Amare non basta, a volte può diventare un sentimento vuoto. Molto spesso l’amore umano è un amore che prende, è la mia povertà che va in cerca dell’altro per guarire la a solitudine, per illuminare le mie notti buie. Gesù non dice neanche: amate gli altri con la misura con cui amate voi stessi. Questo porterebbe in un gioco pericoloso. Tu non puoi essere misura a te stesso.
Come amare allora? “Come io vi ho amato…”. Dio stesso diventa la misura del nostro amore. Gesù non mette a repentaglio la vita dell’altro per la salvezza della propria. Ecco in cosa consiste l’amore. È nel gesto che assume su di sé la violenza che pure si scatena nelle relazioni che sussiste la possibilità di un riscatto. Nel gesto che la fa esplodere al proprio interno per evitare che l’altro rimanga ferito: questo è il gesto che rivela fino in fondo chi è Dio. Questo rivela fino in fondo cos’è amore e quando si può dire amore.
AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM