don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 16 Dicembre 2022

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Il clima che si respira in questa pagina è quello tipico di un tribunale in cui Gesù è l’imputato che deve difendersi dalle accuse di quel terribile pubblico ministero impersonato dai Giudei che non accettano ciò che egli dice e fa. E anche se non sarebbe tenuto a farlo, di fatto Gesù si sottopone al giudizio degli uomini accettando persino la testimonianza di un uomo come il Battista. Poi chiama a testimonianza le opere da lui compiute “sanando e beneficando quanti erano prigionieri del male” e, da ultimo, chiama a testimone Dio stesso il quale sia al Battesimo che sul Tabor ha riconosciuto in lui il figlio in cui si compiace e la cui testimonianza è degna di ascolto e di fiducia.

A muoverlo è un solo desiderio: “vi dico queste cose perché siate salvati”, perché la vostra vita conosca il suo compimento nel ristabilire la giusta relazione con Dio senza più sottrarvi.

È l’ultimo giorno prima delle ferie maggiori di Avvento e la pagina evangelica richiama ancora l’attenzione su Giovanni presentato a noi come il testimone e la lampada che risplende. Quella di Giovanni è davvero una “proesistenza” per dirla con le parole di Bonhoeffer, una vita decentrata in funzione di un altro.

Giovanni, infatti, ha pensato tutta la sua esistenza in relazione a colui del quale doveva preparare la via. Per questo se Gesù è la verità, Giovanni dà testimonianza alla verità, se Gesù è la parola, Giovanni è la voce, se Gesù è la luce, Giovanni è la lampada, se Gesù è lo sposo, Giovanni è l’amico dello sposo, Gesù deve crescere, Giovanni diminuire.

Nel rendere testimonianza alla verità ha affermato che Gesù è l’Agnello di Dio, è colui sul quale ha visto posarsi in modo stabile lo Spirito stesso di Dio. Ma per chi ha già chiuso il suo cuore nella indisponibilità più assoluta non c’è testimonianza che tenga.

I Giudei contestano Gesù e la veridicità di quello che egli compie e annuncia. A loro non è bastato affatto quello che Giovanni ha detto sul suo conto, infatti, “solo per un momento” si sono rallegrati “alla sua luce”. Eppure, tutto ciò che Gesù compie è il segno di ciò che il Padre stesso gli ha chiesto di fare.

Perché continuare a pretendere segni quando non si è più in grado di riconoscere quelli di fronte ai quali già ci si trova?

Autore: don Antonio Savone

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